Tutti d’accordo sulla riforma della legge elettorale ma sul come nessuno lo sa
24 Luglio 2012
di L. B.
L’unico punto chiaro è che la legge elettorale va cambiata. Ma sul come nessuno ancora lo sa. L’accordo non si vede, ABC non hanno chiuso e gli sherpa quello che dovevano l’hanno fatto. Domani il comitato ristretto istituito in Senato dovrà fare sintesi delle proposte in campo per arrivare a un testo base, ma l’impresa appare ardua pure se non impossibile. Le posizioni dei principali partiti, infatti, restano distanti e diverse su questioni non da poco come preferenze o collegi, premio di maggioranza e regole sulla governabilità. E con lo spread alle stelle e le Borse giù nella fibrillazione della politica torna anche l’idea del voto anticipato.
Per ora, ed è veramente ben poca cosa, c’è il gioco al rimpallo tra le forze politiche per giustificare l’impasse: Casini twitta che “chi non vuole sedersi al tavolo vuole tenersi il Porcellum”; Bersani dice al Pdl di battere un colpo perché i democrat sono “flessibili” rispetto alle proposte in campo e pronti a lavorare anche in agosto, Alfano indica due priorità: economia e legge elettorale nuova da approvare subito “per avere un Paese in cui i cittadini possono scegliere il proprio deputato e il proprio senatore. Noi non poniamo termine alla scadenza di questa legislatura”. Il che significa che per il Pdl l’ipotesi del voto anticipato non sta né in cielo né in terra e che, come chiosa Gasparri “il partito vuole una soluzione in tempi rapidi”. Soluzione che, però, non può prescindere dall’approvazione del semipresidenzialismo, al voto nell’Aula del Senato tra domani e giovedì.
In realtà anche nel partito di via dell’Umiltà restano posizioni divaricate sul modello da adottare, con gli ex An che spingono sul ritorno alle preferenze e coloro i quali (specie tra gli ex forzisti) privilegiano l’opzione spagnola. Del resto, non è passata inosservata l’iniziativa di ventotto parlamentari aennini che hanno firmato il ‘manifesto’ per le primarie che verrà presentato dopodomani a Roma nella kermesse in piazza San Giovanni promossa dai Circoli Nuova Italia, alias Alemanno.
“Primarie, preferenze, partecipazione” è lo slogan che campeggia nei manifesti che tappezzano la Capitale e che danno il segno di un’iniziativa che la componente che fa riferimento al sindaco di Roma intende portare avanti e sulla quale puntare in termini elettorali, oltreché per fare pressing sui vertici del Pdl. “Per una nuova Europa popolare” è il titolo del documento incentrato sul tema della partecipazione alla selezione della classe dirigente del nuovo centrodestra. Come? Primarie a qualsiasi livello e un sistema di voto che garantisca agli elettori di scegliere con la preferenza i propri rappresentanti in parlamento. Dunque, primarie e preferenze come strumento per aprire la fase di rinnovamento.
Se la ‘bandiera’ di parte degli ex An è già pronta sventolare, sono in molti tra i parlamentari a catalogare l’iniziativa come ‘una fuga in avanti, una forzatura’ in un momento nel quale la situazione è ancora molto fluida. E c’è perfino chi, maliziosamente, non esclude che il ‘manifesto’ possa diventare la base del programma di un nuovo soggetto politico. Fino a che punto si tratti di fantapolitica non è dato sapere.
Ad oggi c’è un dato: sulle primarie, l’ipotesi della candidatura a premier di Berlusconi (scioglierà la riserva solo in autunno), di fatto chiude ogni possibilità come già certificato dai vertici pidiellini. Per le seconde, tutto è nelle mani di ABC. Rimpalli e tatticismi permettendo.