Trump, i dazi e le fake news sulla “guerra commerciale” globale
11 Marzo 2018
Persino Romano Prodi sul Messaggero sembra accorgersi che la canea scatenata dai giornaloni sulla presunta “guerra commerciale” tra Usa ed Europa, dopo l’annuncio del Don di nuovi dazi su acciaio e alluminio, rischia di passare alla storia come un’altra delle “fake news” che circondano la presidenza americana. Parliamo di numeri destinati a non avere un effetto così dirompente come dicono per le economie di Stati Uniti e Cina, e Prodi mette in guardia Bruxelles dal non prendere misure di ritorsione affrettate che avrebbero come unico effetto quello di peggiorare le nostre già malmesse economie.
Ma l’ex premier italiano non è il solo a difendere a spada tratta le regole del commercio internazionale giudicando intoccabili organismi sovranazionali come il WTO e a chiedersi perché Trump abbia annunciato un provvedimento che rischia di penalizzare i suoi alleati, dall’Europa alla Corea del Sud. In realtà chi si fa queste domande dimostra ancora una volta di non aver compreso il cambio di paradigma avvenuto a livello internazionale con Brexit e con la vittoria di Trump negli Usa, e cioè a dire che le potenze occidentali sono stufe di fare il servo sciocco delle organizzazioni internazionali.
Il Don agita la clava dei dazi semplicemente per rinegoziare i trattati commerciali internazionali a favore degli Usa, tant’è che insieme alle minacce sulla decisione che verrà presa a fine marzo ci sono gli incentivi che la Casa Bianca sta prospettando ai Paesi disposti a stare al gioco. Più che allarmarsi per il protezionismo americano, dunque, sarebbe il caso di fare i conti con la spregiudicatezza politica del Don. Il messaggio agli alleati è chiaro, le cose non sono più scontate come ai tempi di Obambi. Le organizzazioni e le regole internazionali possono cambiare, non sono totem, il WTO, l’Onu o la Nato.
La Nato costa, e gli altri membri della Alleanza devono fare la loro parte. Le Nazioni Unite non possono più essere un ritrovo di autocrati e dittatori che mettono le democrazie nell’angolo. E la globalizzazione, che è stata una grande rivoluzione nella storia umana, in grado di tirare fuori dalla povertà milioni di persone, è un fenomeno che ha luci e ombre. L’ottimismo dei Prodi non basta più. Trump ha vinto anche per questo, per contrastare la deriva, la dark side del globalismo, con i suoi interessi un tempo inattaccabili.