Tregua, il gioco delle parti

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Tregua, il gioco delle parti

Tregua, il gioco delle parti

14 Marzo 2025

Un mese di tregua in Ucraina? Per Mosca, l’idea sembra più un problema che una priorità. Ieri il Cremlino ha regalato al mondo un’altra performance degna di un prestigiatore di quart’ordine, con dichiarazioni contraddittorie dosate ad arte. Prima Yuri Ushakov, consigliere di Putin, che in TV liquida la proposta di cessate il fuoco come una semplice pausa che permetterebbe a Kiev di riorganizzarsi. Ma attenzione, precisa che sta parlando a titolo personale — come se fosse un passante qualunque capitato in diretta per caso.

Poi arriva il colpo di scena, o meglio, il solito gioco di prestigio. AFP twitta che Putin sarebbe “favorevole” alla tregua, ma con delle “sfumature”. Durante un incontro con l’immancabile Lukashenko, il leader russo chiarisce che ogni sospensione dei combattimenti dipenderà da come si evolverà la situazione sul campo — ovvero, se le truppe russe avanzeranno abbastanza da non aver più bisogno di negoziare.

Nel frattempo, agli ucraini nella regione di Kursk offre due opzioni: arrendersi o morire. Ma non è tutto. Putin torna a suonare il vecchio ritornello sulla necessità di eliminare le “cause profonde” del conflitto, che nel lessico dello zar significa semplicemente negare all’Ucraina il diritto di esistere come Stato indipendente. La pace, secondo il Cremlino, dovrebbe includere la sospensione di ogni aiuto militare occidentale. Insomma, la “tregua” si ridurrebbe a una resa mascherata dell’Ucraina, tant’è che Zelensky ha commentato che le condizioni dei russi “complicano e ritardano” i negoziati.

Dall’altra parte dell’oceano, Donald Trump, dopo aver bastonato Zelensky in mondovisione, tiene la porta aperta al dialogo, cercando di non sembrare troppo indulgente con Putin: “Abbiamo avuto delle discussioni molto buone e produttive con il presidente Putin ieri, e ci sono ottime possibilità che questa orribile e sanguinosa guerra possa finalmente finire”.

Nel frattempo, i sauditi ribadiscono il loro impegno a facilitare il dialogo e a sostenere tutte le iniziative tese a una soluzione politica del conflitto — frasi che nel contesto attuale hanno la stessa sostanza delle bollicine di uno champagne stappato per celebrare il nulla. Il teatrino geopolitico nella nuova era multipolare va avanti. Mosca finge di volere la pace, Washington finge di crederci e l’Ucraina continua a lottare per non essere cancellata dalla scenografia.

Kiev ha già iniziato a formare squadre che, grazie alla tecnologia, avranno il compito di supervisionare il possibile cessate il fuoco con la Russia. Intanto il Consiglio europeo proroga le sanzioni contro circa 2400 persone ed entità russe per altri sei mesi, e la Germania si prepara a stanziare un pacchetto di aiuti da 3 miliardi all’Ucraina entro la fine di marzo.