Trani, scontro Alfano-Csm e il Pdl accelera sulle intercettazioni
16 Marzo 2010
Gli 007 del Guardasigilli a Trani, il Csm "indaga" sull’ispezione, i magistrati negano agli ispettori l’accesso agli atti dell’indagine, Mancino ammonisce gli emissari di via Arenula (non si ostacoli l’indagine), l’ira di Alfano, Santoro in procura dice che le pressioni su Annozero erano note, le parole del premier sulla libertà "offesa, mutilata" dall’inchiesta pugliese. Sono le istantanee di una giornata carica di tensione lungo l’asse Roma-Trani, sono i passaggi di uno scontro – frontale – tra magistratura e politica che ri-esplode, guarda caso, a dodici giorni dal voto delle regionali.
Un nuovo "attacco" di fronte al quale non "possiamo restare indifferenti" è il convincimento del premier che individua nella sinistra e in certi giudici i protagonisti di quella che definisce "un’alleanza ormai scoperta", la stessa che con tempismo perfetto alla vigilia di ogni appuntamento elettorale "interviene indebitamente per influenzare il voto dei cittadini”. E lo fa da quando Berlusconi è in politica, come adesso con l’inchiesta di Trani.
La controffensiva del Cav. è a tutto campo: interviste tv, spot elettorali, lettere al suo popolo, campagna elettorale "personale" con le prossime tappe a Napoli (giovedì), poi a Torino e Bari, e l’apello, netto, a tutti i moderati che diventa una chiamata alla piazza, sabato a Roma, perchè è ora di "reagire alle ormai consuete accuse ad orologeria" e difendere "il nostro diritto di voto e la nostra libertà di parlare e non essere spiati". E l’indagine sulla presunta concussione è solo "l’ennesimo attacco ad orologeria" messo in campo "violando la competenza territoriale e l’intero codice di procedura". Una conferma di come vi siano magistrati "che spendono denaro dei contribuenti per costose intercettazioni a tappeto con l’obiettivo di cercare ipotesi di reato su cose che il premier dice da mesi in pubblico e in privato", accusa il premier per il quale proprio da qui nasce il sospetto che alcuni giudici lavorino ”per impedire di lavorare al presidente del Consiglio”.
Anche per questo non è più rinviabile ”una riforma radicale della giustizia, ormai indirizzata a fini di lotta politica da parte di una certa magistratura”, ribadisce il Cav. intenzionato ad accelerare sui dossier già aperti in Parlamento, a cominciare dal ddl sulle intercettazioni che i primi di aprile riprenderà il suo iter al Senato, come annuncia il presidente della commissione giustizia Filippo Berselli e come confermano dalle file della maggioranza.
Che la giornata fosse iniziata sotto i peggiori auspici lo si capisce quando il Csm decide di aprire una pratica sull’invio in Puglia degli ispettori del ministero di Grazia e Giustizia. Alfano contesta a Palazzo dei Marescialli il via libera a un’iniziativa che considera "quanto di più grave si sia mai visto da parte di questo organismo, un comportamento inaccettabile che viola la costitituzione e vulnera il sistema democratico della divisione dei poteri". Sono tre i nodi che gli 007 di via Arenula dovranno sciogliere: l’ipotesi di irregolarità nell’uso delle intercettazioni "a strascico", la competenza territoriale della procura pugliese e la fuga di notizie dagli uffici giudiziari.
Poche ore dopo, a Trani, il pm Ruggiero consegna ai cronisti quella che appare come una dichiarazione di guerra: siccome l’indagine è "sotto segreto istruttorio" agli ispettori non sarà reso noto quello che non è stato reso noto agli indagati. E questo perché – è la motivazione – gli indagati non hanno ricevuto alcun avviso di garanzia. Finora l’unico a sapere formalmente di essere indagato è Silvio Berlusconi. Oggi i legali del premier saranno in procura e con molta probabilità consegneranno ai pm una memoria difensiva. Nel giorno in cui si consuma l’ennesimo scontro tra poteri, i toni del dibattito politico sono ad alzo zero: da un lato la maggioranza che stigmatizza l’azione dei pm pugliesi nei confronti del premier (durissimo il ministro Sacconi per il quale quanto sta accadendo a Trani e il contenuto delle intercettazioni sono "espressione della campagna elettorale e della lotta politica") e spinge l’acceleratore sulle intercettazioni; dall’altro l’opposizione che dal Pd all’Idv passando per l’Udc scrive la "sentenza" di condanna, ovviamente per il Cav.
E in tutto questo bailame, c’è anche chi, come il sindaco di Buccinasco si attrezza contro la "clava" delle intercettazioni a "strascico", in attesa che il Parlamento vari la nuova norma. Loris Cereda ha deciso di rendere pubblica la sua linea telefonica in municipio per consentire a chi lo desidera di ascoltare le sue conversazioni perchè "è inaccettabile che per il solo fatto di impegnarsi in politica nell’interesse della collettività si finisca sotto un bombardamento mediatico che annulla il diritto alla privacy". Come dargli torto?