Tra polemiche e sfide, Londra accende il braciere delle Olimpiadi 2012

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Tra polemiche e sfide, Londra accende il braciere delle Olimpiadi 2012

26 Luglio 2012

Millenovecentootto, 1948, 2012. Ci (ri)siamo. Tra qualche ora la torcia trasportata da 8.000 teodofori accenderà il braciere dello stadio olimpico di Stratford, dopo 70 giorni di viaggio. Londra si prepara, così, per la terza volta nella sua storia ad ospitare i Giochi Olimpici chiudendo un cerchio aperto 104 anni fa, quando venne scelta da De Cubertin  come sede per la quarta edizione delle Olimpiadi Moderne. Del resto, una lunga tradizione lega Londra ai Giochi. Da sempre, infatti, lo sport è considerato un autentico codice di vita nell’universo culturale britannico, un valore fondamentale per la stabilità politica e la compattezza sociale.

Come tutte le edizioni che si rispettino, la preparazione di questa 30esima made in Uk è stata accompagnata da una scia di controverse polemiche, lunga mesi. E si è messa in dubbio la capacità della capitale britannica di far fronte all’evento, perché non in grado di dimostrare di essere uno scenario perfetto: al contempo, metropoli dinamica e all’avanguardia e culla della letteratura di Shakespeare e Dickens, con i suoi palazzi e le sue cattedrali.

Per molti, insomma, “one Olympics too many”: Londra non aveva bisogno, in questa fase storica, di un’altra Olimpiadi.

Gli argomenti a sostegno di questa tesi si sprecano. A partire dal capitolo sicurezza, scottante sin dal luglio 2005 quando, il giorno dopo che la capitale si è aggiudicata i Giochi, una serie di esplosioni causate da attentatori suicidi colpirono il sistema di trasporti pubblici della City uccidendo 52 pendolari e ferendone altri 700. Ad aver sollevato un gran polverone nei mesi scorsi è stato il fallimento delle trattative con la G4S, il colosso privato a cui il comitato organizzatore dei Giochi aveva inizialmente appaltato il servizio di sicurezza olimpico finito, poi, sotto accusa per lo scarso livello di preparazione dei suoi uomini. Ad aumentare la tensione ci ha pensato anche il coinvolgimento di alcuni pakistani in un giro di falsi passaporti legati alla delegazione sportiva alle Olimpiadi. Un vera falla nel sistema di sicurezza che ha alzato il livello di minaccia terroristica a ‘sostanziale’ (quasi il più alto nella scala) e ha portato al dispiegamento di 1.200 soldati in più.

Altro nodo al pettine sono i costi e le inefficienze dei servizi. I Giochi sono costati ai contribuenti più di 9 miliardi di sterline (13,97 miliardi dollari) in un contesto di doppia recessione economica, con l’aumento della disoccupazione e i gravi tagli alla spesa pubblica; e quando giungono, proprio alla vigilia del taglio del nastro olimpico, due brutte notizie sul fronte economico: il calo del Pil dello 0,7% in mese e la possibile bocciatura da parte delle agenzie di rating dell’economia inglese che potrebbe, così, perdere le sue tre stelle.

Ma il risentimento da parte degli inglesi è aumentato per i dubbi su come una rete di trasporto già non troppo efficiente e all’avanguardia sarà in grado di far fronte a un milione di passeggeri al giorno in più. I primi disagi, tra ingorghi e rallentamenti, già ci sono stati a causa delle corsie preferenziali costruite ad hoc per gli atleti (e, più nella pratica, per per amici e parenti degli sponsor olimpici).

E mentre il sindaco di Londra, Boris Johnson, liquida la valanga di polemiche sull’impreparazione della capitale inglese alle Olimpiadi con un ‘‘Londra è pronta come ogni altra città nella storia dei Giochi”, in queste ore la capitale sta affrontando la vera sfida di queste Olimpiadi: ridare smalto all’immagine del Regno Unito, offuscata dagli scandali finanziari degli scorsi mesi e registrare un ritorno di 13 miliardi di sterline. Una cifra a cui si dovrebbe giungere, secondo le stime, sommando i 6 miliardi degli investimenti esteri diretti che l’Inghilterra potrebbe attrarre nei prossimi 4 anni, grazie all’esposizione garantita dai Giochi, ai 4 in esportazione del know-how britannico e aggiungendo un miliardo in vendite dirette delle imprese impegnate negli eventi olimpici. A completare l’opera ci dovrà pensare, poi, il turismo, altra chiave di volta per la riuscita dell’evento.

L’obiettivo, far raggiungere a Londra il primato di Sidney 2000 – le uniche Olimpiadi dell’era moderna che fin’ora hanno garantito un utile – è ambizioso, insomma. Il governo inglese ci crede, eccome. E i numeri, per il momento, gli danno ragione. Allora non resta che lasciarsi alle spalle quell’ ‘‘inevitabile momento di auto-depressione nazionale, prima che si alzi il sipario e l’eccitazione cominci” – espressione con cui il primo cittadino di Londra ha definito le polemiche di questi mesi – e godersi l’agone che ogni quattro anni ci tiene incollati alla tv. Siamo sicuri che, al di là di tutto, la patria del fair play non ci deluderà.