Tra primarie e congressi il Pdl parte dalla Puglia per rifare il centrodestra
27 Febbraio 2012
Qualcosa si muove. In tempi in cui lo sport preferito in Transatlantico è la corsa a chi è più montiano di Monti (con buona pace della politica e del ruolo dei partiti), c’è un segnale che viene dal profondo sud e va in direzione opposta. Un risveglio, una scossa? A ben guardare qualcosa di più: c’è l’idea di un nuovo centrodestra. Lo dicono tre città: Lecce, Trani e Bari. Lo dicono migliaia di persone che non aspettavano altro: un partito che si apre e lo fa dal basso.
Un paradosso per il popolo di centrodestra finora inesperto e non avvezzo allo strumento delle primarie, lasciate (nel bene e nel male, specie per il Pd negli ultimi tempi) agli esperimenti della sinistra. In realtà, è il segnale evidente di un voglia di partecipare, di contare e soprattutto di votare, di scegliere e decidere. Senza più diktat o candidati imposti. E’ la linea che non senza fatica – per le resistenze dei ‘ras’ locali di turno o l’avversione di dirigenti tifosi dello status quo – tenta di far avanzare Angelino Alfano, pur destreggiandosi tra polveroni e polemiche su trasparenza e regole, vedi il caso delle tessere sospette in alcuni congressi. Anche stavolta c’è chi, dalle colonne dei media, solleva dubbi e butta là ipotesi del tipo “c’era la fila di filippini fuori dai seggi”, come si è detto a Lecce, o che sono state portate a votare le solite “truppe cammellate”. Si sa, fa più notizia la critica che il dato. Ma stavolta il dato contiene in sé numeri, non interpretazioni o congetture. E’ da qui che bisognerebbe partire per capire che, forse, un nuovo corso si sta delineando in un tempo in cui la politica va a “lezione” dal governo dei professori e i partiti stretti in una dimensione anomala e innaturale sembrano ‘adeguarsi’ alla bisogna, fino al punto di fare a gara a chi si intesterà, tra un anno, la golden share dei risultati di Monti.
Forse il vero paradosso è questo: mentre a Roma la politica stenta a rimettere in piedi un’offerta credibile, dai territori arriva ‘la scossa’. A Lecce le primarie per il candidato sindaco del centrodestra hanno del clamoroso: quasi diciottomila persone in fila alle urne; un plebiscito per il sindaco uscente Paolo Perrone che di consensi ne ha ottenuti più di quattordicimila. Proprio lui aveva chiesto le primarie. Un ‘debutto’ nel capoluogo salentino che il parlamentare del Pdl Alfredo Mantovano chiede che non sia solo per Lecce né limitato alle comunali. Le ragioni: “Rende ogni simpatizzante protagonista della scelta; coinvolge un gran numero di persone, ben oltre gli iscritti alle formazioni politiche che partecipano; risolve nel modo migliore le naturali distinzioni e le legittime ambizioni; dà slancio all’intera coalizione ed è attrattivo per gli alleati”.
Gaetano Quagliariello rileva il quadro d’insieme che dalla Puglia può diventare modello e laboratorio per il centrodestra che verrà. La ‘cifra’ delle primarie a Lecce “fa impallidire i dati di ogni precedente consultazione della sinistra”, la vittoria a Trani dell’outsider Riserbato “conseguita quasi esclusivamente col sostegno degli elettori” e “la grande partecipazione al congresso provinciale di Bari con diecimila iscritti che sono andati a votare affrontando spostamenti anche superiori ai cento chilometri, rendono giustizia a questa nuova stagione voluta fortemente da Angelino Alfano, dimostrando che laddove si sono verificati episodi fonte di polemiche il partito ne è stata la parte lesa e che i congressi sono un evento autentico e importante”. Per il vicepresidente dei senatori Pdl c’è un altro elemento di valutazione, non secondario: “Oggi è chiaro ancor più di ieri che l’area moderata in Italia può ripartire solo da quanto in termini politici e umani si è sedimentato in questi vent’anni grazie a Berlusconi. Ieri si è aperta una stagione nuova per il centrodestra, in Puglia e in Italia”.
Da Lecce a Trani passando per Bari. Qui gli iscritti che hanno votato al congresso provinciale sono stati diecimila. E come già accaduto per il congresso cittadino, si è consolidata e ‘istituzionalizzata’ una minoranza che ha sfiorato il 38 per cento dei consensi. Ha vinto il candidato della maggioranza Distaso ma Cupertino, candidato della minoranza, ha raggiunto il 37 per cento dei suffragi. Una competizione a viso aperto, giocata su basi programmatiche (mozioni) e non su logiche nominalistiche da opposte fazioni, che da domani si tradurrà in un confronto costruttivo con un unico obiettivo: far crescere il partito e preparare le amministrative di maggio. Un nuovo corso, insomma.
La ‘scossa’ pugliese (ma qui il famoso presagio o auspicio dalemiano non c’entra per nulla) dice due cose. La prima: in tempi di anticasta, la gente ha voglia di politica e lo dimostra chiaramente di fronte a una proposta chiara, efficace. Ciò a dispetto dei sondaggi che fissano l’asticella (elettorale) delle politiche 2013 su quel 46 per cento di indecisi o tentati dall’astensione; un partito tra i partiti. Per il Pdl una sollecitazione a seguire questa strada di rinnovamento. La seconda: stavolta sono gli elettori a decidere, molto meno le nomenclature. Il caso Trani è emblematico: alle primarie ha vinto un outsider. Gigi Riserbato sarà il candidato sindaco del centrodestra. E’ il leader del movimento “La Puglia prima di tutto” e sulla carta era dato in svantaggio dal momento che il suo ‘peso’ era inferiore a quello del Pdl, primo partito della coalizione. Invece no: trecento voti hanno fatto la differenza tra lui e il competitor Peppino Di Marzo. C’è poi un dato nel dato: a Trani alle urne c’erano novemila persone e l’affluenza è stata così massiccia che nella serata di domenica sono state fatte stampare altre 2600 schede per consentire a tutti di potersi esprimere. E così è stato. Al di là del consueto rito delle polemiche e dei sospetti, quanto accaduto a Trani evidenzia un aspetto: Riserbato ha vinto quasi esclusivamente col sostegno degli elettori. Non era mai successo prima; adesso è un segnale per il Pdl quando, tra un anno, tornerà a chiedere la fiducia al proprio elettorato. Oggi in buona parte deluso, ma pronto a rientusiasmarsi se la politica cambierà passo e i partiti torneranno in mezzo alla gente. Puglia docet.