Trump, Luxuria e il gender

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Trump, Luxuria e il gender

09 Dicembre 2016

E poi si chiedono perché mai in America le elezioni le ha vinte Trump. Eppure anche certi piccoli particolari, fatterelli che puoi leggere giusto nei trafiletti delle cronache locali, la dicono lunga sul clima che ha accompagnato la campagna elettorale americana, e sui livelli surreali toccati da quel politically correct che è oramai diventato la bandiera per eccellenza della dittatura dell’intollerabile, ma soprattutto intollerante, élite radical chic. Quel vessillo che la presidenza Trump promette di ammainare.

La notizia risale a quasi due anni fa, nel pieno dell’era Obama, quando, di lì a poco, si sarebbero sdoganati i matrimoni fra persone dello stesso sesso. E’ un fatto quasi insignificante: nel Mount Holyoke College, un collegio femminile del Massachusetts, una e-mail annuncia nel campus che per il 2015 viene cancellata la rappresentazione annuale dei famosi “Monologhi della vagina”, un noto classico teatrale del femminismo del 1996: si tratta di testi che riguardano la sessualità femminile e la procreazione, dal piacere sessuale alla violenza, dall’amore alla nascita, interpretati da attrici spesso impegnate nei movimenti delle donne.

Negli ultimi anni si sono aggiunti nuovi testi a quelli iniziali, utilizzati molto spesso per affrontare il tema della violenza contro le donne. I monologhi della vagina sono il testo esemplare del femminismo dei nostri anni, una passerella perfetta per attrici con un’aura di impegno intellettuale e politico. Un’opera teatrale chiaramente in linea con il mainstream quindi, ma che il college femminile americano non ha più voluto includere nel calendario delle sue rappresentazioni perché, nonostante tutto, lo ha ritenuto non sufficientemente “inclusivo”, in quanto i monologhi chiaramente escludono chi è senza vagina.

Ovvio, direte voi, visto che si tratta di donne. Non più così ovvio: il rifiuto nasce dal fatto che non sono comprese le donne transgender, persone, cioè, con regolare apparato riproduttivo maschile, e anagraficamente uomini, che però si percepiscono come donne e come tali vogliono essere trattate e riconosciute (come Luxuria, per capirci). Insomma, i monologhi sono accusati di transfobia.

“Non possiamo presentare uno show platealmente transfobico che tratta razza e omosessualità in modo discutibile, quando una delle condizioni di ottenere i diritti per lo spettacolo è che non si può criticare o alterarlo” ha commentato uno studente nel dibattito che ne è seguito. “Al fondo, lo spettacolo offre una prospettiva estremamente limitata su quello che significa essere donna… il genere è un’esperienza ampia e varia, e non può semplicemente essere ridotto a distinzioni anatomiche o biologiche, e molte di noi che hanno partecipato allo show si sono sentite sempre più a disagio di fronte a un materiale inerentemente riduzionista ed esclusivo”, ha argomentato una rappresentante del Project Theatre Boar, responsabile della decisione di ritirare il progetto.

E’ stata quindi annunciata da un gruppo interno al college una nuova versione dei monologhi, “trans-inclusive”, accanto ad altre iniziative a tema già svolte, che includono anche workshop collaterali sull’uso appropriato dei sex toys. Il college ha poi confermato la sua missione storica di essere un college solamente femminile, ma poiché “i concetti su cosa significhi essere una donna non sono statici”, ha anche chiarito i suddetti criteri, specificando che può chiedere di essere ammesso al college una persona:

– Biologicamente nata femmina, che si identifica come donna;

– biologicamente nata femmina, che si identifica come uomo;

– biologicamente nata femmina, che si identifica come “other/they/ze” (ze è il pronome gender neutral che dovrebbe sostituire i termini sessuati “she/he”, lui e lei);

– biologicamente nata femmina, che non si identifica né donna né uomo;

– biologicamente nato maschio, che si identifica come donna;

– biologicamente nato maschio, che si identifica come “other/they/ze” e quando l’identità “other/they/ include la donna;

– biologicamente nato con anatomia sia maschile che femminile (intersex) che si identifica come donna.

Non può fare domanda chi è biologicamente nato maschio e si identifica come uomo. Che dire? Un’ultima domanda: poi qualcuno ancora si chiede perché, a gran voce, dall’America profonda, dai minatori ai “colletti blu”, abbiano tutti votato a man bassa Trump presidente degli USA, contro la Clinton, paladina insieme ad Obama dei “nuovi diritti”?