Turchia e Iraq, l’affondo di Erdogan
04 Novembre 2016
Il presidente Turco Erdogan, quello del colpo di stato represso con decine di migliaia di arresti, se la prende con le democrazie Occidentali, mentre guarda all’Iraq. In un discorso dai toni fortemente anti-occidentali, il capo dello stato Turco, citato dal quotidiano “Hurriyet”, ha denunciato la “ipocrisia Occidentale” in Siria e Iraq sulla questione migratoria e ha attaccato quei paesi che “destabilizzano il Medio Oriente e chiudono le loro frontiere, preferendo far morire annegati coloro che fuggono dai conflitti”.
Si apprende intanto che le autorità Irachene avrebbero “subito pressioni” per impedire alla Turchia di svolgere un ruolo nella campagna militare contro l’Is a Mosul. Lo ha detto l’ex governatore della provincia di Ninive, il cui capoluogo è Mosul. “La Turchia – ha detto il governatore alla agenzia di stampa turca Anadolu – era ed è ancora un difensore del popolo di Ninive e lo ha aiutato a prepararsi alla campagna (contro ISIS, ndr) e a gestire la conseguente crisi degli sfollati”. Per questo Allaf ha auspicato un ruolo attivo delle forze Turche nella campagna per la “liberazione” di Ninive.
“Vediamo la Turchia – ha detto – come una valvola di salvezza nel caso di conflitto settario o guerra civile”. “Se la Turchia – ha proseguito – avesse partecipato alla campagna fin dall’inizio, saremmo in una situazione migliore e non avremmo bisogno di forze straniere per liberare Mosul“. Sarà, nel frattempo aerei da combattimento turchi hanno distrutto una serie di postazioni del gruppo Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) nel nord dell’Iraq e nella provincia di Hakkari, nel sud est della Turchia, secondo lo Stato maggiore turco. Intanto è delle ultime ore il violento appello del califfo di Isis, Abu Bakr al Baghdadi, che ha invitato i jihadisti a compiere anche attacchi contro Paesi Sunniti considerati nemici, come l’Arabia Saudita e la Turchia.
La tensione tra Iraq e Turchia resta comunque alta. Il premier iracheno, lo Sciita Haider al-Abadi ha intimato nei giorni scorsi ad Ankara di smetterla con le provocazioni che potrebbero portare ad una guerra dopo che l’esercito turco ha schierato una trentina di carri armati e truppe a Silopi sul confine con l’Iraq, a 120 km a nord di Mosul. Ankara insiste che vuole prendere parte alla liberazione di Mosul, la seconda citta’ irachena, da Isis ma Baghdad ha ripetutamente respinto questa richiesta nonostante il sostegno degli Stati Uniti al presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
“L’invasione dell’Iraq porterà alla distruzione della Turchia” ha detto Abadi in tv aggiungendo che “noi non vogliamo una guerra con la Turchia né un confronto con la Turchia. Ma se ci dovesse essere noi siamo pronti. Considereremo la Turchia un nemico e la tratteremo come tale” Il ministro della Difesa turco Fikri Isik ha spiegato che lo schieramento è parte della preparazione della Turchia “per importanti sviluppi nella regione”.
La Turchia punta a sedere al tavolo della spartizione di Mosul sulla base della rivendicazione per cui Mosul era ex città dell’Impero Ottomano che sulla presenza di una minoranza Turcomanna. Quella di oggi è l’ultima contesa tra Baghdad e Ankara. L’Iraq considera truppe ostili i circa 300 soldati turchi schierati a Bashiqa, a nord di Mosul, come addestratori che ora vorrebbero prendere parte all’azione.