Trump presidente, “rally” a Wall Street: borsa ai massimi storici
10 Novembre 2016
Altro che crollo delle borse e mercati nel panico. E’ rally a Wall Street dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni, con il Dow Jones che ha chiuso a un passo dai sui massimi storici. I listini americani, in rialzo da tre giornate di fila, si apprestano ad archiviare la migliore settimana dell’anno.
Il Dow Jones è salito di 256,95 punti, l’1,4%, a quota 18.589,95. L’S&P 500 è aumentato di 23,70 punti, l’1,11%, a quota 2.163,26. Il Nasdaq è salito di 57,58 punti, l’1,11%, a quota 5.251,07. Per il terzo giorno di fila il petrolio ha chiuso in rialzo. Il contratto a dicembre al Nymex ha guadagnato lo 0,64% a 45,27 dollari al barile. Il Vix, l’indice della paura, è calato del 22,68% a 14,49.
Insomma se è vero che i mercati, soprattutto asiatici, stanotte hanno ballato, influenzando negativamente i future dell’S&P 500 (caduti fino al 5%), gli investitori, gli stessi che fino a un minuto prima avrebbero brindato alla vittoria della Clinton, scommettono su Trump, anzi, forse, sulla speranza che Trump non spazzi via qualche decennio di globalizzazione dei mercati.
Trader e mercati azionari guardano di buon occhio alle misure fiscali che potrebbe adottare Trump, alla spesa espansiva sulle infrastrutture, mentre per adesso a quanto pare viene ritenuta improbabile una chiusura agli accordi commerciali o la loro revisione, come ha più volte ripetuto in campagna
elettorale Trump, scagliandosi contro il NAFTA.
A Wall Street, bene i titoli finanziari (+4%), la migliore dal novembre 2011, quelli biotech, quelli legati alle infrastruttutture e quelli di gruppi che ancora dipendono dal carbone. Il rendimento del Treasury a 10 anni è tornato sopra il 2% per la prima volta da 9 mesi chiudendo al 2,070%. Il rialzo giornaliero del rendimento dello 0,203% è stato il maggiore dal luglio 2013. Quello del titolo a 30 anni da ieri a oggi è cresciuto dello 0,247% al 2,877%; è stato il maggiore incremento dall’agosto 2011. Il peso messicano tenta di evitare il peggio ma resta comunque vicino ai minimi record contro il dollaro, visto che in gioco ci sono le relazioni bilaterali e i rapporti commerciali tra Usa e Messico.