Tutti i leader del socialismo europeo invidiano George Papandreou
05 Ottobre 2009
Il ministro degli esteri inglese David Miliband, in visita ad Atene nel maggio scorso, lo aveva riconosciuto. La sinistra riformista in Europa deve prendere esempio dal “Pasok” e dal suo capo, quel George Papandreou che ieri ha vinto le elezioni politiche in Grecia – invidiato praticamente da tutti gli altri leader dell’Internazionale socialista (di cui Papandreou è presidente dal 2006).
Negli ultimi anni, anche sotto la spinta di Papandreou – erede di una delle più potenti famiglie della politica greca del dopoguerra (suo nonno è stato per due volte primo ministro e si batté contro il Regime dei Colonnelli) – il partito socialista greco si è modernizzato, aprendo alle donne, vigilando sull’etica pubblica del proprio ceto politico, introducendo il meccanismo delle Primarie per la selezione della leadership. Così, il rampollo della nobile famiglia greca, che ha studiato ad Harvard ed ha insegnato all’Università, oggi può rivendicare di essere la sponda vincente della “sinistra mediterranea”, un modello vagheggiato anche dallo spagnolo Zapatero.
“Possiamo cambiare la Grecia e lo faremo” ha detto Papandreou quando ha saputo di aver vinto. La saldatura con lo sglogan di Obama, nel suo caso, può funzionare, visto che nuovo premier greco è nato ed ha vissuto negli Stati Uniti. Negli anni scorsi, la sua ambizione di trovare una soluzione pacifica alle tensioni fra la Grecia e la Turchia nell’Egeo – o per la irrisolta questione di Cipro –, come pure nei difficili rapporti di Atene con Tirana e la Macedonia, lo hanno reso un negoziatore esperto che piacerà agli "Obama boys" del Center For American Progress.
Il nuovo premier greco ha promesso un piano di 3 miliardi di euro per rilanciare l’economia attraverso nuovi investimenti, di potenziare il business del “verde”, riducendo le spese statali e con una ridistribuzione fiscale che colpisca i ceti abbienti. Da un punto di vista politico, Papandreou adesso ha il problema di creare una coalizione di governo stabile. Il Pasok è il primo partito, ma deve fare i conti con una sinistra comunista che si rafforza decisamente (insieme alla destra nazionalista del Laos), e con la coda del movimento antagonista, anarichico e insurrezionalista, che ha infiammato la Grecia nell’ultimo anno, facendola ripiombare nel disordine del passato.