Tutti parlano di pedaggi, nessuno del delirante piano sui bus turistici a Roma

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Tutti parlano di pedaggi, nessuno del delirante piano sui bus turistici a Roma

02 Luglio 2010

Bisogna riconoscere che il sindaco Alemanno ha avuto presenza di spirito. Rispondere così, di getto, quasi d’impeto – e con un’espressione dal tono assai poco istituzionale – è un’indubbia dimostrazione di personalità. Al di là del merito della questione dei pedaggi sul Grande raccordo anulare, sulla quale si può opinare, ci viene da dire: bravo Sindaco, la vorremmo più spesso così, pronto, gagliardo e pugnace. Perché purtroppo, invece, in lei riscontriamo sovente toni soffusi, timidi, non adeguati al suo ruolo e alla sua storia. Non vorremmo essere fraintesi. Non intendiamo dire che ci piacerebbe rivedere la baldanza del segretario del Fronte della Gioventù movimentista. Anzi siamo molto, troppo lontani per storia e cultura da quell’Alemanno lì.

Però, in certi momenti e su certe questioni cruciali, vorremmo quella immediatezza che gli fa uscire dalla bocca: “Casello sul Gra? Lo sfondo con la mia macchina”. Quella stessa fermezza occorrerebbe per affrontare alcuni nodi che, giorno dopo giorno, invece di sciogliersi si imbrogliano sempre di più.

Prendiamo, non a caso, la questione dei bus turistici. Chi segue questo rubrica sa che è un tormentone evergreen. Ne parliamo perché proprio, quando tutti si son concentrati sul “lo sfondo…”, è entrato in vigore un nuovo “Piano per i bus turistici”. Un provvedimento salutato da molti esponenti del Pdl capitolino come una svolta amministrativa. Qualcuno ha detto: “per anni si è lasciato senza controllo e senza organizzazione questo problema”. E’ vero. Nell’ultimo decennio si è fatto crescere un vero e proprio cancro nel cuore della città. E in un centro storico totalmente inadatto a sopportare il peso, le misure, il rumore e lo smog che quei bestioni producono.

Eppure ci fu un tempo (è proprio il caso di usare il passato remoto), durante il quale questo problema non solo fu affrontato, sconfiggendo sosta e circolazione selvaggia, ma fu risolto! E’ stato grazie all’allora sindaco Rutelli, che lottò con convinzione per far uscire i torpedoni dalla Mura aureliane. Dovette fare estenuanti bracci di ferro con le società turistiche, eppure tenne fede al proposito iniziale: fuori i pullman dal centro.

 

 

Su questo argomento, determinante affinché la cosiddetta “mobilità” non si trasformi in “immobilità” davanti al torpedone bloccato nelle strade di Roma – giusto un anno uscì un articolo dell’ottimo Bernardo Pizzetti, “epurato” da Veltroni, ma ancora attivo sulle colonne dell’edizione romana del Corriere della sera. Lo vogliamo riprodurre per intero per far riflettere i nostri lettori. Premettendo che il Piano della Giunta Alemanno di oggi va esattamente nella direzione opposta a quella auspicata da Pizzetti ieri, prevedendo la misura veramente delirante di aree di parcheggio in zona centralissime della Capitale.

PULLMAN TURISTICI E LOBBY

di Bernardo Pizzetti

Tempo fa Giuliano Amato lanciò un opportuno appello contro l’invasione dei pullman turistici e la sostanziale assenza di rego- le per la loro circolazione e sosta che co- stituisce una delle tante singolari peculiarità della viabilità a Roma.

Dell’argomento si è occupata più volte Lilli Garrone su questo giornale ed è stata avviata anche una campagna sul Corriere online da sostenere e rafforzare. Si tratta infatti di uno dei punti critici su cui misurare la capacità e il coraggio degli uomini che guidano la città nell’assumere decisioni che mettano al primo posto gli interessi dei cittadini rispetto a quelli corposi e potenti delle lobbies degli albergatori, degli operatori turistici, del Vaticano e dell’ampio business che ruota attorno ai pellegrinaggi, che spingono perché tutto rimanga in una sorta di far west selvaggio.

Per tali lobbies i vantaggi sono evidenti: si scaricano i costi sulla città (in termini di congestione, tempo perso, inquina- mento) e si incamera un profitto privato. Facile e semplice.

Come facile e semplice deve essere stato in questi anni trovare orecchie sensibili in Campidoglio che, a partire dalla fine del Giubileo, si sono adoperate per smontare pezzo dopo pezzo l’unico piano pullman che abbia funzionato (quello del Giubileo, appunto) ideato dall’allora assessore Tocci e studiato anche dagli amministratori parigini.

Quel piano si basava su tre semplici cardini: 1) furono istituite le linee J che non effettuavano trasporto turistico ma, bensì, trasporto urbano nei punti di interesse turistico. Le linee erano intera- mente gestite da privati, non c’era sosta in doppia fila e, aspetto fondamentale, senza spesa di gestione per il Comune; 2) fu impedito l’accesso al centro per i bus, realizzati parcheggi a pagamento e chiusi quelli gratuiti come quello su Via delle Fornaci ora (purtroppo) riaperto; 3) fu consentito, solo per l’anno giubila- re (potenza delle lobbies), di aumentare le sanzioni, con multe salate e introducendo i «ganascioni», misure mai più reiterate.

Insomma, non è vero che non si può fare nulla: chi ha spinto, ha resistito alle pressioni e voluto lavorare per la città, ha ottenuto risultati e questo rappresenta un parametro di riferimento anche per il lavoro degli attuali amministratori.

 

 

 

 

 

 

 

Non c’è molto da aggiungere. Solo una promessa: presto gireremo la città su uno scooter per realizzare un filmato che illustri il vero e proprio delirio che si vive in certe giornate grazie ai torpedoni. Forse se capitasse di vederlo al Sindaco potrebbe ripensare il Piano. Chissà, noi comunque ci proveremo, con lo stesso spirito critico ma propositivo che riservammo al vero responsabile del ritorno alla jungla dei pullman: Walter Veltroni.