Turchia, nuove purghe targate Erdogan: oggi cacciati almeno 50 mila dipendenti pubblici

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Turchia, nuove purghe targate Erdogan: oggi cacciati almeno 50 mila dipendenti pubblici

03 Settembre 2016

Un nuovo decreto dello stato d’emergenza in Turchia ha rimosso 7.669 agenti dalle forze di polizia per sospetti legami con la presunta rete golpista di Fethullah Gulen. Nella lista dei nuovi epurati figurano anche 24 governatori centrali, 323 gendarmi e 2 ufficiali della guardia costiera.

Dopo gli 8 mila membri delle forze di sicurezza già cacciati oggi, un decreto dello stato d’emergenza in Turchia ha deciso l’allontanamento di quasi 6 mila dipendenti statali per legami con la presunta rete golpista di Fethullah Gulen. Si tratta di 1.519 lavoratori della Presidenza per gli affari religiosi (Diyanet), massima autorità islamica nel Paese, 2.018 dipendenti del ministero della Salute e 2.346 accademici del Consiglio per l’educazione superiore (Yok).

L’ennesimo licenziamento di massa ha portato diversi esponenti dell’opposizione e dall’associazione degli avvocati turchi a contestare il presidente Erdogan in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario che si è tenuto per la prima volta nella residenza presidenziale ad Ankara. Il leader dell’Akp ha sostenuto che quanto sta avvenendo “non indebolisce il sistema giudiziario, al contrario credo che porterà un contributo significativo nell’attuazione di una vera giustizia”. 

Ci sono anche 28.163 dipendenti del ministero dell’Educazione, per lo più insegnanti di scuole elementari e medie, tra i lavoratori statali licenziati oggi in una nuova ondata di maxi-purghe in Turchia per sospetti legami con la presunta rete golpista di Fethullah Gulen. Complessivamente, sono oltre 40 mila i dipendenti pubblici cacciati con 3 nuovi decreti dello stato d’emergenza, pubblicati oggi sulla Gazzetta Ufficiale.

Sono complessivamente 50.589 i dipendenti pubblici cacciati oggi con 3 nuovi decreti dello stato d’emergenza in Turchia. Si tratta in gran parte di insegnanti, professori universitari, imam e poliziotti. E su twitter il vicepremier, come a rincuorare lo stato dei fatti, scrive: “L’operazione di pulizia continuerà”. 

Ovviamente, siccome tutti non c’entrano in carcere, con un ennesimo decreto dello stato d’emergenza, la Turchia ha rilasciato dalle sue prigioni 33.838 detenuti comuni, facendo spazio alle oltre 20 mila persone arrestate finora nell’inchiesta sul fallito golpe del 15 luglio scorso. 

Inoltre, si apprende che il governo turco potrà commissariare i comuni in cui sindaco, vicesindaco o consiglieri comunali saranno sospesi con accuse di terrorismo. Lo prevede uno dei decreti dello stato d’emergenza pubblicati oggi stesso. In precedenza, la norma era stata ritirata da un disegno di legge in discussione in Parlamento, per la dure proteste dell’opposizione, che temeva la rimozione d’imperio dei propri amministratori locali, specie nel sud-est a maggioranza curda.