Tregua, Israele blocca i raid per tre ore e apre al dialogo con l’Egitto
07 Gennaio 2009
E’ cominciata alle 13 di questa mattina la tregua di tre ore al giorno decisa da Israele per fermare i bombardamenti su Gaza e aprire un corridoio umanitario. Lo ha confermato il portavoce militare israeliano Peter Lerner, in seguito alle dichiarazioni del primo ministro Ehud Olmert, puntualizzando che la cessazione dell’offensiva è destinata a "permettere alla popolazione di approvvigionarsi e facilitare il lavoro delle organizzazioni umanitarie".
Anche Hamas sembra aver acconsentito alla tregua. Un membro dell’ufficio politico dell’organizzazione, Mussa Abu Marzuk, ha affermato che "il movimento islamico palestinese non sparerà razzi contro Israele fino a quando sarà in vigore la sospensione dei bombardamenti sulla Striscia di Gaza".
Le dichiarazioni provenienti da entrambi gli schieramenti dimostrerebbero che la pressione esercitata dalla comunità internazionale sta cominciando a dare i primi frutti, almeno per aprire i fondamentali corridoi umanitari che permettano di raggiungere e soccorrere le vittime del conflitto. Fino adesso ci sono stati oltre 650 morti tra i palestinesi e tre quarti della popolazione vive senza corrente elettrica e senza acqua potabile. Sette soldati israeliani sono morti durante l’offensiva di terra e 4 civili sono rimasti vittime dei missili israeliani.
Il presidente egiziano Hosni Mubarak si auspica che questa decisione possa essere il primo passo verso l’avvio di negoziati che portino a una tregua temporanea. Già da ieri alcune fonti diplomatiche americane ed europee avevano diffuso la notizia di un possibile viaggio del premier Olmert in Egitto per discutere sul cessate il fuoco. Le autorità israeliane si sono affrettate a smentire l’incontro assicurando che l’operazione non cesserà finché "non saranno distrutte le basi di Hamas da dove vengono lanciati missili nelle aree civili". Fonti americane e israeliane insistono inoltre sulla necessità di avere garanzie da parte del governo del Cairo sul blocco del passaggio degli armamenti attraverso i tunnel con l’Egitto.
Nel frattempo la convocazione in mattinata del Consiglio di difesa del governo israeliano, per fare il punto sull’operazione “Piombo Fuso”, sembra suggerire l’avvio delle consultazioni su una possibile tregua. Mentre dal valico di Kerem Shalom transitavano decine di camion con aiuti per la popolazione di Gaza, infatti, i ministri e i responsabili dell’ esercito israeliano venivano chiamati a decidere se estendere ulteriormente le operazioni sul terreno (ricorrendo anche alle unità di riservisti richiamate nei giorni scorsi) oppure cedere alle pressioni internazionali che invocano una tregua immediata.
Un comunicato emesso oggi dall’ufficio del premier Ehud Olmert apre uno spiraglio al dialogo: "Israele ringrazia il presidente egiziano e il presidente francese per gli sforzi che stanno esercitando al fine di promuovere una soluzione e vede con favore il dialogo con l’Egitto per porre fine al terrorismo e al contrabbando di armi nella striscia di Gaza". Poco fa uno dei portavoce di Hamas ha dichiarato che il suo movimento sta studiando l’iniziativa egiziana anche se con molte riserve e che comunque l’organizzazione "non accetterà il dispiegamento di forze internazionali".
La soluzione della mediazione egiziana è condivisa anche dall’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Javier Solana, che in un’intervista concessa alla radio spagnola "La Ser" ha assicurato che c’è anche il sostegno dei membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu. L’alto diplomatico, dopo aver definito molto grave il bombardamento di una scuola Onu a Gaza, ha rilevato che "l’attività diplomatica è attualmente allo zenit: bisogna vedere se saremo capaci, tutti insieme, di fare sforzi che consentano di fermare immediatamente le ostilità".