Tra inefficienze e demagogia la Puglia va sempre più a fondo

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Tra inefficienze e demagogia la Puglia va sempre più a fondo

23 Marzo 2011

Qualche giorno fa l’assessore alla Sanità della Regione Puglia Tommaso Fiore ci faceva sapere che, a seguito dell’ennesimo sforamento dei conti che avrebbe reso necessario reperire da un Bilancio già ampiamente all’uopo saccheggiato almeno altri 144 milioni di euro, per la Sanità pugliese il commissariamento sarebbe ormai soltanto questione di tempo. Intanto, mentre apprendiamo che tra i primati negativi della Regione Puglia c’è anche quello dei costi della “mobilità passiva” verso nosocomi di altri Regioni (178 milioni), annuncia serafico che ai 18 Ospedali già in corso di chiusura se ne aggiungeranno presto altri 10.

Contestualmente, l’assessore al Bilancio Michele Pelillo enunciava candidamente un concreto rischio di "default" (in Italiano, “fallimento”) per la Regione Puglia, dovuto anche allo sforamento del “Patto di stabilità” del 2009, ossia quello pre-elettorale, di cui egli stesso aveva avuto, all’epoca, l’impudenza di vantarsi.

Conseguenza di tutto questo è l’ormai acclarato aumento, al massimo consentito dalla legge (1,4%) dell’addizionale Irpef, che si aggiunge a quello, anch’esso da record, già vigente per l’Irap (1%) ed al recentissimo incremento delle accise sui carburanti, che gravano su prezzi già di per sé alle stelle per i noti eventi internazionali.

A fronte di tutto questo, la condizione rovinosa e sempre più onerosa dei servizi. "Cittadinanzattiva, che di tutto può essere accusata tranne che di essere anti-vendoliana, colloca al primo posto in Italia la Puglia in materia di perdite idriche (per far giungere a destinazione 100 litri d’acqua, occorre immetterne nella rete 187) ed al quarto posto con riferimento al costo dell’acqua all’utenza (312 euro a fronte di una media nazionale di 270). Dati contestati attraverso uno sterminato quanto inestricabile labirinto dialettico dall’assessore regionale alle Opere pubbliche e Protezione civile Fabiano Amati, ma in realtà ancor troppo ottimistici, ove si consideri che risalgono al 2008 e che nel frattempo la tariffa è aumentata del 27,5%.

Intanto si sono perse le tracce di un miliardo e 300 milioni di euro destinati dal precedente governo Berlusconi e dal governo regionale Fitto ad investimenti strutturali atti a risolvere al meglio la cronica questione idrica pugliese. Ove si consideri che il servizio idrico in Puglia è integralmente pubblico, ossia di proprietà della Regione, non proprio un bel biglietto da visita per l’imminente campagna referendaria a favore dell’ "acqua pubblica".

Intanto, si apprende che gli Enti storici di Formazione Professionale, i cui dipendenti sono stati in passato massa di manovra della sinistra regionale di opposizione, hanno esaurito la Cassa Integrazione in deroga, nella più bieca disattenzione del governo regionale.

Un altro soggetto insospettabile di sentimenti anti-vendoliani, la Uil, ha evidenziato che il tanto sbandierato “Piano per il Lavoro” è rimasto totalmente al palo, seguendo immancabilmente le stesse, infauste sorti dei precedenti e altrettanto enfatici annunci di inizio d’anno, quali il Piano per la riduzione delle liste d’attesa in Sanità (dopo d’allora allungatesi all’infinito) e quello di sostegno alle imprese (successivamente la Puglia ha saldamente conquistato il record nazionale assoluto di perdita percentuale di posti di lavoro, con picco massimo per i laureati), di cui peraltro l’ultimo nato non è che una copia.

In compenso, anziché assumersi le responsabilità di una situazione così catastrofiche e tentare di porvi rimedio, Vendola è sempre in giro e in televisione a promuovere se stesso.