Trump, la Russia e i professionisti degli “hate speech”
16 Giugno 2017
Ormai li conosciamo bene i professionisti degli “hate speech“, dei presunti “discorsi inneggianti all’odio”. Manifesti, liberamente, visto che siamo in democrazia, per la famiglia naturale, perché si mettano al mondo dei bambini e contro l’aborto o i matrimoni gay? Hate speech! Hate speech! Apri un blog in cui sostieni le teorie del “disegno intelligente”, legittimamente, visto che la libertà di espressione in teoria dovrebbe garantire anche a chi crede che la terra e la vita umana non sono solo frutto del caso o del darwinismo di esprimere le sue opinioni? Hate speech! Hate speech!
Ritieni di poter istruire tuo figlio a casa tua, perché, legittimamente anche in questo caso visto che c’è una cosa chiamata libertà di educazione, non ti fidi del tipo di istruzione che passa nella scuola pubblica (in America è il fenomeno dell’homeschooling)? Hate speech! Hate speech! Provi a far notare sommessamente che molti immigrati musulmani, non solo di prima ma anche di seconda e terza generazione, si danno allegramente a reati sessuali contro le donne nei paesi occidentali? Islamofobia! Hate speech! Hate speech! Insomma, tutto quello che non si allinea al politicamente corretto, cioè al pensiero dominante, è un discorso che inneggia all’odio.
Ovviamente quando invece i giornaloni, vedi l’americano Huffington Post, titola pezzi tipo “Perché odio Trump” con 21 ragioni per cui odiare il presidente democraticamente eletto, non è un discorso che incita all’odio bensì una pacata e critica riflessione sul Don; quando Democratici e Repubblicani per una intera campagna elettorale dipingono gli elettori di Trump come dei truzzi da bandire da ogni consesso civile non è un discorso inneggiante all’odio ma una approfondita analisi sociologica; quando un signore armato di fucile spara contro dei parlamentari ferendone uno gravemente, dopo aver scritto su Facebook “distruggiamo Trump e i repubblicani” non è frutto dei discorsi dell’odio antitrumpisti ma magari è colpa proprio di Trump e del suo consigliere anziano Steve Bannon che alimentano l’odio politico negli Usa perchè hanno rovesciato le politiche obamiane sulla sanità o la politica estera.
Insomma, per i professionisti degli “hate speech” – i veri odiatori di professione di oggi – il problema sono solo Trump e Breitbart, il sito di enews filotrumpista che Newsweek ha pateticamente definito la “Pravda” del Don. Come se tutto il resto del circo mediatico americano non fosse la Pravda dei Democratici e dei Repubblicani che non hanno mai digerito la sconfitta di Lady Hillary… La verità l’ha spiegata bene ieri il presidente Trump in uno dei suoi tweet al fulmicotone, bypassando, come al solito, la stampa e rivolgendosi direttamente agli americani: in America è in corso la più grande caccia alle streghe della storia, ha detto il Don commentando i nuovi sviluppi del “Russiagate“, gli odiatori di professione, politici, giornalai, attori, tutti quelli che negli anni Cinquanta si lamentavano del pugno di ferro anticomunista, oggi inneggiano all’odio contro la Casa Bianca eterodiretta, secondo lorsignori, dalle mai così potenti stanze del Cremlino.
Fino adesso, come dicevamo, costoro non hanno trovato alcuna prova concreta di una collusione diretta fra Trump e il Cremlino, zero prove, ma i giornaloni come il Washington Post e il New York Times continuano a ripetere che l’indagine c’è, che non ha ancora raggiunto l’inquilino della Casa Bianca ma, fanno capire, è solo questione di tempo. L’assedio a Trump continua, i professionisti dell’odio puntano tutto sul RussiaGate per rovesciare Trump con l’impeachment, ma la Guerra Fredda è finita, Washington ringrazierà Mosca magari per aver ucciso il Califfo, e quello che resta sono appunto gli hate speech di questi “fascisti liberal” degni di un romanzo di Orwell e del peggior “maccartismo”.