Tregua, Putin guadagna tempo e l’Occidente si divide

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Tregua, Putin guadagna tempo e l’Occidente si divide

Tregua, Putin guadagna tempo e l’Occidente si divide

20 Marzo 2025

Dopo che Vladimir Putin ha fatto aspettare un’ora al telefono Donald Trump per la “storica” telefonata che per ora ha prodotto una tregua tutta da verificare sui bombardamenti russi contro le infrastrutture energetiche ucraine, gli avversari hanno continuato a combattere. Mosca ha denunciato attacchi ucraini nella regione di Belgorod e Kiev ha accusato la Russia di aver colpito infrastrutture elettriche nella regione di Dnipropetrovsk.

Martedì più che un passo in avanti verso la pace, abbiamo assistito a un’altra mossa strategica del Cremlino per consolidare le proprie conquiste in Ucraina e frammentare il fronte occidentale. I megafoni russi lo dicono chiaramente, intervistati dalla stampa anche italiana: Putin ha fatto una concessione per guadagnare tempo, impedire agli ucraini di rafforzare le loro linee con un vero cessate il fuoco e continuare a minare la determinazione occidentale nel sostenere Kiev.

Nel frattempo, Mosca continua a dettare condizioni: stop alla mobilitazione militare ucraina, al riarmo e all’intelligence occidentale. In altre parole, Putin vuole disarmare l’Ucraina senza alcuna reale garanzia di pace. Queste richieste ”non possono essere accettate”, ha detto ieri l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea Kaja Kallas. “Se si leggono i due passaggi chiave della conversazione telefonica, è chiaro che la Russia non vuole realmente fare alcun tipo di concessione”, ha affermato il capo della politica estera europea.

Sempre ieri Trump ha avuto un colloquio telefonico con Zelensky, esprimendo ottimismo sulla possibilità di un accordo di pace nel 2025. Trump ha promesso supporto per nuovi sistemi di difesa aerea per l’Ucraina, soprattutto dagli alleati europei. Oltre alla difesa aerea, Trump ha proposto un coinvolgimento americano nella gestione delle centrali elettriche e nucleari ucraine, presentandola come una strategia per proteggere le infrastrutture energetiche del Paese. Ha inoltre assicurato il suo impegno per il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia.

Kiev, dal canto suo, ha accettato la tregua sugli attacchi alle infrastrutture energetiche e civili. Si è concretizzato anche uno scambio di 350 prigionieri tra Mosca e Kiev, compresi 22 soldati ucraini feriti. In questo contesto, gli incontri in Arabia Saudita potrebbero rappresentare un passo significativo verso una soluzione negoziata del conflitto.

Lo scenario ricorda le spartizioni di un secolo fa, quando le grandi potenze decidevano il destino dei popoli senza consultarli. L’integrità territoriale ucraina viene sacrificata sull’altare del realismo, barattando “la tregua” con un’apertura russa a una posizione più rigida sul nucleare iraniano. Trump vorrebbe coinvolgere Putin in una operazione per ridisegnare gli equilibri mediorientali, ma il prezzo di questa intesa saranno nuove concessioni strategiche, come il riconoscimento di fatto della presenza russa su parte dell’Ucraina e forse la fine delle sanzioni economiche. Un accordo che, se portato avanti, segnerebbe un cedimento ai ricatti del Cremlino.

Il riferimento agli “enormi accordi economici” tra Stati Uniti e Russia suggerisce che l’amministrazione americana non sta pensando a un ordine internazionale basato su principi di libertà e autodeterminazione, ma su una logica transazionale, da grande potenza interessata agli affari. Il rischio è un ritorno alla logica delle sfere d’influenza, in cui Mosca ottiene mano libera nell’area della ex Unione Sovietica e gli Stati Uniti si concentrano sulla Cina. Questo equivarrebbe a una dichiarazione di irrilevanza dell’Europa, che ora dovrà scegliere cosa fare.

Con un solo colloquio, Putin ha ottenuto un riconoscimento della sua posizione come leader di una superpotenza, ha spezzato il fronte occidentale e ha gettato le basi per una trattativa che si svolgerà alle sue condizioni. L’Ucraina accetterà un accordo che la renda vulnerabile e che permetta alla Russia di consolidare le proprie conquiste? Se l’Occidente cede ora, si aprirà la strada a una destabilizzazione ancora più grande, con la Cina pronta a trarre vantaggio dal precedente ucraino per ridisegnare i confini di Taiwan.

“La parte cinese ha sostenuto la risoluzione della crisi attraverso il dialogo e la negoziazione fin dall’inizio. Accogliamo con favore tutti gli sforzi verso un cessate il fuoco e lo consideriamo un passo necessario per raggiungere la pace”, fanno sapere dal ministero degli esteri cinese. Il Consiglio europeo, invecem si appresta a discutere il piano per il riarmo e il sostegno all’Ucraina, ma il summit si preannuncia complesso. L’Italia, insieme ad altri Stati, mantiene una posizione prudente sul tema della difesa comune e respinge l’idea di attivare una clausola di salvaguardia nazionale. Inoltre, il fondo da 150 miliardi, basato su prestiti per finanziare l’industria militare, incontra numerose resistenze, con i cosiddetti “frugali” che si oppongono a qualsiasi forma di debito comune.

L’iniziativa della premier estone Kaja Kallas per un pacchetto da 40 miliardi di aiuti a Kiev perde slancio: la proposta si ridimensiona a 5 miliardi, senza un ampio consenso e con il veto annunciato dell’Ungheria. In assenza di unanimità, l’UE procederà con un’intesa a 26 Stati. Parallelamente, la Commissione ha presentato il Libro Bianco sulla Difesa, che integra il piano ReArm Europe e mira ad aumentare la cooperazione tra gli Stati, imponendo che almeno il 65% dei componenti degli armamenti provenga da produttori europei. Il vincolo di escludere dagli appalti USA e Regno Unito ha suscitato perplessità in Paesi come Italia, Paesi Bassi e Polonia.

Il summit si svolge in un clima teso, con l’UE decisa a rafforzare il proprio settore della difesa ma divisa su finanziamenti e strategie operative. Il destino della libertà nella prima metà del Ventunesimo secolo, passa dalle scelte europee.