Trivelle, Greenpeace: il Sì di Renzi e TrivAdvisor
09 Aprile 2016
A Greenpeace piace scherzare sul referendum del 17 aprile sulle trivelle. L’associazione ambientalista ha diffuso una lettera fittizia di Matteo Renzi nella quale il presidente del consiglio invita gli italiani a votare “sì” al referendum. “Abbiamo una sfida dinanzi a noi: dare spazio al cambiamento, non alla rassegnazione. Questa sfida passa per il referendum del 17 aprile sulle trivelle”, si legge nello pseudo-documento.
“La rottamazione continua,” si legge ancora, “liberiamo i nostri mari, rottamiamo le trivelle”. I volontari di Greenpeace hanno distribuito il volantino in trenta città italiane per ricordare “gli impegni presi da Renzi in materia di energia appena due anni fa, e oggi smentiti dal sostegno alle trivelle e dai tanti provvedimenti che sfavoriscono le rinnovabili”. Per Greenpeace, Matteo Renzi ha tradito le promesse fatte al momento del suo insediamento sulle fonti rinnovabili, cioè di portare fino al 50% le forme alternative di energia.
“Se le promesse non fossero solo parole, oggi Renzi ti avrebbe certamente invitato a votare Sì al referendum contro le trivelle del 17 aprile. Invece sta boicottando il voto per difendere gli interessi dei petrolieri”. Greenpeace ha ricordato che lo scorso anno si sono persi 4 mila posti di lavoro nel solo settore eolico. Secondo l’Fmi, nel 2014 l’Italia ha incrementato l’uso delle fonti fossili rispetto all’anno precedente. In realtà, l’associazione ambientalista non è nuova a provocazioni come quella del falso volantino di Renzi. In Rete circola una pagina web, TrivAdvisor, che allude con un gioco di parole al più celebre servizio di viaggi TripAdvisor, dove si leggono e si vedono molte altre cose fantasiose sulle estrazioni offshore.
Si fa pressione psicologica sugli utenti inducendoli a credere che pratiche come l’airgun, l’esplorazione dei fondali sottomarini, diffusa in tutto il mondo, sia una minaccia concreta per la fauna maria, cosa che non è mai stata provata scientificamente. Si pubblicano immagini di disastri ambientali o di piattaforme attaccate alla costa in un Paese come il nostro dove è appena passato l’emendamento che vieta nuove estrazioni fino a 12 miglia e dove non si sono verificati incidenti su piattaforme a mare degni di nota. Anche il dato dell’Fmi va contestualizzato, tenendo presente che negli ultimi decenni in Italia, per esempio in Regioni come l’Abruzzo, le estrazioni a mare si sono ridotte (insieme agli investimenti).
Insomma Greenpeace gioca la carta di una comunicazione aggressiva ma dietro queste trovate efficaci, destinate a far esplodere tutte le contraddizioni del governo Renzi sul tema petrolio, gas e referendum del 17, si nascondono discutibilissime prese di posizione scientifiche e una ideologia che non sembra capace di affrontare davvero realisticamente le grandi questioni legate alla sostenibilità della transizione energetica in atto.