Tutti pazzi per Melania Trump

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Tutti pazzi per Melania Trump

19 Luglio 2016

Il partito democratico, e quello repubblicano, è attraverso la convention  che assegnano l’investitura (nomination) ufficiale al candidato che correrà per la Casa Bianca. Il 18 luglio si è aperta ufficialmente quella repubblicana, con i suoi 2472 delegati, e la prima giornata non poteva avere altro titolo se non l’esemplificativo ‘Make America Safe Again‘. D’altro canto la sicurezza è proprio al centro della campagna elettorale di Donald Trump. Sicurezza e immigrazione, sono questi i cavalli di battaglia del Don. 

Quella di questi mesi è un’America su cui incombe la spada di Damocle del terrorismo islamista e afflitta dalle tensioni razziali che non accennano a scemare. Cleveland, in queste ore, offre il profilo di città sigillata da misure di sicurezza volte ad evitare altri colpi mortali. Migliaia di poliziotti sono stati chiamati da altri stati per dare manforte ai cinquecento agenti assegnati alla protezione della Quicken Loans Arena, dove si svolge la Convention. Il capo del sindacato della polizia ha chiesto al governatore dell’Ohio, John Kasich, di sospendere la legge che permette di portare liberamente armi in pubblico. Ma Kasich ha detto chiaramente di non poter scavalcare la Costituzione e le leggi federali. 

La convention, aperta da Reince Priebus, capo del Comitato Nazionale del GOP, ha voluto subito ricordare con un minuto di silenzio la memoria dei tre poliziotti assassinati ieri a Baton Rouge, in Louisiana, e i cinque uccisi in analoghe circostanze l’8 luglio scorso a Dallas, in Texas. Ma contemporaneamente la polizia è costretta a sorvegliare i cortei antiTrump che sfilano per la città dell’Ohio. Donald Trump ha voluto affidare alla moglie Melania il compito di ‘rompere il ghiaccio’ alla Quicken Loans Arena di Cleveland. Alla prima prova da first lady, l’ex modella slovena si fa quindi portavoce dell'”amore per questo Paese”. Saliranno sul palco, poi, uno ad uno tutti i componenti del clan Trump.

Ma il fischio di inizio è stato più turbolento del previsto. E’ esplosa la protesta con una serie di delegati repubblicani del movimento “Never Trump“, guidati dal senatore dello Utah, Mike Lee, che hanno scatenato il caos. Hanno contestato le regole di votazione della convention e reclamato urlando una votazione nominale con l’obiettivo di forzare “una clausola di coscienza” per svincolare i delegati rispetto all’appoggio a Trump. Steve Womack, deputato repubblicano dell’Arkansas, ha spiegato dal podio della convention che nove stati hanno richiesto una votazione per appello nominale, ma tre hanno fatto marcia indietro, e dunque, la presidenza del partito ha “ritenuto insufficiente il supporto per far passare la richiesta”.

Sale sul palco Pat Smith, la madre di una delle vittime dell’attentato al consolato consolato americano di Bengasi nel 2012. Niente mezzi termini: “Trump è tutto ciò che Hillary Clinton non è: è schietto, diretto e forte. E non esiterà a uccidere i terroristi che minacciano le vite americane. Se la Clinton non può darci la verità, perché dovremmo darle la presidenza?”. Gli animi cominciano a scaldarsi e, questa volta, tocca a David Clarke, sceriffo in Wisconsin, prendersi tutta la luce dei riflettori, fare il saluto militare e lanciare il messaggio, forse, più chiaro della serata: da che parte sta l’elettorato di Trump nella ‘guerra razziale’ che affligge l’America in questo particolare momento storico? Non è complicato, dalla parte dei ‘blue’, dei poliziotti. E rincara la dose definendo “anarchia” il movimento ‘Black live matter‘, che si batte contro l’uccisione di neri da parte della polizia. 

La platea è quindi pronta a salutare un altro eroe repubblicano, Rudy Giuliani, ex sindaco di New York. “Io lo so che possiamo cambiare, perché io ho cambiato New York City. Quello che io ho fatto per New York, Donald Trump può farlo per l’America”. Il suo discorso è un crescendo e non manca di ricordare la Polizia di Cleveland “che ci protegge” e gli agenti uccisi a Baton Rouge. Si abbassano le luci, e sulle note di ‘We are the champions’ dei Queen, Donald Trump compare sul palco della convention repubblicana per introdurre la moglie Melania:  “Vinceremo, vinceremo alla grande?”, si chiede. “La cittadinanza degli Stati Uniti è il più grande privilegio della Terra”, spiega Melania. Lei l’ha ottenuta dieci anni fa. Lo ricorda raccontando all’America la sua storia di modella giunta dalla Slovenia a New York. “Se avrò l’onore di diventare first lady, userò quel meraviglioso privilegio per tentare di aiutare chi ne ha più bisogno”.

Il resto, poi, è tutto per il marito. “Se volete qualcuno che lotti per voi, ve lo posso assicurare, è lui”. L’uomo giusto secondo Melania, il marito che ama la famiglia e “il suo Paese” più di tutto; che è un uomo buono, gentile, assennato.” Ha  sorpreso un po’ tutto sentirla parlare a lungo e con un piglio mai notato fino ad ora. Donald Trump – ha detto ammettendo di essere di parte – “offre una nuova direzione, un cambiamento, prosperità. Vuole rappresentare tutte le persone, non solo alcune”. A quel punto sono scoppiati gli applausi e le grida di approvazione. “Ciò include cristiani, ebrei, musulmani; ispanici, afroamericani e asiatici; poveri e la classe media“. Per il Washington Post il primo giorno di convention si è protratto tra applausi e retorica: un modo convincente per mettere da parte i dubbi e mostrarsi uniti attorno alle proposte politiche di Trump, che tanto sembravano aver diviso il partito repubblicano. Mostrarsi uniti, soprattutto quando si tratta di attaccare Hillary, sottolinea il WP.