Turchia, quarta notte di scontri. Ma non è la “primavera araba”

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Turchia, quarta notte di scontri. Ma non è la “primavera araba”

03 Giugno 2013

di Ronin

Una nuove notte di ribellione a Piazza Taksim. E forse non ha proprio tutti i torti il premier Erdogan quando dice che in un sistema multipartitico come la democrazia turca non è ipotizzabile una "primavera araba", scacciando il fantasma di Piazza Tahrir da Piazza Taksim. Certo migliaia di arresti, l’ombra di una vittima non confermata – il ventenne Mehmet Ayvitalis – la prova di forza ingaggiata dalla polizia contro i manifestanti sono tutte prove che depongono a sfavore del leader turco, accusato da più parti di svolta autoritaria e conservatrice. Definire i manifestanti una banda di ubriachi non aiuta, come pure quella frase che il premier ha dovuto smentire e aveva iniziato a circolare sui social media, "impiccare i manifestanti agli alberi" del parco che si voleva asfaltare, non è vera, è un frutto velenoso seminato insieme ad altri dagli oppositori interni. Erdogan sbaglia anche a evocare "forze esterne" non meglio identificate che sarebbero interessate ad alimentare il caos a Istanbul, Ankara e nelle altre città turche dove sono stati più forti gli scontri. Solleticare l’antiamericanismo e l’antisionismo, di questo si tratta, è un vecchio refrain dei leader del mondo islamico, da Gheddafi ad Assad. Ed Erdogan, per adesso, non può essere assimilato ai dittatori con le mani sporche di sangue di Libia o Siria. Insomma quel parallelo con le primavere arabe non funziona, anche perché in Turchia c’è già una forza musulmana presunta moderata che potrebbe aver aperto la strada a un governo islam-soft della Fratellanza egiziana. Si manifesta, ci si contrappone, si finisce in manette, ma siamo pur sempre nell’ambito di una repressione violenta ma assimilabile a quelle fatte negli altri Paesi europei quando scoppiano riot tipo questi. A ben vedere, i "moti" che stanno seminando il caos nelle grandi città turche somigliano più a quelle piazze di arrabbiati che da Stoccolma ad altre città occidentali più che un anelito di libertà, o al desiderio di liberarsi di un tiranno o di governi dittatoriali, come avvenne in Egitto o in Tunisia, rispondono a un generale stato di insofferenza, privazione, alienazione, che spinge a latitudini diverse a prendersi le piazze e fare casino. Ne sappiamo qualcosa anche in Italia nonostante per fortuna fino adesso il risentimento non si è ancora trasformato in violenza.