Tutti i provvedimenti del centrosinistra che restano al palo
12 Febbraio 2008
La XV legislatura passerà alla storia non solo come quella con i più bassi indici di produzione normativa, ma anche come quella dei tanti disegni di legge bruscamente decaduti. Ddl annunciati con toni trionfalistici e poi dispersi nelle secche di questa legislatura. Colpevole la crisi di governo e lo scioglimento anticipato del Parlamento, che hanno di fatto impedito ai provvedimenti di fare il loro normale iter.
Un posto privilegiato spetta certamente al ddl Gentiloni, quello che avrebbe dovuto rivedere la legge Gasparri e come spesso amava ripetere il ministro delle Comunicazioni, padre del disegno di legge, “mettere fine al duopolio”. Per la verità ad essere finita è la speranza di vederlo approvato. C’è voluto oltre un anno perché riuscisse a passare la trafila delle Commissioni di Montecitorio ma in Aula non è riuscito mai ad approdare. E’ rimasto in “stato di relazione” sempre in procinto di essere calendarizzato.
Stesso destino per un altro provvedimento firmato dall’ex assessore capitolino: quello sulla riforma della governance Rai. Anche per questo ddl gli applausi a sinistra si erano sprecati. Finalmente, questo il sottofondo che accompagnava il ddl, era arrivato il momento di mettere fuori la politica dalla Rai. Da qui la decisione di rimodellare il vertice dell’Azienda realizzando una fondazione, che avrebbe avuto il compito di gestire l’Azienda, con a capo un amministratore delegato. Fondazione in cui avrebbero preso posto ben 11 membri provenienti da realtà più disparate. Non solo politica, ma anche mondo universitario, imprenditoriale e sindacale avrebbero potuto mettere le mani su viale Mazzini. Anche in questo caso se ne riparlerà in una prossima legislatura, forse.
Al palo anche la “terza lenzuolata” delle liberalizzazioni voluta dal ministro Bersani. Qui però si era andati molto vicini ad un’approvazione finale visto che l’ok la Camera lo aveva concesso. E così stavolta a rimanere nel cassetto sono stati i provvedimenti sulle assicurazioni auto, sulla telefonia mobile, l’editoria ed i carburanti senza dimenticare il settore dei farmaci e delle farmacie. Rimarrà nella storia degli atti parlamentari anche il provvedimento sui Dico, poi diventato Cus, e cioè quell’istituto giuridico che secondo l’Unione avrebbe permesso il riconoscimento della coppie di fatto. Un ddl presentato dal ministro Bindi che fu subito accompagnato da roventi polemiche tanto che al Senato in Commissione Affari Sociali fu necessario operare un’ampia modifica e rivisitazione. Il timore, secondo molti, era che dietro questo provvedimento si nascondesse la legalizzazione delle coppie omosessuali. Proteste tanto accese che raggiunsero anche le gerarchie del Vaticano portando all’organizzazione del “Family Day”. Un vortice di polemiche ed alla fine il disegno di legge è rimasto nella Commissione presieduta da Cesare Salvi fino alla fine della legislatura.
E sempre al Senato arenato c’è un altro provvedimento: quello dell’ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella, sulle intercettazioni. Negli intenti del leader del Campanile mettere in cantiere un provvedimento per ridurre il fenomeno della pubblicazione sui giornali delle conversazioni telefoniche. Approvato alla Camera, il ddl ha vissuto fasi alterne tra accelerazioni e battute d’arresto che hanno permesso di votare in Commissione Giustizia solo i primi sette articoli. Ma poi niente più.
Non vedrà la luce nemmeno la legge che avrebbe dovuto dire addio alla Bossi-Fini, quella sull’immigrazione. Stavolta è a Montecitorio che il ddl si arresta vittima delle divisioni della maggioranza ed anche per la ferma opposizione del centrodestra. Ma questa non è la sola riforma del centrodestra che rimarrà in vigore grazie allo scioglimento anticipato del Parlamento. Anche la legge sulla droga Fini-Giovanardi è passata indenne. Più volte annunciato dal ministro Ferrero in realtà il ddl di riforma non ha mai superato lo scoglio del Consiglio dei ministri, soprattutto per colpa delle divisioni nella maggioranza. A dire la verità però alla Camera si è cercato di lavorare ad un provvedimento simile, ma tutti i tentativi fino alla chiusura della legislatura sono stati inutili.
Rimarrà nel “libro dei sogni” del centrosinistra pure il ddl Lanzillotta, quello che avrebbe dovuto aprire al mercato la gestione dei servizi pubblici locali. Anche in questo caso a frenare il provvedimento è stata più la divisione della maggioranza piuttosto che l’opposizione del centrodestra. Le sue tracce si sono perse nella Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama con una brevissima parentesi in Aula a fine 2007. Affossato ma a Montecitorio anche il disegno di legge sul conflitto d’interessi, uno dei cavalli di battaglia dell’Unione presentato dall’attuale vice di Veltroni, Dario Franceschini, poco dopo la vittoria elettorale. Non solo, il provvedimento era stato anche teatro di un durissimo scontro politico che per oltre dieci mesi aveva visto fronteggiarsi a colpi di emendamenti, nella Commissione Affari Costituzionali guidata da Luciano Violante, centrodestra e centrosinistra. Alla fine tutto è risultato inutile. Appena arrivato in Aula del ddl non si è avuta più notizia, finendo così tra i tanti provvedimenti, fantasma,di questa legislatura.