Tra Stati Uniti e Europa c’è un terzo incomodo: Gazprom

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Tra Stati Uniti e Europa c’è un terzo incomodo: Gazprom

08 Novembre 2008

Tra le sfide che la presidenza Bush lascia a quella di Barack Obama ce n’è una che riguarda da vicino l’Europa e i precari equilibri della relazione transatlantica. Negli ultimi otto anni la dipendenza energetica del Vecchio Continente dalla Russia è considerevolmente aumentata, creando un nuovo fattore di disturbo nel rapporto tra gli Stati Uniti e i suoi alleati europei. Obama dovrà intervenire rapidamente per evitare che gli interessi americani ed europei in tema di energia divergano ulteriormente, e l’Europa divenga sempre più vulnerabile al ricatto politico di Mosca.

Oggi l’Unione europea importa circa l’80% del proprio fabbisogno di petrolio: il 38% dall’Opec, il 24% dalla Norvegia, il 22% dalla Russia ed il restante 17% da altre fonti. L’Unione importa anche il 43% del suo fabbisogno totale di gas naturale, di cui il 39% dalla Russia. E proprio il gas naturale è destinato ad assumere una crescente importanza come fonte di energia per l’Ue. Stando alle previsioni della Commissione europea entro il 2025 circa il 50% dell’elettricità consumata dall’Unione proverrà dal gas naturale, contro il 29% del 2000.

La Russia possiede solo il 5% delle riserve mondiali di petrolio e negli ultimi anni ha avuto enormi problemi sia ad introdurre tecniche di estrazione efficienti e moderne, sia ad attivare nuovi pozzi petroliferi: non sembra dunque un partner adatto per le esigenze di lungo periodo dell’Unione europea. Molto diverso è il caso del gas naturale: il Cremlino gestisce circa un terzo delle risorse mondiali di gas e la prossimità geografica facilita le esportazioni verso l’Europa. Si è così inevitabilmente consolidato un rapporto di stretta e reciproca dipendenza tra Russia e Ue. Di fatto l’Europa è esposta ai capricci del proprio “fornitore di maggioranza”. La Russia potrebbe infatti in un futuro non lontano non essere più in grado, a causa delle strozzature del suo sistema economico e produttivo, di soddisfare la domanda europea, o decidere di alzare i prezzi delle proprie forniture energetiche fino a livelli insostenibili. L’Europa rischierebbe di trovarsi in una situazione insostenibile in cui potrebbero diventare inevitabile le interruzioni dei flussi di energia.

La relazione energetica europea con la Russia è preoccupante nonostante risalga agli anni dell’Unione Sovietica. L’Urss era infatti per molti versi un attore più stabile e prevedibile della Russia di oggi la cui stabilità è al momento legata prevalentemente al Primo Ministro Vladimir Putin. Nessuno è in grado ad oggi di prevedere chi sarà al potere in Russia tra dieci anni. Inoltre Mosca persegue con determinazione, attraverso il monopolio statale del gas Gazprom, il controllo delle condotte di trasporto del gas oltre i propri confini. Come ha giustamente osservato Ron Asmus, responsabile del Centro Transatlantico del Gmf di Bruxelles, “L’energia è evidentemente una spada a doppio taglio. Genera cooperazione e competizione. I crescenti dubbi sull’affidabilità della Russia come fornitore sono parzialmente legati ai dubbi sulla capacità di Mosca di sviluppare le sue riserve energetiche, ma riflettono anche la consapevolezza che è più probabile che un regime illiberale a Mosca usi l’energia come uno strumento per la propria politica estera. Pertanto, mentre contiamo sulla Russia come principale fornitore di energia, abbiamo bisogno anche di una strategia per conservare l’energia, per diversificare i fornitori e per acquisire nuove fonti e nuovi vie di passaggio”.

L’Unione europea non è ancora stata in grado di elaborare una strategia alternativa alla dipendenza energetica dalla Russia. D’altronde il Cremlino è finora riuscito a sfruttare egregiamente le divisioni interne all’Unione, facendo leva sugli interessi nazionali degli Stati membri attraverso negoziati bilaterali a cui sono particolarmente interessati le grandi compagnie nazionali.

Nel settembre del 2007 la Commissione europea ha mosso i primi passi per affrontare organicamente la sfida energetica con la Russia, ma anche con gli Stati membri che si oppongono alla liberalizzazione dei propri mercati. Il Terzo Pacchetto Legislativo dell’Unione europea sui Mercati dell’Elettricità e del Gas pubblicato dalla Commissione europea il 19 settembre 2007, spinge gli Stati membri verso una separazione della produzione e fornitura di energia dalla distribuzione, e dunque verso la liberalizzazione dei mercati nazionali e una maggiore competizione, ma stabilisce che i Paesi interessati a penetrare il mercato energetico europeo dovranno obbedire alle stesse regole di liberalizzazione previste per gli Stati membri.

È troppo presto per dire se gli sforzi della Commissione europea saranno sufficienti per accrescere l’indipendenza energetica del continente. È possibile che gli Stati Uniti e l’Europa trovino le energie e la forza per affrontare di comune intesa i problemi posti dalla Russia, ma potrebbe anche accadere che Mosca riesca a sfruttare ulteriormente le divisioni tra Washington e gli alleati europei diventando un fattore sempre più destabilizzante per le relazioni euro-atlantiche.

È nell’interesse nazionale degli Stati Uniti incoraggiare una maggiore autonomia energetica dell’Unione europea per evitare che l’Europa si trovi a dover scegliere tra l’appoggio a Washington e la necessità di tenere buona Mosca. La nuova Amministrazione di Obama dovrebbe attivamente sostenere le politiche europee volte a una diversificazione delle fonti di energia e i tentativi di sviluppare reti di trasporto alternative che leghino l’Europa all’Asia Centrale scavalcando la Russia, come il progetto europeo Nabucco per la costruzione di un gasdotto dal Mar Caspio all’Europa attraverso la Turchia.

Non bastassero la guerra in Iraq e in Afghanistan, la crisi economica e lo spettro del terrorismo internazionale, Obama dovrà fare i conti in Europa con un gruppo di alleati disillusi dalla presidenza Bush e inclini a considerare la Russia un partner affidabile. E tuttavia il gioco vale la candela. Se Obama riuscirà ad trovare il modo di spingere l’Europa verso una maggiore indipendenza energetica porrà le basi per una relazione transatlantica sana ed equilibrata. Un’Europa più autonoma sul piano energetico sarebbe anche più pronta, come il giovane Presidente ha ripetutamente auspicato in campagna elettorale, ad affrontare al fianco degli Stati Uniti le sfide del ventunesimo secolo.

© Affari Internazionali