Trump, Bret Easton Ellis e quello stupido moralismo de’ sinistra
20 Luglio 2017
Sono mesi che Bret Easton Ellis, un grande della letteratura americana contemporanea, twitta e rilascia dichiarazioni pubbliche dicendo di essere stufo dei liberal che se la prendono con Donald Trump. Il romanziere autore di American Psyco non è uno sfegatato “trumpista”, non ha votato il Don, ma continua a ripetere di trovare inaccettabile il fatto che il presidente degli Usa non venga riconosciuto come tale da democratici e progressisti, pur avendo vinto le elezioni, cioè grazie al libero voto popolare.
Easton Ellis non ne può più soprattutto del “Russiagate” e della caccia alle streghe che si è scatenata sui giornaloni Usa contro Trump e i suoi familiari, si parla solo di questo, della telenovela sulle presunte influenze russe nella politica Usa, dice lo scrittore. E’ una noia, intere cene con gli amici rovinate quando l’argomento diventa la vittoria di Trump. A quanto pare, la cultura Usa è ancora in grado di produrre scrittori fuori dal coro, incensati dalla critica e dal mondo dell’intrattenimento per i loro romanzi, è il caso di Easton Ellis, ma guardati con sospetto per certe loro frequentazioni poco raccomandabili.
Da buon corsaro, non molto tempo fa Easton Ellis ha letto e interpretato articoli al vetriolo scritti dalla cerchia di Milo Yiannopoulos, l’attivista gay che è anche la voce più irriverente del trumpismo online; argomento, la noia e la tristezza che mettono canali come Mtv, succubi della gilda antitrumpista. I “social justice warriors”, ampia categoria che racchiude attori di Hollywood indignati speciali, femministe, organizzazioni afro come Black Lives Matter, insomma il circo gruppettaro del politicamente corretto americano, sono diventati il bersaglio preferito del romanziere.
Secondo Easton Ellis, la sinistra americana mostra una arroganza patologica, sta sempre lì con il ditino alzato a lamentarsi di chi non si allinea ai desiderata dell’establishment, ma dietro questa ostentata “superiorità morale” c’è un mix di perbenismo, moralismo, diprezzo dell’avversario. Il timore che Trump riesca a fare, come sta già facendo, quello per cui si è candidato ed è stato eletto. Rompere il muro del pensiero dominante.