Trasporti, Giuricin (Milano Bicocca): “Per opere Pnrr decisioni più veloci e riforme strutturali”
29 Novembre 2022
“Il nodo di Bari ha un valore simbolico perché è la prima opera ferroviaria finanziata anche con i fondi del Pnrr”. A dirlo è Andrea Giuricin, docente di economia dei trasporti a Milano Bicocca e ad di TRA consulting, società di consulenza con base a Barcellona e Milano, interpellato dall’Occidentale sulle difficoltà di dare avvio alle opere del Pnrr, in particolare nel settore trasporti e mobilità sostenibile.
Recentemente i lavori per realizzare il nodo di Bari, la prima infrastruttura ferroviaria a valere sul Pnrr, sono stati fermati dal combinato disposto Tar e ambientalisti. L’opera ha un valore di 406 milioni di euro, dei quali circa la metà arriva dal Pnrr. Il Tar ha infatti accolto il ricorso proposto da comitati ambientalisti e cittadini proprietari di terreni interessati dall’opera sui quali insistono carrubi e mandorli secolari.
“Parliamo – spiega Giuricin – di un’infrastruttura che ha tra gli obiettivi anche quelli dell’ambientalismo perché più rete ferroviaria significa meno emissioni di anidride carbonica. Ma, di fatto, ci troviamo di fronte a un caso di ‘nimby’. Costruire sì ma non nel mio giardino. Uno scenario purtroppo frequente nel nostro Paese, che contribuisce ad aumenti dei costi e ritardi”.
In ballo ci sono complessivamente 31,4 miliardi – di cui 25,4 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 6,06 miliardi dal Fondo complementare. Ma soprattutto la possibilità di dotare finalmente l’Italia di opere moderne, interconnesse e sostenibili, aumentando la competitività nazionale e contribuendo a una maggiore coesione territoriale. “Qui – spiega Giuricin – non si tratta di fare, costruire e basta. E’ chiaro che ogni progetto di nuove infrastrutture deve essere preceduto da adeguate analisi. Il punto però è che, nel caso del nodo di Bari, si tratta di un’opera importante per collegare al meglio la Puglia al resto d’Italia e migliorare la circolazione ferroviaria del territorio”.
Giuricin: “2026 vicino, difficile raggiungere obiettivi del Piano”
Lo stop pugliese non sembra incoraggiante ma a che punto è il nostro Paese nel perseguire obiettivi del Piano in materia di trasporti? Secondo Giuricin “il 2026 è molto vicino e i target sono sfidanti. Giusta però la scelta di inserire tra le infrastrutture strategiche opere già avviate e da completare o riqualificare, pensiamo alla Napoli Bari, o alla Brescia – Verona – Padova”.
“La sfida però – continua – è su altri elementi. Viviamo una fase di estrema difficoltà per il settore delle costruzioni. In generale manca manodopera, il costo dei materiali è esploso è molte aziende sono in difficoltà. Questo comporterà inevitabilmente dei ritardi”.
La strada della sostenibilità resta comunque il percorso inevitabile, seppur in un orizzonte estremamente complicato. “In questo senso – sottolinea Giuricin – vanno realizzate opere che effettivamente servono a rendere il sistema trasporti più sostenibile. Vanno bene le grandi opere simboliche, di cui capisco la valenza politica, ma poi a risolvere i problemi quotidiani di chi utilizza il trasporto pubblico sono le tante piccole opere diffuse sul territorio, senza le quali anche i grandi sistemi rischiano di trovarsi in crisi per eventuali bottleneck”.
Più velocità nelle decisioni, meno burocrazia
Il rischio che la burocrazia possa depotenziare la portata innovativa del Pnrr, secondo Giuricin, va scongiurato con “la semplificazione, materia su cui siamo tutti d’accordo, eppure, in questi anni, tante opere sono state costruite seguendo logiche emergenziali, con commissariamenti e aggiramento delle normative. Questa non può essere la soluzione”.
“Il problema di realizzare infrastrutture moderne in Italia – evidenzia Giuricin – va risolto con quelle riforme strutturali che peraltro sono alla base dello stesso Pnrr. Pensiamo ai rallentamenti in ambito giudiziario. In generale, va reso più veloce il sistema delle decisioni e più certo quello del finanziamento”.
Infine, sul fronte del trasporto aereo il nostro Paese è nuovamente alle prese con il destino di Alitalia, oggi Ita. “Se consideriamo la drammatica situazione di Ita, l’offerta di acquisto di Lufthansa – spiega Giuricin – non è una svendita, ma una posizione realistica sul valore attuale di Ita”. “Parliamo – continua – di una realtà che, per responsabilità condivise tra politica e sindacati, è diventata sempre più piccola e meno competitiva. Da vent’anni perde soldi e anche se il governo immettesse nuova linfa nelle casse dell’azienda quei soldi verrebbero bruciati già durante l’inverno”. “A mio parere l’offerta tedesca resta la più realistica anche perché Lufthansa punterebbe allo sviluppo dell’unico hub che abbiamo in Italia, cioè quello di Fiumicino”, conclude Giuricin.