Tremonti lancia l’allarme crisi mentre il Cav. corteggia i “delusi” a sinistra

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Tremonti lancia l’allarme crisi mentre il Cav. corteggia i “delusi” a sinistra

07 Gennaio 2011

Dopo la pausa natalizia il terzo polo torna in pista e annuncia di voler passare ai fatti. Ora, assicurano, il coordinamento parlamentare tra Udc, Fli, Mpa, Api e Liberal democratici, che complessivamente pesa per  un centinaio di voti, comincerà a fare sul serio. E per concertare le mosse comuni si riunirà con cadenza anche settimanale. "Sui temi di fondo saremo uniti e all’attacco", assicura Francesco Rutelli, allontanando i dubbi di chi vede nell’eterogeneità dello schieramento un suo punto di debolezza. Quanto ai temi etici sui quali il Pdl punta a dividere il polo appena nato, il leader di Api, puntualizza che non devono essere "un alibi" per la maggioranza.

E mentre non è ancora sciolto il nodo del nome da dare al nuovo schieramento, a tornare a parlare di terzo polo è stato ieri anche Lorenzo Cesa che, in vista della ripresa dei lavori parlamentari, ha annunciato battaglia al governo e alla maggioranza. Se il concetto di opposizione "responsabile" non viene meno, il segretario centrista non manca però di stigmatizzare l’atteggiamento –  a suo dire – "sconcertante" del presidente del Consiglio: "Assistiamo con grande sconcerto al toto-acquisti di parlamentari condito da un’opera sistematica di disinformazione. Avevamo sperato che nella maggioranza maturasse una consapevolezza reale dei problemi del Paese, delle sue difficoltà e della necessità di nuovi e più corretti rapporti tra maggioranza e opposizione".

Speranza che  le parole di Tremonti di ieri sulla crisi – “La crisi non è finita anche perché con il salvataggio delle banche sono stati salvati gli speculatori e, dunque, siamo praticamente al punto di partenza” – possono solo in parte soddisfare. Secondo i centristi infatti, a cui si affiancano anche l’Api di Rutelli e le colombe di Fli, il Governo continua a non occuparsi dei problemi del paese.

In attesa di segnali incoraggianti dalla maggioranza sia Cesa che Rutelli cercano di chiamare alla compattezza i propri alleati avvertendoli anche dei pericoli della ‘chiamata berlusconiana’. Per il leader di Api "se c’è qualcuno che compra ci deve essere anche qualcuno disposto a vendere ma io spero che non ci sia nessuno che si vende". "È fin troppo ovvio che ciascuno risponderà dei propri comportamenti davanti agli italiani", premette Cesa che poi dà appuntamento ai partiti del nuovo Polo per "l’assunzione di atteggiamenti comuni e coerenti sul piano parlamentare". Più perentorio il finiano Fabio Granata che guarda più ai movimenti di Berlusconi che ai primi passi del nuovo polo: "Cercano di annientarci  – dice l’esponente di Fli –  ma hanno semplicemente ‘acquistato’ tre dei nostri parlamentari". Per Granata la risposta del terzo polo deve essere politica e culturale e deve essere alternativa a Berlusconi.

Mentre il tormentone su chi siano i deputati dell’opposizione che sarebbero pronti a sostenere il governo continua ad agitare la politica, l’allarme di Giulio Tremonti sui rischi che tuttora derivano dalla crisi ridà voce a quanti nel Pdl vedono nel ministro dell’Economia un altro ostacolo sulla strada già impervia di Silvio Berlusconi. La ‘caccia’ ai responsabili, nonostante le giornate di festa, prosegue in modo febbrile. "Adesso, nell’immediato" si lavora "per favorire l’ingresso dei singoli", conferma il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, che di fronte agli altolà di Pier Ferdinando Casini riconosce che ormai il Pdl ha rinunciato (almeno per ora) al tentativo di sostituire i finiani con i centristi.

Quello del rapporto con l’Udc, sottolinea il capogruppo pidiellino, è un "problema" che sarà affrontato "nel medio periodo". Ma il corteggiamento del premier ai ‘delusi’ riserva ogni giorno nuove sorprese. Silvano Moffa prima attacca la schiera finiana ("Fli ha un problema di sopravvivenza"), poi si schermisce: "A parlare di dieci parlamentari in arrivo è stato il premier". Quanto ai suoi ex colleghi finiani, l’ex futurista sottolinea che ci sono "situazioni di grande disagio", salvo poi precisare che "smottamenti" sono più probabili in Senato che alla Camera, dove servirebbero al premier. Parole che spingono Benedetto Della Vedova ad ostentare sicurezza: "Se Berlusconi punta su Fli è destinato a fallire ancora: non c’è nessuno che abbia intenzione di ritornare sui propri passi", dice il vicecapogruppo finiano che uno ad uno smentisce le voci di possibili defezioni.

Eppure, tra i fedelissimi di Berlusconi si ripete che il grosso dei delusi non verranno da Fli e nemmeno dall’Udc. A via dell’Umiltà infatti si dice che il bacino in cui Berlusconi intende lanciare i suoi ami sia piuttosto quello del Mpa (cinque deputati), dei Liberal Democratici, dell’Idv e persino del Pd. Il tempo comunque stringe: il primo banco di prova per la maggioranza si avrà sul federalismo fiscale all’esame delle commissioni competenti. E, come ha ripetuto il leghista Roberto Calderoli, se non sarà approvato "la spina del governo si stacca da sola". Ma la Lega, come ha detto più volte Umberto Bossi, sembra per ora dar fiducia al Cavaliere.

I guai per Berlusconi non si fermano alla coalizione. Già, perché il monito lanciato da Tremonti sulla crisi rilancia i sospetti di quanti nel Pdl non si fidano del ministro dell’Economia. Una distanza che sembra confermata da Cicchitto che chiede una "seria riflessione" sulla possibilità di attuare "interventi sul fisco favorevoli per la crescita". Segno che il premier non intende rinunciare all’idea di allargare i cordoni della borsa.