Trump prosciuga la palude: fuori il repubblicano Priebus, dentro il generale Kelly
29 Luglio 2017
Con un annuncio a sorpresa su Twitter, il presidente Trump scarica il suo capo di gabinetto, Reince Priebus, cinghia di trasmissione con il partito repubblicano (Priebus era a capo del comitato elettorale del partito), e lo sostituisce con il generale in pensione John Kelly, al momento segretario per la sicurezza nazionale. Trump definisce Kelly “un grande leader e un grande americano”, aggiungendo che si tratta di una delle “stelle” della sua amministrazione (Kelly ha applicato scrupolosamente il “travel ban”, l’ordine presidenziale che vietava l’ingresso negli Usa ad immigrati provenienti dai Paesi sponsor del terrorismo). Il Don ha anche speso qualche parola buona per il “chief of staff” uscente, Priebus, un “good man”. Nella sua prima intervista dopo le dimissioni, Priebus non ha commentato la decisione di Trump, limitandosi a dire che collaborera’ con Kelly per il passaggio di consegne.
Toni soft dopo che nelle ultime 48 ore dentro la Casa Bianca era scoppiata una guerra senza quartiere – con l’intervista rilasciata al New Yorker dal nuovo e muscolare capo della comunicazione di Trump, Anthony Scaramucci, in cui si addossavano a Priebus i “leaks”, le rivelazioni passate alla stampa da funzionari della “White House”, con una descrizione a dir poco colorita dell’ex capo di gabinetto (“un paranoico”, secondo Scaramucci). Adesso a gestire i rapporti tra Presidente, ministeri e Congresso arriva Kelly, l’ex generale con un figlio caduto in Afghanistan, che una volta, durante una cerimonia militare in cui veniva donata al presidente una spada, disse ironicamente: “Signore, usi questa con la stampa”.
Priebus, secondo i retroscena, avrebbe pagato il fatto di aver curato un po’ troppo i suoi interessi personali nella “West Wing”, ma soprattutto di non aver saputo o voluto fare pressing sul partito repubblicano nella battaglia, perduta, sull’Obamacare, la riforma sanitaria di Obama che i Repubblicani per sette anni hanno detto di voler cambiare e adesso, complice il voto del senatore McCain, resta al suo posto. A quanto pare l’amicizia fra Priebus e Paul Ryan non è bastata al capo dello staff di Trump per convincere lo speaker dei Repubblicani alla Camera ad andare fino in fondo.
“Agisci con onore, dignità e rispetto”, al presidente Trump servono uomini che abbiano senso del dovere , ha detto Scaramucci evocando la figura di Joe Paterno, “JoePa”, il leggendario quanto controverso allenatore di football americano immortalato da Al Pacino nel monologo di “Ogni maledetta domenica”. Del resto Scaramucci e Kelly rappresentano le due anime del trumpismo: il capo della comunicazione che ha rotto le manette del politicamente corretto e incarna la volontà del presidente di “prosciugare la palude” dei poteri forti di Washington da una parte, e il generale che adesso dovrà riportare l’ordine, la Casa Bianca in un binario più istituzionale dall’altra (magari contenendo il rissoso Scaramucci).
“Il credo di Scaramucci è stato ‘lasciate che Trump sia Trump’”, ha scritto David Graham su The Atlantic, ma visto cos’è successo alla Casa Bianca negli ultimi sei mesi, l’addio di Priebus, le dimissioni del predecessore di Scaramucci, Sean Spicer, il licenziamento del capo della Fbi Comey e il passo indietro del consigliere per la sicurezza nazionale, Michael Flynn – forse il destino di Kelly sarà anche un po’ quello di “trattenere Trump dall’essere se stesso”.