Tremonti scende a patti con le banche per ottenere la moratoria sul credito

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Tremonti scende a patti con le banche per ottenere la moratoria sul credito

24 Luglio 2009

La prova di forza tra governo e banche alla fine si chiude con un compromesso. L’esecutivo non ha ceduto al pressing degli istituti che speravano nello stralcio di tutte le norme sul credito dal decreto anticrisi. Però qualche cosa è stata concessa: sono saltate le modifiche delle commissioni Bilancio e Finanze della Camera introdotte nel maxiemendamento sul quale il governo si appresta a porre la fiducia in aula alla Camera. Ovvero sono stati eliminati i vincoli sui tassi, il tetto per il massimo scoperto e l’allungamento dei tempi per il recesso in caso di modifica unilaterale delle condizioni contrattuali.

Si torna al testo originario, quindi, un dietrofront che arriva dopo l’allarme lanciato dal presidente dell’Abi, Corrado Faissola, secondo cui il decreto anticrisi rischierebbe di «bloccare l’erogazione del credito alle imprese». Qualcuno, come la Lega e il Pd, ha visto in queste parole un ricatto bello e buono. Una cosa è certa: il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti non vuole avvelenare i rapporti con i banchieri, già abbastanza tesi, perché punta a ottenere con loro un rapido accordo sul progetto di moratoria creditizia.

D’altronde Tremonti, anche se si è rifugiato dietro la scusa dei vincoli comunitari e internazionali, ieri nel suo intervento alla Camera ha lasciato intendere in modo abbastanza chiaro che si tratta di un “do ut des”, di uno scambio tra governo e banche. Il testo della commissione, ha detto, sarà cancellato «perché in contrasto con gli standard internazionali e le norme europee, fermo restando che dal punto di vista politico l’intento espresso dai parlamentari viene assorbito dalla scelta di operare con un avviso comune per una forte moratoria del sistema bancario nei rapporti finanziari».

Il decreto prevede che al posto della commissione di massimo scoperto si paghi lo 0,5% trimestrale dell’importo dell’affidamento. E’ stata tolta, però, la misura introdotta dalle commissioni che estendeva questo tetto agli eventuali sconfinamenti. Per quanto riguarda i contratti bancari salta il raddoppio del termine per il recesso (da 60 a 120 giorni) e soprattutto viene meno la temutissima norma che fissava un tetto del 5% all’innalzamento del tasso di interesse rispetto a quello originariamente previsto. Sui giorni di valuta torna il testo originario che fissa rispettivamente in uno, uno e tre giorni lavorativi la data di valuta per bonifici, assegni bancari e assegni circolari e in quattro, quattro e cinque giorni la data di disponibilità economica (che passa a quattro giorni dopo il 1 aprile 2010). Senza sostanziali modifiche le misure sulla surroga dei mutui che prevedono un risarcimento a favore del cliente nel caso in cui l’operazione non si perfezioni entro 30 giorni dalla data di richiesta da parte della banca cessionaria alla cedente (il rimborso è pari all’1% del valore del mutuo per ogni mese di ritardo). E resta l’inserimento fatto nelle commissioni del finanziamento di 1,8 milioni di euro annui dal 2010 per il Comitato per il microcredito.

Nel provvedimento ci sono anche i presupposti della moratoria. Il decreto, infatti, prevede la possibilità per il ministro dell’Economia di stipulare una convenzione con l’Abi per favorire l’adesione degli istituti di credito a pratiche finalizzate all’attenuazione degli oneri finanziari sulle piccole e medie imprese a fronte di agevolazioni fiscali da definire.

Prima dell’intervento di Tremonti alla Camera, Faissola ieri aveva teso la mano al ministro dichiarando che l’accordo fra banche, imprese e commercio sulla moratoria dei crediti troverà «in tempi brevi una soluzione condivisa». La misura riguarderà imprese sane che hanno fatto investimenti prima della crisi e oggi si trovano in difficoltà a causa della recessione. Sui contenuti dell’accordo, il presidente dell’Abi ha spiegato che appare meno complessa un’intesa sul riscadenzamento di mutui e leasing ma anche su temi più difficili come lo scoperto di conto si dice certo che si troverà «un punto di riferimento utile alle imprese e alle banche». Come dire: dopo le “minacce”, con il tormentato accordo sul decreto anticrisi sono state poste le basi per un rapporto più collaborativo tra banche e governo. Ora resta da verificare se i patti saranno rispettati.