Tremonti da Davos rilancia su pensioni e welfare

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Tremonti da Davos rilancia su pensioni e welfare

30 Gennaio 2009

Il Global Economic Forum a Davos si è aperto all’insegna delle sfide e degli impegni da parte dei principali drivers dell’economia globale. È naturale attendersi quindi che a fronte di tante attese, partire con il piede giusto vuol anche dire aver percorso in modo pressoché tranquilli la metà della strada. Tremonti, in qualche modo, toccando i principali temi che da molti anni attanagliano gli italiani, quali il welfare e il sistema delle pensioni, si trova già in questa metà strada.

Per citare il Welfare, lo stesso Tremonti ricorderà l’impegno profuso dal Governo nell’accordo del 23 luglio dello scorso anno, oltre ad una intesa, forse anche da rivedere, tra i partiti della maggioranza e i sindacati, su 10 punti: misure a sostegno della competitività, l’età di pensionamento, i lavori particolarmente usuranti, le pensioni, il mercato del lavoro, i lavoratori immigrati extracomunitari, gli ammortizzatori sociali, le donne, i giovani, la sanità.

Su quest’ultimo aspetto, in Italia il modello di Welfare, rispetto ai paesi del centro-nord Europa, appare particolarmente anomalo: il Bel Paese sempre più spaccato in due. La mortalità per tutte le cause diminuisce sensibilmente tra i soggetti con maggior grado di istruzione e con maggior reddito. Il grado di accesso a cure specialistiche è minore per i pazienti con minore istruzione. Nel Sud del paese l’attesa di vita è inferiore. Anche per l’età media più bassa, nel Meridione ci si ammala di meno, ma, rispetto al Centro-Nord, si muore di più per malattie cardio-circolatorie e in una percentuale simile per i tumori.

Un utile riferimento, a proposito di pensioni, uno dei nodi più dolenti di qualsiasi modello di welfare esistente nei paesi industrializzati, può essere rappresentato dal l’esperienza della Germania. In Italia, la spesa sociale complessiva, pubblica e privata, al lordo dei costi amministrativi e delle imposte che gravano sulle prestazioni, è pari a circa un quarto del Pil. La prima voce di spesa è quella pensionistica che si è stabilizzata al 13,5%. Il Paese della Merkel fino alla fine del secolo scorso si trovava nelle nostre stesse condizioni: l’invecchiamento della popolazione unitamente ai forti incentivi, diventati negativi, offerti con le riforme degli anni ’70 e ’80 avevano messo in crisi l’equilibrio del sistema stesso. Il sistema pensionistico tedesco, ideato da Bismarck verso le fine del ‘900 e ritenuto da molti il primo al mondo a garantire un alto e sicuro livello di reddito, tanto da essere da molti paesi anche imitato, nel 2001 e nel 2004 ha avuto importanti revisioni, soprattutto legate all’introduzione dell’assicurazione pensionistica obbligatoria per dipendenti, apprendisti e alcune categorie di autonomi. Questa oggi copre oltre l’85 per cento della forza lavoro; il valore di pensione è inoltre indicizzato ai mutamenti annuali del livello di stipendi e salari al netto dei contributi pensionistici, permettendo ai pensionati di beneficiare della crescita economica.

Il nostro sistema, che già muove i suoi primi passi dal sistema retributivo a quello contributivo, collegando quindi l’entità della pensione all’età di ritiro dal lavoro, dovrebbe indurre un avanzamento spontaneo dell’età di pensionamento e, dunque, una variazione del profilo temporale della spesa complessiva.

In base al modello econometrico Modsim-P utilizzato dall’Istat, nonché alcuni confronti effettuati anche con la Ragioneria Generale dello Stato, la crescita media annua del Pil nel prossimo mezzo secolo di circa l’1,5%, prevede una leggera crescita progressiva del rapporto tra spesa pensionistica e Pil che arriverebbe ad essere di circa due punti nel 2035, per poi ridursi.

Come ha ricordato Tremonti, ciò sarà reso possibile solo grazie ad un sistema produttivo e finanziario efficiente, con particolare attenzione verso quest’ultimo. La crisi economica, indotta da una avanzata ingegneria finanziaria, potrebbe essere quindi anche un’opportunità per rilanciare, attraverso una giusta regolamentazione, le riforme tanto attese.