Tutta quell’ipocrisia su 94 embrioni surgelati
02 Aprile 2012
di redazione
La distruzione di 94 embrioni nel centro di procreazione assistita del San Filippo Neri a Roma è un fatto grave che scoperchia un vaso di Pandora sulle tecniche di procreazione medicalmente assistita e squarcia un velo di ipocrisia che da troppo tempo copre il modo in cui lavorano i centri di sterilità nel nostro paese. Due considerazioni.
La si pensi come si vuole, si considerino quegli embrioni, come noi facciamo, come vite umane in pectore (o meglio sarebbe dire in provetta) o piuttosto come forme di vita primordiale che sono là in attesa di essere investite, in nome di chissà quale procedura o protocollo medico, di dignità umana, fatto sta che appare oltremodo ridicola – per non dire tragica – la reazione di coloro che oggi parlano di strage e che, dopo i fatti di Roma, invocano per gli embrioni andati distrutti il lutto nazionale.
Ridicola, o tragica, perché coloro che oggi levano un grido di dolore per quei “mucchietti di cellule” perduti e invocano controlli, ispezioni, resoconti in nome dell’applicazione delle normative europee per la sicurezza, la trasparenza e la qualità sono gli stessi che fino a ieri ritenevano che gli embrioni "surgelati" – altro che "crioconservati" – fossero semplici cellule da manipolare e selezionare a proprio artificiale piacimento. Gli stessi che ritenevano – e ritengono senz’altro tuttora – che, una volta “abbandonati” per inutilità del materiale, quegli embrioni si sarebbero dovuti destinare alla distruzione o al più a diventare cavie da laboratorio utilizzati per portare a compimento la più vana ricerca sulle staminali embrionali del secolo da pubblicare nelle più velleitaria quanto inutile rivista scientifica del mondo. Siamo alla fiera dell’ipocrisia!
C’è poi un’altra questione che vale la pena di sollevare ed è una questione di elevata rilevanza giuridica. Perché mai quegli embrioni erano là? Esiste una legge dello Stato, passata persino al vaglio di costituzionalità della Corte, che vieta la crioconservazione e che impone che gli embrioni creati debbano essere in numero “strettamente necessario” alla procreazione, e non di più. Al San Filippo Neri ad andare distrutti sono stati 94 embrioni, e poi 130 ovociti e 5 fiale di liquido seminale, elementi sufficienti per avviare le tecniche di procreazione medicalmente assistita per 40 coppie. Perché mai, dunque, uno dei più importanti ospedali di Roma aveva congelato tutto quel materiale umano? Non sarà forse che oggi i centri di sterilità operano in barba a qualsiasi normativa di legge? Aspettiamo i risultati delle ispezioni, ma sta a vedere che adesso cominciano a venire fuori alcune scomode verità.