Tutti vogliono ancora l’Italia alla guida di UNIFIL

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Tutti vogliono ancora l’Italia alla guida di UNIFIL

13 Novembre 2009

Nuovo round della sfida tra Italia e Spagna sui fronti delle missioni internazionali. A riaccendere le polveri ha provveduto la telefonata del premier israeliano Bibi Netanyahu a Silvio Berlusconi nella quale Gerusalemme ha chiesto che l’Italia prolunghi per sei mesi il comando dei caschi blu nel Libano meridionale. Una telefonata che doveva rimanere riservata ma il cui contenuto è trapelato da ambienti governativi israeliani e raccontato dal quotidiano Haaretz scatenando le ire di Madrid che vorrebbe al più presto un suo ufficiale al posto del generale italiano Claudio Graziano, alpino alla guida dei caschi blu da quasi tre anni. 

A rendere più complicata la situazione contribuirebbe il fatto che Netanyahu abbia concordato la richiesta all’Italia con i vertici militari senza informare il ministero degli Esteri, Avigdor Lieberman, che ha comunque precisato che Israele "non ha alcuna preferenza sul comandate di Unifil". Come ha ricordato anche il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, anche gli Usa premono per un prolungamento del comando di Graziano dal momento che i 2.400 militari italiani godono della migliore reputazione tra i 13.000 caschi blu schierati in Libano, apprezzati da Israele ma anche dalle forze libanesi, dalla popolazione e da Hezbollah. Un successo dovuto in buona parte anche alle qualità del generale Graziano, il primo comandante di Unifil a riuscire a mettere intorno allo stesso tavolo tutte le parti in causa nei meeting mensili che si tengono sulla Linea Blu.

Gerusalemme spinge da tempo perché Unifil resti a guida italiana, anche perché considera l’attuale governo spagnolo troppo filo-arabo, al punto che un paio di mesi or sono fonti vicine al Dipartimento per il Peacekeeping dell’Onu riferivano la possibilità che un altro generale italiano rimpiazzasse Graziano. La richiesta israeliana di mantenere ancora per qualche mese un commander italiano in Libano sarebbe motivata dalle tensioni e dall’instabilità in Libano che richiedono un comandante esperto. Argomenti un po’ deboli, ai quali si aggiungono indiscrezioni di ben altra natura. Gerusalemme riterrebbe i primi sei mesi del 2010 risolutivi per la crisi con Teheran. Comprensibile quindi che in vista di possibili azioni militari contro i siti nucleari di iraniani Tsahal cerchi di disporre di salde garanzie sul ruolo dei caschi blu in Libano. Nella vicenda gli spagnoli hanno dimostrato di avere ancora una volta la coda di paglia con El Pais che accusa l’Italia di ricattare l’Onu chiedendo di ritirare mille soldati dal Libano posticipandone il rimpatrio alla scadenza del prolungamento di comando a Graziano anche se poi ammette che Roma "non ha presentato formale proposta di proroga ma lo ha fatto solo informalmente”.

Motivi d’irritazione iberica sono prevedibili anche per le recenti occasioni italiane per “mostrar bandiera” in Libano. Dalla visita a Tibnin del Presidente della Repubblica per la Festa delle Forze Armate al passaggio di consegne tra la brigata Ariete e l’aeromobile Friuli, unità di punta dell’esercito e forse l’ultima forza italiana a livello brigata a schierarsi a sud del Litani.  Con un ennesimo flop il giornale madrileno ha citato esperti militari che sospettano complotti tesi “a fare in modo che Graziano finisca la sua carriera in Libano". Graziano verrà invece promosso generale di corpo d’armata a fine anno e per lui sono previsti comandi prestigiosi come quello del Corpo di reazione rapida Nato.

Secondo il quotidiano spagnolo se l’Italia dovesse riuscire nel suo intento, “si tratterebbe di uno schiaffo per la Spagna” anche perché Josè Zapatero vorrebbe aprire il semestre di presidenza europeo con uno spagnolo alla guida di Unifil. La Farnesina ha comunque tranquillizzato Madrid circa l’intenzione di cedere al più presto il comando di Unifil anche se questa decisione verrà presa a New York e non nelle due capitali mediterranee. Roma chiede che con l’avvicendamento del comando i mille soldati italiani siano rimpiazzati da altrettanti spagnoli per non indebolire lo “zoccolo duro” delle truppe dell’Onu composto da reparti europei. Una richiesta non facile da soddisfare a causa delle difficoltà finanziarie che colpiscono anche la Difesa spagnola ma che risulterà più "digeribile" dopo il ritiro del contingente iberico dal Kosovo, la cui indipendenza non è riconosciuta da Madrid, che renderà disponibili rinforzi per il Libano senza aggravare i costi per le missioni oltremare.

Quanto all’Italia resta il paradosso di una missione libanese voluta dal governo Prodi e inizialmente mal tollerata dall’attuale esecutivo che negli ultimi tempi la sta invece valorizzando. Con l’aria che tira in Afghanistan quello libanese rischia di essere l’unico successo sbandierabile, almeno per ora.  

© Analisi Difesa