Troppi investimenti stanno portando Gazprom al punto di non ritorno
16 Novembre 2012
I risultati finanziari di Gazprom, per il primo semestre del 2012, mostrano una significativa crescita di tutti i componenti di costo e un decremento dei volumi di gas venduti in ogni mercato. In confronto al primo semestre del 2011, i volumi di gas venduti in Russia sono scesi del 6%, verso le repubbliche ex-sovietiche del 29% e verso gli altri paesi (più che altro in europa) del 10%.
In totale Gazprom ha venduto l’11% di gas in meno rispetto allo stesso periodo del 2011. A dispetto della crescita dei prezzi in tutti i segmenti di mercato, gli incassi sono diminuiti del 3%. Nonostante il calo delle vendite, Gazprom sta incrementando a tutto spiano gli investimenti. Il valore stimato dei gasdotti è aumentato del 22% rispetto al giugno 2011, e il totale delle spese di trasporto è aumentato del 24%. La grande maggioranza dei nuovi gasdotti costruiti o in via di costruzione non genera nuovi profitti per Gazprom, piuttosto solo perdite economiche,giustificate dall’uso politico che il governo fa del colosso statale.
E’ interessante notare che lo stato rimborsa a Gazprom le perdite operative del recente gasdotto Sakhalin-Khabarovsk-Vladivostok (http://www.gazprom.com/about/production/projects/pipelines/shvg/), ossia ben 11,2 miliardi di rubli nel 2012. Le dimensioni del mercato del gas per questo gasdotto costato 467 miliardi di rubli è ancora incerto. Tuttavia Vladimir Putin ha ordinato a Gazprom la costruzione di un nuovo gasdotto di 3200 km verso Vladivostok.
I costi totali del proposto gasdotto Yakutia-Khabarovsk-Vladivostok è stimato a 770 miliardi di rubli (http://www.gazprom.com/press/news/2012/october/article147386/). La costruzione a pieno ritmo di nuovi gasdotti è appena cominciata e nel medio termine gli investimenti continueranno a questo ritmo fino a che Gazprom resterà senza fondi. Le cose non vanno meglio dal lato della produzione.
I costi di produzione del secondo trimestre 2012 sono più alti dell’81% rispetto allo stesso periodo del 2011.
Escludendo gli effetti dell’aumento della tassazione (le casse dello stato cominciano ad essere più vuote) i costi di produzione sono saliti del 63%. I giacimenti posti in zone migliori si vanno progressivamente esaurendo e si devono avviare nuove estrazioni nelle regioni più infami dal punto di vista climatico, con ovvie conseguenze sulle spese. Con eccessivi investimenti in un periodo molto incerto, Gazprom si sta esponendo a rischi tremendi.
Dopo avere commissionato il “South Stream” e i gasdotti che lo alimenteranno, i costi del gas trasportato in europa potrebbero addirittura superare gli incassi e il bilancio statale, già in difficoltà di suo, potrebbe non essere in grado di rimborsare tutte le perdite create da un’espansione eccessiva.
Gazprom si sta avvicinando al punto di non ritorno.