Tutti i calcoli di François Hollande per ‘dotarsi’ di una solida maggioranza

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Tutti i calcoli di François Hollande per ‘dotarsi’ di una solida maggioranza

13 Giugno 2012

Premessa: le elezioni legislative in corso in Francia sono determinanti per la politica francese dei prossimi cinque anni. Il Presidente è monarca costituzionale e quindi dirige anche il Governo. Ma per attuare i suoi progetti o programmi, deve avere il supporto del Parlamento: a maggioranza semplice per le leggi ordinarie, con i 3/5 dei voti per le riforme “costituzionali”.

I parlamentari sono 577, la maggioranza è quindi a 289, quella qualificata a 347. Il Presidente Hollande ha bene in testa queste cifre, e da quando è stato eletto, relazioni pubbliche internazionali a parte, solo a queste ha pensato.

Il primo turno, con il sistema elettorale maggioritario, si è svolto Domenica 10 Giugno. Con quali risultati ? Vediamoli sinteticamente per punti.

1. La disaffezione al voto è stata enorme. Hanno votato poco più del 57% degli aventi diritto, e il partito della irriverenza nei confronti del dovere civico elettorale ha raggiunto quota 43%. Se al 51 % dei cittadini non importasse più nulla delle elezioni, vincerebbe il partito delle non elezioni, del qualunquismo e quindi dell’apertura alla possibilità di diverse forme di autoritarismo. Il sistema maggioritario, se garantisce una migliore stabilità ai governi, può agevolare questa pericolosa non partecipazione al voto, questo qualunquismo di massa. Nel concreto, i socialisti che stanno diventando “domini” assoluti della vita politica francese, rischiano di riuscirci con il 16% dei voti degli aventi diritto.

2. Ha perso Bayrou (il Casini francese) e il cosiddetto centro moderato, che voleva essere l’ago della bilancia del Parlamento. Lui stesso rischia di non essere rieletto. Nel secondo turno delle presidenziali si era schierato con Hollande e gli analisti dicono che per questo ha pagato. Ora forse può solo sperare nella clemenza del vincitore. 

3. Ha perso Melanchon e il Fronte della sinistra (FG). Melanchon è stato già eliminato. Aveva fatto il fenomeno, sfidando Marine Le Pen del Fronte Nazionale nel suo collegio, nel nord. E ha preso una botta solenne. Melanchon se l’è presa coi socialisti: i comunisti che fanno parte del Fronte, invece, se la sono presa con lui, dicendo che ha puntato più sullo spettacolo che sulla politica (il FG è passato dall’11% delle presidenziali al 7% delle legislative in poco più di un mese). Da 30 deputati rischiano di passare a 11. Poiché per fare il gruppo parlamentare ci vogliono almeno 15 deputati, saranno umiliati a chiedere la modifica di questa regola: per il gruppo dovrebbero bastare 10 deputati .

4. Il Fronte Nazionale è andato peggio di quello che pensava (dal 18,1% delle presidenziali è sceso al 13,6% di queste legislative). La Le Pen, con il suo movimento Bleu Marine, sperava di entrare in Parlamento con una trentina di deputati e invece sta lottando nei ballottaggi per averne da uno a tre. Sarebbe in ogni modo una piccola vittoria, visto che da tempo il Fronte Nazionale, col sistema elettorale maggioritario, non ha alcun parlamentare. 

5. L’UMP (Unione per la Maggioranza Parlamentare, centro destra) in sostanza ha tenuto. E’ il primo partito francese (34,7% contro il 34,4% dei socialisti), ma rifiutando i voti del Fronte Nazionale, diminuirà gli eletti ai ballottaggi contro i socialisti, che saranno ora appoggiati da una sinistra variegata. Sarkozy non ha fatto campagna elettorale, è stato con la sua Carlà ad amoreggiare a Marrakech. Quindi, verosimilmente, ha consentito al suo partito di recuperare almeno una parte dei voti di destra anti-Sarkò.

6. I socialisti vedono aperta davanti a loro la vittoria alle legislative, dopo quella presidenziale. E qui sta tutto il problema: devono ottenere almeno 289 parlamentari, per essere al riparo dalla dipendenza dei voti di altri diversi, a cominciare dai comunisti (o fronte della sinistra che dir si voglia). Le stime oggi valutano per i socialisti , dopo i ballottaggi, un bottino tra 283 e 320 deputati, tra cui una decina di verdi. Saranno importanti queste cifre: in effetti la politica di Hollande, in Francia e in Europa , dipenderà molto da questa "autonomia" parlamentare del gruppo socialista, avendo sulla politica interna e su quella europea idee molto diverse gli uni dagli altri, nella "sinistra".

Nel dettaglio di questo primo turno delle legislative, ci sono molte sorprese di vecchi che cadono e nuovi che arrivano. Tra tutti quelli che rischiano ora di cadere vale la pena di ricordare due nomi: Bayrou, come prima accennato, che alle presidenziali del 2007 aveva raccolto il 18% dei voti; e la stessa Ségolène Royal, ex compagna di Hollande e già candidata a Presidente nel 2007 (ebbe allora il 47% dei voti), che è andata a cacciarsi in un ginepraio di collegio a La Rochelle, ove sarà a un ballottaggio triangolare, contro un uomo del posto del suo stesso partito e uno della destra. E pensare che è stata già candidata alla Presidenza della nuova Assemblea Nazionale (presunzione o leggerezza aver scelto quel collegio?).

Ma al di là di piccole storie o pettegolezzi politici, queste legislative dimostrano la vitalità della democrazia francese. I tre capi delle presidenziali del 2007, Sarkozy, Bayrou e Royal, dopo cinque anni rischiano di scomparire dalla vita politica francese. E questo grazie al sistema maggioritario, che è "ingiusto", ma efficace. Vedendolo dalla Francia forse un sistema misto sarebbe migliore: si tratta però di inventarselo.