Tremonti: “L’Europa come il Titanic, non si salva neanche la prima classe”
14 Luglio 2011
L’Europa naviga sulla stessa barca e deve remare tutta dalla stessa parte. Perché il rischio è di finire come il Titanic e in quel caso non si salva nemmeno la prima classe. Usa la metafora dello storico transatlantico colato a picco col suo carico di vite umane e merci, Giulio Tremonti nell’Aula del Senato che ha dato l’ok alla manovra che domani si voterà a Montecitorio.
L’efficacia dell’immagine fissa la situazione del momento, con quella dose di sano realismo che serve a far capire la portata di un attacco speculativo che non riguarda solo l’Italia ma il sistema economico europeo nel suo complesso. La difesa della manovra “giusta ed esatta” muove dall’obiettivo prioritario: “arrivare a deficit quasi zero nel 2014. E forse, con i forti correttivi introdotti da Palazzo Madama, quota zero ora è assicurata” spiega il ministro che poi torna sulla crisi dell’Europa chiamata ad affrontare questa fase con l’unico strumento possibile: la politica, perché “è come sul Titanic, non si salvano neanche i passeggeri in prima classe”. Non è solo una manovra di rigore e questo il Prof di Sondrio lo ribadisce passando in rassegna le “sedici nuove azioni per la crescita” tra le quali cita il credito per la ricerca, i contratti per la produttività, il processo civile, il turismo, opere pubbliche, ristrutturazioni private, liberalizzazioni, privatizzazioni”.
Passaggio col quale il titolare di via XX Settembre respinge al mittente le accuse dell’opposizione e lo spiega focalizzando l’attenzione sul fatto che “se non ci fosse stata la tenuta dei conti pubblici non ci sarebbe stato neanche il Pil che c’è stato”. E ancora: il bilancio pubblico “si fa per legge, ma il Pil non si fa solo per legge, servono decreti come questo e si può fare anche di più”. Ma Tremonti va oltre e propone di inserire “la regola d’oro del pareggio di bilancio nella Costituzione”, anche perché il rischio vero è che il consistente debito ereditato e che oggi sconta l’Italia possa “divorare” il futuro del paese. Infine torna a parlare della crisi economica internazionale che paragona a un “mutante che oggi ha la forma della Grecia” e che impone una regola di fondo: credibilità, perché più che di speculazione, per Tremonti il problema riguarda la fiducia nella politica.
Ed è un richiamo forte e deciso all’Europa quando ricorda che il trattato europeo non incarna il giuramento di un matrimonio per cui si sta insieme nella buona e nella cattiva sorte. Non, non è così: oggi il paradosso è che ci sono 17 diversi governi che a loro volta sono controllati da altrettanti parlamenti; un “paradosso, e la percezione dei mercati dell’area euro non riflette la sua forza”. Al punto che “ai primi tre posti tra i paesi considerati più rischiosi ci sono tre paesi europei”. La soluzione o è politica o non è. Serve costruzione di una governance capace di guidare i paesi membri verso un percorso comune"
L’ultima parte dell’intervento in Aula, Tremonti la incentra sul senso di responsabilità che si impone alla politica ed anche qui usa un’immagine forte: “Oggi in Europa c’è l’appuntamento con il destino: la salvezza non arriva dalla finanza ma dalla politica. La soluzione o è politica o non è. Ma la politica non può fare errori. Serve costruzione di una governance capace di guidare i paesi membri verso un percorso comune”. Apprezza la prova di responsabilità data da maggioranza e opposizione, ma torna sul punto: l’Europa non può rischiare di finire come il Titanic.