Tra Heathrow e il De Gaulle c’è chi preferisce Fiumicino
01 Dicembre 2011
Heathrow nel Regno Unito, il Charles De Gaulle in Francia e Francoforte sul Meno in Germania. Sono questi i tre "hub" ai primi posti nella lista degli aeroporti europei con il maggior numero di passeggeri. Subito dopo vengono il Barajas di Madrid in Spagna e il Leonardo Da Vinci di Roma-Fiumicino (quarto e sesto posto) con uno scarto di circa 15 e 30 milioni di viaggiatori rispetto al terzetto di testa. A molte posizioni di distanza l’Eleftherios Venizelos di Atene, che dimostra l’arretratezza della Grecia – anello debole del possibile "asse" del Sud Europa – rispetto agli altri membri della Ue.
Il distacco infrastrutturale in Europa si rispecchia anche nel sistema aeroportuale, ma Italia, Spagna e Grecia hanno ognuna la propria storia, e le ragioni di quel deficit non sono le stesse: la Grecia non ha avuto lo stesso sviluppo di Italia e Spagna, così come ci sono delle differenze anche tra noi e gli spagnoli. Nel caso della Spagna si tratta di una difficoltà di fondo determinata dal completo controllo della gestione del sistema aeroportuale da parte dell’AENA, società pubblica che conta come unico azionista il Ministero dell’Industria. AENA è il più grande operatore aeroportuale al mondo e controlla ben 47 aeroporti, ma oltre all’inefficienza economica determinata dal sistema centralizzato, la Spagna presenta anche diverse difficoltà di cooperazione con compagnie aeree straniere.
L’Italia ha venduto la sua compagnia di bandiera aprendo ad Air France e a una cordata di azionisti privati, ma il 29 agosto 2009 il Presidente di Aeroporti di Roma, Fabrizio Palenzona, in una lettera al Corriere della Sera dichiarava che il gap dell’Italia rispetto ad altri paesi europei “va ricondotto a questioni di carenza della pianificazione della politica industriale”. L’Italia accusa un’arretratezza sistemica ed una politica di modernizzazione incompiuta: il braccio di ferro tra Fiumicino e Malpensa è stato un esempio di questa pianificazione mancata.
Va detto che anche gli aeroporti del Nord Europa hanno le loro contraddizioni: il CDG e Heathrow, due dei maggiori scali mondiali, compaiono al primo e al terzo posto della classifica dei 10 aeroporti "più odiati al mondo" stilata da CNNGo, il sito della emittente televisiva statunitense dedicato ai viaggi, e vengono criticati aspramente per la sporcizia, i ritardi e via di seguito. L’Italia vede invece il Leonardo da Vinci di Fiumicino “spiccare il volo” collocandosi nella classifica degli scali europei che nella scorsa stagione hanno aumentato il numero dei collegamenti e delle destinazioni (28 mln di passeggeri, +4,8 per cento rispetto al periodo gennaio-settembre 2010). Il Da Vinci mantiene inoltre aperti alcuni progetti di espansione ed investimento per il futuro: il nuovo Molo iniziato nel 2008, un’opera di 195 milioni di euro, dovrebbe permettere in un decennio di trasportare oltre 50 mln di passeggeri.
Nel contesto che stiamo provando a immaginare e che presuppone una maggiore integrazione fra i Paesi dell’Europa Meridionale, sarebbe opportuno chiedersi se sia conveniente aprire agli investimenti delle superpotenze nel comparto aereo: pensiamo alla continua crescita del colosso cinese e al suo affacciarsi in Europa con l’evidente obiettivo di arrivare ad un controllo dello scacchiere infrastrutturale nel Vecchio Continente (Alitalia ha recentemente dato il via ai voli Fiumicino-Pechino). In realtà, più dei cinesi, servirebbe che Bruxelles intervenisse in favore del "blocco meridionale", permettendo il rilancio di strutture già esistenti e l’ampliamento di quelle che funzionano. Ma l’Europa a trazione tedesca come la conosciamo oggi rende questa ipotesi poco verosimile. (Fine della seconda puntata. Continua…)