Turchia, governo sospende legge su stupratori, nuova ondata di arresti per golpe
22 Novembre 2016
di Redazione
Alla fine il governo della Turchia ha ceduto e ritirato la legge sugli abusi sessuali sui minori, dopo la valanga di reazioni suscitate dalla proposta di legge che voleva abolire la condanna dei responsabili di abusi sessuali nei confronti delle minorenni, nei casi di abusatori che avessero sposato le vittime. Ma intanto in Turchia continuano le purghe nella amministrazione pubblica, con una nuova ondata di arresti.
Parlando della controversa legge sugli abusi, Erdogan aveva detto di ritenere “molto utile una risoluzione del problema che tenga conto delle critiche e delle proposte provenienti da tutti i settori del governo e della società ”. Il testo presentato dal Partito della giustizia e dello svilupo (AKP) era passato in prima lettura giovedì scorso, ma dopo le proteste, secondo il premier Binali Yildirim, la proposta verrà rielaborata alla commissione Giustizia “per tenere conto delle opinioni di tutti e risolvere la questione”.
“Non vogliamo che la proposta sia riformulata, ma che venga completamente ritirata”, ha affermato Sunay Karamik, presidente dell’Associazione per sostenere le candidate politiche (KADER). Per Karamik “il rischio di vedere abbassata a 12 anni la soglia per essere considerati consenzienti” è ancora in atto. Ma a protestare contro la proposta di legge erano anche stati ambienti del partito di Erdogan, compresa la Associazione per la donna e la democrazia KADEM, la cui vicepresidente è la figlia del presidente Erdogan stesso.
Secondo la giornalista Ayse Bohurler, tra le fondatrici dell’AKP, la proposta avanzata “non è nè legale e nemmeno aderente ai principi dell’Islam. nell’Islam l’abuso sessuale è peccato, è reato. Difendere il giusto dell’Islam è difendere il diritto delle bambine. Per questo motivo non riesco a comprendere le posizioni che sostengono la proposta in nome di una presunta sensibilità islamica”, aveva commentato la giornalista aggiungendo che “ritirare la proposta è la cosa più saggia da fare”.
Intanto nuova ondata di epurazioni in Turchia. Le autorità , con due decreti emessi nel quadro dello stato di emergenza proclamato dopo il tentato golpe del 15 luglio scorso, hanno stabilito il licenziamento di 9.977 appartenenti alle forze di sicurezza e di oltre cinquemila dipendenti pubblici accusati di legami con “organizzazioni terroristiche“. Secondo quanto si legge sul sito di Hurriyet, tra gli epurati figurano 1.988 soldati (1.259 delle forze di terra, 391 della Marina e 338 dell’Aviazione militare), 7.586 agenti di polizia e 403 uomini della gendarmeria.
Stando ai decreti pubblicati sulla gazzetta ufficiale, sono stati chiusi, inoltre, almeno nove organi di stampa, 550 ong e 19 centri medici privati. Sono state reintegrati, invece, 157 dipendenti pubblici precedentemente licenziati e rivelatesi estranei alle accuse che gli erano state mosse. Parallelamente ai due decreti – ha riferito una fonte della sicurezza citata dall’agenzia di stampa Anadolu – le autorità hanno spiccato 60 mandati di cattura in 19 province del Paese per altrettanti appartenenti all’Aviazione militare, tra cui figurano anche dei piloti. I sospetti sono accusati di legami con la rete del predicatore turco, Fethullah Gulen, ritenuto dal governo la ‘mente’ del fallito colpo di Stato.