Tutti contro Obama, aspettando le memorie di George W. Bush
01 Novembre 2010
“Scripta manent, verba volant” recitava Caio Tito in una nota allocuzione al Senato romano. E dato che parliamo di “libri elettorali” e di elezioni di mezzo mandato statunitensi, almeno questa volta il noto proverbio non sarà utilizzato a sproposito. Se è dunque vero che ogni elezione statunitense che si rispetti – sia essa quella per eleggere un Presidente oppure, come oggi, per rinnovare Congresso e alcuni governatorati – porta in dote nei mesi che la precedono, parole e libri (le prime come detto si dissolvono, quanto ai secondi, nella maggior parte dei casi fanno la stessa fine) è vero che queste elezioni ne hanno portati veramente molti. E che libri!
Decision Points. Arrivano le memorie di George W. Bush. “It’s Bush’s turn", è il turno di Bush, scrive il giornalista del Drudge Report, una sorta di Dagospia statunitense, che in esclusiva ha avuto qualche anticipazione sui contenuti di alcuni passaggi delle memorie in uscita dell’ex-presidente. Polemiche sulla data di uscita: prevista per il 9 Novembre, appena dopo le elezioni di mezzo mandato, qualcuno ha voluto vedervi un tatticismo per non dar fianco ai democratici e alla loro tendenza a far ricadere il fallimento delle loro politiche sul passato repubblicano e all’azione del bogeyman – l’uomo nero Bush. Tale era la voglia di poter aver l’arma delle memorie di Bush a portata di mano, che quasi un anno fa, quando già si vociferava di memorie bushiane, Chris van Hollen, capo del Comitato per le campagne elettorali democratiche, dichiarava:” Più flashback avremo, più le persone si ricorderanno del casino che Barack Obama e i Democratici hanno ereditato’.’ E’ abbastanza evidente che il presidente stesso, fiutato il problema, abbia deciso mandare alle stampe il suo scritto dopo le elezioni. Da quel poco che sappiamo del testo comunque, nei quattordici capitoli delle memorie, ci sono passaggi tragicamente avvincenti: i dettagli sulle ore degli attacchi alle Torri Gemelle; i rapporti con il morente Santo Padre Papa Woijtila; aneddoti su principi sauditi ricondotti a più miti consigli da “uccelli sacri”; l’uragano Katrina; la Crisi Finanziaria e tanto altro. Insomma roba da fare la coda in libreria o da aspettare il postino sulla porta di casa. Altro che Ipad!
Luna di miele: finita. Mai nella recente storia politica statunitense, in soli due anni di mandato un Presidente è stato tanto capace di catalizzare forme così acute di quella che Charles Krauthammer ha definito una presidential derangement syndrome ovvero un’avversione quasi epidermica nei confronti del Presidente (si noti che il noto opinionista-psichiatra la coniò per descrivere il sentimento anti-Bush che si “aggirava” nel paese nel 2004). In soli due anni di mandato Obama è riuscito a “collezionare” 46 libri a lui ostili contro i soli 11 anti-clintoniani nel 1994. Neanche Bush jr. fu così “bravo”: per raggiungere la stessa quota, il presidente repubblicano ha impiegato un intero mandato.
Basta andare a farsi un passeggiatina sul sito di Amazon, cliccare su 100 Best Sellers per scoprire che fra i titoli in rassegna solo 6 sono ‘libri politici’ e di quei sei l’unico di estrazione ”liberal” è “Obama’s War” di Bob Woodward, il castigatore di Nixon e, da lì in poi, di tutti i Presidenti. Apriti cielo: più un problema che altro. Il resto è una specie di tiro al bersaglio contro Obama. Si parte da “Broke”, ultima fatica letteraria del noto ( e ricchissimo) presentatore della Fox e adorato dai Tea Partiers, Glenn Beck, ai primissimi posti, passando per “Pinheads and Patriots” di Billy O’Reilly, altro anchorman della Fox, e “The Roots of Obama’s Rage” di Dinesh D’Souza arrivando sino al tributo all’America del britannico-conservatore Daniel Hannas con “The New Road to Serfdom”, un libello sui rischi che gli americani corrono a fare come noi europei. Come Hors d’ouevres scegliamo il Nytimes Bestseller del fratello dell’altro opinionista conservatore Rush Limbaugh, David Limbaugh con il suo “Crimes against Liberty: an indectiment of Barack Obama”. Avete capito bene: indictment, atto d’accusa. I toni sono un po’ questi.
Andando a cercare ancora la lista dei libri i cui autori sono stati colti da sindrome si fa lunga e si trova un po’ di tutto: “The Manchurian President: Barack Obama’s Ties to Communists, Socialists and other Anti-American Extremists; “Barack Obama’s Plan to Socialize America and Destroy Capitalism”; “Obama’s Change: Communism in America”; “To Save America: Stopping Obama’s Secular Socialist Machine”; “How Barack Obama is Destroying the Military and Endangering Our Security”; “Obama: The Postmodern Coup—Making of a Manchurian Candidate”; “Trickle Up Poverty: Stopping Obama’s Attack on Our Borders, Economy and Security”; “The Post-American Presidency: The Obama Administration’s War on America” e via dicendo.
Risulati Attesi. Domani avremo l’esito delle elezioni di mezzo mandato, peraltro dato quasi per certo. I Democratici perderanno il controllo del Congresso, pur mantenendo la maggioranza relativa al Senato. Ai Repubblicani andrà invece la Camera dei Rappresentanti. Lo scenario peggiore per la Casa Bianca alla quale, se tale dovesse essere il quadro, verrà a mancare anche l’arma propagandistica anti-Congresso in virtù del suo controllo della Camera alta. Tempi duri per gli obamiani. Ma non disperino: per il prossimo mese è prevista l’uscita di ”Of Thee I Sing. A Letter to My Daughters” firmato Barack Obama. Un libro illustrato per bambini con tanto di lettera alle sue figlie. Consolatorio.