Tutto quello che avreste voluto sapere sui brogli elettorali all’estero

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Tutto quello che avreste voluto sapere sui brogli elettorali all’estero

16 Agosto 2007

Da quando la denuncia di brogli nel voto degli italiani all’estero nelle elezioni del 2006 è arrivata da Repubblica, tutti hanno messo i titoli in prima pagina, ci hanno aperto i telegiornali e il presidente della Camera ha pure invitato il governo a intervenire! Quando nell’aprile-maggio dell’anno scorso le stesse malefatte, e molte altre ancora, le denunciava il settimanale Tempi, in un’inchiesta a puntate curata dal sottoscritto, praticamente nessuno se ne faceva un baffo. Sì, perché di schede incettate, di voti espropriati a centinaia, di video incriminanti e delle prodezze dei signori Fedi e Randazzo (i due protagonisti del video che è stato trasmesso su www.repubblica.it) Tempi ha scritto in lungo e in largo già quindici mesi fa, fra l’aprile e il maggio del 2006.

Nell’inchiesta c’erano già Marco Fedi e Nino Randazzo, candidati alla Camera e al Senato per l’ “Unione in Oceania”, che diffondevano propaganda elettorale con la propria candidatura usando buste con la scritta “materiale elettorale in arrivo dal consolato – non gettare questa busta”. C’erano le schede elettorali rastrellate da squadre di militanti che entravano nelle case facendosi passare per pubblici ufficiali o che semplicemente le rubavano dalle buchette delle lettere, dai patronati che si incaricavano di votare al posto degli elettori che erano loro utenti, da gente che andava a “comprarle” nei bar frequentati dagli italiani (è possibile persino stendere un “tariffario” col prezzo delle schede nei vari paesi, in euro, franchi svizzeri e dollari). C’era la storia di un video, come quello australiano, ma proveniente dal Belgio, trasmesso addirittura da “Striscia la notizia”, ma passato sotto silenzio persino quando il sottoscritto aveva scovato e convinto a rivelarsi il suo anonimo autore. Nel video si vedevano centinaia di buste di quelle che contenevano i bollettini di voto, con le diciture consolari, gettate per terra in uno stanzone insieme a certificati elettorali privi del tagliando per il voto: la prova che qualcuno aveva sottratto agli elettori o per lo meno rastrellato illegalmente le schede per poterle votare con comodo. La voce fuori campo dell’autore attribuiva la responsabilità dell’operazione a simpatizzanti dell’Unione. Avevamo individuato l’autore del video e, grazie alla gentile e indispensabile collaborazione degli europarlamentari Mario Mauro e Andrea Tajani, realizzato una conferenza stampa presso il Parlamento europeo a Bruxelles dove rivelavamo le sue generalità alla stampa italiana e internazionale: si trattava di un residente italiano di Charleroi di nome Sebastiano Scandereberg, militante della Lista Tremaglia. Alla conferenza stampa erano presenti giornalisti e corrispondenti di Ansa, Ap-com, Corriere della Sera, Repubblica, Il Sole24Ore, l’Unità, Rai1. I telegiornali nazionali di Belgio e Lussemburgo diedero la notizia in prima serata, completando i servizi con un’intervista a Sebastiano Scandereberg (che veniva definito “militante fascista”). La stampa e le tv italiane non dedicarono una riga o un secondo di trasmissione alla denuncia. Alla conferenza stampa Lorenzo Consoli di Ap-com disse: “È la prima volta che vedo il video; visto così non mi sembra che dimostri un granché. Non dimostra che quelle siano schede votate, ci vuole qualche cosa di più per dare l’evidenza che quelli sono voti che sono stati raccolti e non dati personalmente”. Giuseppe Sarcina del Corriere della Sera rincarò la dose: “Ci avevate promesso delle evidenze che avrebbero mostrato che il risultato elettorale era stato ribaltato: non mi pare che questa evidenza ci sia; non si capisce da che parte siano venute le irregolarità: plichi non consegnati, tagliandi mutilati, buste sottratte dalle caselle postali, squadre di persone. Qui si parla di partiti, probabilmente tutti i partiti, quindi la lezione da trarre da questa pagina piuttosto grottesca che si è rivelata l’elezione degli italiani all’estero è che il governo l’ha gestita in maniera catastrofica. Essendo malizioso potrei chiedere se questa conferenza sarebbe stata fatta se il risultato elettorale fosse stato opposto”. Stesso delizioso cinismo da parte del collega Enrico Brivio del Sole24Ore: “I più maliziosi potrebbero pensare che siccome si credeva che il voto degli italiani all’estero fosse fondamentalmente di centrodestra (contrariamente a quanto poi si è visto), c’è stata anche la volontà di non fare grandi controlli per facilitarlo”.

Eppure la testimonianza di Sebastiano Scandereberg non era l’unica che avevo raccolto. Decine di persone, nessuna anonima ma tutte con nome e cognome e facilmente individuabili, avevano accettato di denunciare apertamente brogli, abusi e irregolarità. Qui posso riproporre alcune voci. Filippo Calzetta, immigrato siciliano a Bruxelles: “Te lo giuro, mio fratello è uscito la mattina e ha visto che nella buca delle lettere c’era il plico elettorale spedito dal consolato. È tornato a casa alle 16.30 e la busta non c’era più! La stessa cosa è successa a una signora italiana che abita nella sua via: ha visto il plico mentre usciva di casa, quando è tornata non c’era più. Chi è stato? Sono quelli dell’Unione! Queste cose le fanno loro. Sono gli stessi che vanno in giro per le case a dire alla povera gente: ‘Siamo quelli dell’organizzazione elettorale, date a noi le buste: ci pensiamo noi’. E questi li conosciamo uno per uno, sappiamo con chi stanno. Ma la gente non ha il coraggio di denunciare queste cose: hanno paura”.

Rosario Cambiano, residente a Colonia, candidato di Forza Italia alla Camera per la Ripartizione Europa: “Se lei venisse nei bar italiani si renderebbe conto di persona. Ci sono tre, quattro clan che chiedono alla gente le buste elettorali, e sono tutti di centrosinistra. Dicono: ‘Ti serve la busta che ti è arrivata dal consolato? E dammela, dai, che ti offro un caffè’. Ne racimolano non so quante e poi il voto ce lo scrivono loro stessi. L’hanno chiesta pure a me! Ah, lei è candidato? Mi scusi tanto”.

Stefano Natile, un italiano residente a Bruxelles afferma di aver assistito al passaggio di mano di pacchetti di schede in un bar cittadino frequentato quasi esclusivamente dagli italiani. “C’