Trump incontra Al Sisi, stretta Usa sui Fratelli Musulmani in Egitto?

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Trump incontra Al Sisi, stretta Usa sui Fratelli Musulmani in Egitto?

03 Aprile 2017

Il presidente egiziano Abdel Fatah al Sisi incontra oggi, 3 aprile, l’omologo statunitense, Donald Trump. Il capo dello Stato egiziano guida una delegazione di funzionari del ministero dell’Economia che incontrerà dirigenti delle società statunitensi più importanti e funzionari della Camera di commercio. Al centro dei colloqui gli investimenti Usa in Egitto alla luce delle riforme economiche e monetarie adottate di recente dal governo del Cairo: il capo dello Stato egiziano e il presidente Usa discuteranno di una serie di questioni bilaterali per rafforzare la cooperazione in diversi settori. 

Al Sisi è stato fra i primi leader contattati da Trump dopo l’insediamento. I due leader si sono incontrati per la prima volta lo scorso settembre a New York a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Tra i due paesi “esiste un rapporto di lunga data con una sostanziale assistenza militare ed economica”, ha dichiarato il 31 marzo un alto funzionario della Casa Bianca in un briefing con la stampa. Il Cairo è uno dei più stretti alleati di Washington in Medio Oriente. Il legame, tuttavia, si è indebolito quando l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha sospeso temporaneamente gli aiuti militari all’Egitto dopo la deposizione nel 2013 dell’ex presidente Mohamed Morsi, leader dei Fratelli musulmani.

Già, i Fratelli musulmani. Con molta probabilità, si parlerà tanto e soprattutto di loro. Non è un “tema” da considerare marginale, visto che parliamo di un gruppo che il governo egiziano considera di matrice terrorista. Non così per l’ex presidente Usa, Barack Obama, che, al contrario, in qualche modo aprì la strada alla vittoria elettorale della Fratellanza dopo il fallimento della primavera egiziana. Il 24 febbraio scorso il portavoce della Fratellanza aveva spiegato alla stampa che “gli Stati Uniti non ci hanno inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche, come chiesto dal governo egiziano, perché li abbiamo convinti che non siamo terroristi”.

In una nota diffusa alla stampa, il responsabile delle relazioni esterne del gruppo islamico aveva aggiunto che “la rete internazionale del nostro gruppo è riuscita con successo a intrattenere relazioni e contatti con i funzionari e i membri del Congresso Usa convincendoli di sostenere la posizione secondo la quale noi non siamo coinvolti col terrorismo”. Ma l’ottimismo dei Fratelli Musulmani potrebbe andare a sbattere contro la determinazione del presidente Trump, incline a un nuovo ordine presidenziale che inserisca anche la Fratellanza tra le organizzazioni sponsor del terrorismo. I Fratelli musulmani egiziani hanno, intanto, respinto qualsiasi ipotesi di avviare un processo di riconciliazione con il governo del presidente Al Sisi.

I Fratelli musulmani contano milioni di sostenitori in tutto il mondo. Si tratta di uno dei più influenti gruppi islamisti del Medio Oriente, che professa un modello di società dominato dalla legge islamica, e che sostiene altre organizzazioni terroristiche come Hamas nella Striscia di Gaza. In Egitto, le attività della Fratellanza sono state bandite nel settembre del 2013, dopo la deposizione dell’ex presidente Morsi, esponente di spicco del gruppo islamico. Nell’ottobre dello stesso 2013 il governo ha formato un comitato “ad hoc” incaricato di gestire i fondi e le proprietà della Fratellanza. Sono state sequestrate finora decine di strutture – aziende, scuole e centri islamici – del valore di miliardi di sterline egiziane. Si sta facendo di tutto per fermare il gruppo considerato, ormai, fuorilegge in Egitto e che si sta infiltrando in Occidente.  

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