Trattare con Hamas è come trattare con la Camorra
29 Aprile 2008
Quando parla di camorra la
sinistra italiana sa distinguere il bene dal male. Ci sono eroi da difendere e nemici
da combattere. Ma questa sicurezza scompare davanti al terrorismo palestinese.
Roberto Saviano vive sottoscorta
perché il clan dei Casalesi vuole accopparlo. I giornali stranieri lo hanno paragonato
a Salman Rushdie, anche se intorno a Rushdie circolano pareri contrastanti (quegli
idioti dei postcolonialisti lo liquidano come un ‘informatore nativo’), mentre
è impossibile criticare Saviano. Nonostante qualche ingenuità letteraria, e uno
spicchio di narcisismo vetero-marxista, il giovane narratore campano ha scritto
un’eccellente inchiesta che ha venduto un milione di copie. Soprattutto è
riuscito a catapultare i Casalesi dalle brevi di cronaca nera alla ribalta
della stampa internazionale, mostrando l’essenza transnazionale del loro potere
criminale. Tutto questo grazie a un libro.
Gomorra ha scoperchiato le
infiltrazioni camorriste nella politica locale, l’aggressività imprenditoriale
dei nuovi boss in Regimental che negli ultimi dieci anni hanno fatto affari
d’oro smaltendo i rifiuti delle grandi aziende del Nord Italia nelle discariche
abusive del napoletano. Le ricadute di questa enorme ricchezza sulla società
del Mezzogiorno che da quel sistema trae maggiore sicurezza economica e una
sorta di paradossale controllo sociale. “La Camorra ci protegge – ha scritto
Anna, 13 anni, nel suo compito in classe di italiano – chi paga il pizzo viene
protetto”. Siamo a Miano, periferia Nord di Napoli. “Se qualcuno di un’altra
zona avesse l’intenzione di farci del male o di ricattarci i camorristi ci
difenderebbero, ma se tra loro c’è una discussione non guardano in faccia a
nessuno e ci vanno di mezzo anche persone innocenti”.
Anche Hamas si è progressivamente
evoluto da network criminal-religioso in una forma parapolitica, vincendo le
elezioni nei Territori palestinesi. La quantità di denaro mossa dallo “zakat”, la
carità islamica, l’elemosina che dai paesi musulmani giunge in Palestina, è servita
ad armare i gruppi estremisti e alla pianificazione degli attentati contro
Israele. Hamas gode di un forte consenso locale e della riconoscenza di quei
palestinesi che hanno frequentato le scuole islamiche o sono stati curati negli
ospedali del partito di Dio. Come accade con la Camorra, la violenza viene occultata
sotto un manto di assistenzialismo ricattatorio e dalla morsa ideologica del
Terrore. Si può paragonare la Camorra ad Hamas? Saviano ha raccontato che i
Casalesi vendevano kalashnikov ai miliziani palestinesi. L’accostamento non è
improbabile.
L’antipolitica agisce a ogni
latitudine. La sfiducia verso le istituzioni di molti cittadini campani
sostiene la mafia, mentre lo Stato tende ad essere infiltrato o sostituito dai
gruppi criminali (democraticamente eletti, questo è il bello). In Medio Oriente
l’odio verso i propri governanti, sentiti nella maggior parte dei casi come dei
‘servi’ dell’America e di Israele, è una piaga secolare che spinge i più
giovani a trasformarsi in manovalanza criminale pronta al martirio. Qualche
mese fa, a Bari, è stato arrestato un gruppo di ragazzi istruiti a sacrificarsi
per il bene del clan, “come dei kamikaze”, secondo le disposizioni del boss che
si prendeva cura di loro.
Fino a quando si parla dei
Casalesi la sinistra italiana non ha dubbi o cedimenti, lo spirito civico
trionfa, Saviano convince tutti. Ma se prendessimo un altro scrittore che vive
sotto scorta, Magdi Allam, e lo invitassimo a parlare di Hamas, probabilmente la
discussione a sinistra avrebbe verità meno evidenti e un tono più ambiguo. La
giustizia non sarebbe stata tutta da una parte, la parte giusta, l’unica
possibile, e qualcuno difenderebbe i diritti degli altri, gli innominabili, i
terroristi in giacca e cravatta. Intorno ad Allam non si respira la
stessa solidarietà che circonda Saviano. La sinistra
crocefisse l’ex ministro Lunardi quando gli scappò una frase infelice come “i
siciliani devono convivere con la mafia” ma non c’è stato un frigno quando l’ex
premier Romano Prodi ha detto che “bisogna dialogare con Hamas per aiutarla a
evolversi”. Gomorra spiega esattamente questo, l’evoluzione della Camorra. Vogliamo
credere che Hamas sta cambiando e accetterà i principi della democrazia?
Quando parla di Hamas, la sinistra
perde la sua intransigenza e si fa prendere dai dubbi. La pace diventa
“necessaria” e nessuno si chiede come sono state finanziate le scuole e gli
ospedali del gruppo palestinese. Ora che sappiamo come funzionava il welfare
dei Casalesi, e ci indigniamo, possiamo domandarci anche com’è nato il new deal
di Yassin e Haniyeh? Chi ci racconterà delle donazioni wahhabite e delle
sponsorizzazioni di Saddam Hussein? Probabilmente nessuno. La colpa è degli
israeliani che hanno “delegittimato” l’ANP.
Bobo Craxi una volta ha detto che
“nel merito è evidente che il terrorismo politico rappresenti un nemico
da sconfiggere ovunque esso si annidi, ma sarebbe necessario leggere meglio le
carte e informarsi per comprendere che l’apertura di dialogo con Hamas è una
delle strade che, nel campo occidentale, si è ritenuto di dover percorrere per
non mutilare la speranza di un processo di pace possibile in Medio Oriente”.
Trattare, sempre. Una vecchia fissazione socialista. “Il ministro degli Esteri
D’Alema non poteva fare spallucce dinanzi a questa posizione politica,
condivisa in settori rilevanti del mondo arabo, al fine di rilanciare un
terreno di intesa e di unità fra il popolo palestinese e le formazioni
politiche più importanti. Dunque non c’è bisogno di menare scandalo o
indignazione”. I Casalesi sarebbero al settimo cielo se il governo italiano
assumesse toni distensivi e di contenimento come questi. Chiamiamo il
presidente Carter e vedrete che Sandokan e gli Schiavone disarmeranno.
L’impressione è che i principi del bene e del male della
sinistra italiana cambino in base alle preferenze ideologiche. Un’oscillazione
pericolosa che apre delle crepe nel muro della sacrosanta battaglia culturale
contro la Camorra. Dopo Gomorra, Saviano dovrebbe farsi un viaggio
nell’Hamastan e raccontare le guerre nell’Islam.