Tra gli immigrati c’è chi vuole tornare a casa e chi chiede la cittadinanza
22 Giugno 2011
Mentre terminava la due giorni di verifica in Parlamento e Berlusconi varcava il portone del Quirinale per riferire al Capo dello Stato, ieri due anime del centrodestra si ricongiungevano per sanare una frattura e lanciare una nuova sfida politica sullo sfondo della cittadinanza e dell’immigrazione.
Su questi temi si è svolto infatti il secondo incontro del ciclo di seminari “I Conti a Destra”, promosso dalla Fondazione Magna Carta e dalla Fondazione Farefuturo, finalizzato ad affrontare in modo costruttivo il dibattito che si è aperto all’interno del centrodestra: "Multiculturalismo, Immigrazione e Cittadinanza", un faccia a faccia tra Raffaele Perna (Coordinatore Centro Studi Magna Carta) e Mario Ciampi (Segretario generale Farefuturo), moderato dal direttore dell’Occidentale Giancarlo Loquenzi.
Al centro del dibattito la necessità di analizzare, con una visione comune, gli effetti negativi della globalizzazione. A specificarlo è lo stesso Ciampi che, aprendo il confronto, ha ricordato quanto i modelli di multiculturalismo e di assimilazionismo abbiano ormai fallito in tutta Europa, tanto da rendere necessario un nuovo paradigma per ragionare sulle politiche dell’immigrazione. A confermare la disfatta del modello multiculturale, ultimo vessillo di un socialismo che va sempre più in cerca di nuove ideologie per sopperire alla scomparsa delle vecchie, è anche Perna, che ha messo in equilibrio immigrazione e cittadinanza sul baricentro dell’integrazione.
Per Magna Carta l’unica integrazione possibile è quella fondata su una politica dell’identità che, in concreto, significa gestire i flussi migratori in modo da distinguere, nella cornice dei valori e delle regole nazionali, chi è possibile integrare e chi no. Come? Stabilendo, ad esempio, chi fra gli immigrati ha un lavoro oppure non ce l’ha. La chiave del ragionamento è proprio questa: solo chi ha un regolare contratto di lavoro può rimanere in Italia, fino a quando non avrà la volontà e la possibilità di tornare al Paese di origine. Perché in genere, ha spiegato Perna, chi chiede di venire nel nostro Paese non lo fa per il desiderio di diventare italiano, bensì per avere un permesso di soggiorno che gli permetta il suo sostentamento e quello della famiglia che è rimasta nel suo Paese. La sua intenzione spesso non è quella di restare, ma di tornare a casa.
Per questo, solo un approccio di tipo qualitativo può mettere gli immigrati nelle condizioni di integrarsi, abbandonando progressivamente l’intervento pubblico nella gestione dell’immigrazione e le soluzioni di tipo repressivo. A questo scopo, secondo Perna, sarebbe ormai utile creare anche in Italia, come in Francia, un Ministero per l’Immigrazione. Ma sul tema della cittadinanza la fondazione finiana non ha arretrato. Ciampi ha ribadito l’impegno di Farefuturo a metter fine al “limbo della cittadinanza” per le seconde e terze generazioni. Una questione sulla quale ci sono opinioni divergenti, che però tornano a convergere nella proposta di una legge che distingua le diverse forme di illegalità nella presenza immigrata in Italia, il completamento dei sistemi di identificazione, il limite massimo di 12 mesi per la permanenza nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione) e una maggiore flessibilità nell’ingresso nel mercato del lavoro.
Insomma, tra le due fondazioni non c’è totale accordo ma la possibilità di un dialogo costruttivo, che va cementato. E in questo i seminari di Magna Carta stanno dimostrando che, con idee e proposte concrete, due componenti della stessa famiglia politica possono ancora percorrere la stessa strada.