Tutto si tiene, la rielezione di Obama, il ritiro dall’Iraq e l’Iran nucleare

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Tutto si tiene, la rielezione di Obama, il ritiro dall’Iraq e l’Iran nucleare

21 Dicembre 2011

E’ vero che George W. Bush promise agli iracheni che le truppe americane avrebbero lasciato l’Iraq alla fine del 2011, ma il presidente Obama ha peccato di solerzia ritirandole frettolosamente prima di Natale. Obama ha dimenticato i suggerimenti dell’ex segretario alla Difesa Gates: la vittoria andava protetta, gli Usa erano la garanzia per evitare che "il giorno dopo" l’Iran mettesse il cappio al suo storico rivale in medio oriente.

Negli ultimi giorni abbiamo registrato i primi effetti concreti del ritiro: il premier iracheno al Maliki, che oggi ha il monopolio delle strutture della forza nel Paese, ha fatto diramare un mandato di arresto contro il suo vicepresidente, Tareq al-Hashemi, accusandolo di terrorismo. Maliki rappresenta la componente sciita dell’Iraq, vincente e che guarda a Teheran; al-Hashemi è un sunnita e i sunniti oggi pagano il fio di aver scatenato l’insorgenza nel 2005.

Il ritiro americano apre dunque molti scenari imprevedibili: il primo arride all’Iran che adesso potrà estendere la sua influenza e proseguire in quella sorta di destino manifesto che si è dato: diventare lo stato-guida del mondo arabo. Il secondo pone interrogativi cruciali sulla stabilità politica dell’Iraq, primo fra tutti l’indipendenza dell’attuale premier, e poi sulle crescenti rivalità etniche fra sunniti, sciiti e curdi, e sul rischio di nuove fiammate di violenza se gli iraniani scateneranno i loro mastini alla Moqtada al-Sadr.

Infine c’è uno scenario di dimensioni globali che lega l’America all’Iran, le elezioni presidenziali del 2012 allo scontro interno fra Khamenei ed Ahmadinejad. Come ha scritto Daniel Pipes, l’Iran influenzò direttamente le presidenziali del 1980, mortificando Carter e favorendo l’ascesa di Ronald Reagan. Khamenei ha un’altra chance nel 2012, far passare Obama come un debole davanti all’opinione pubblica americana, il presidente che ha abbandonato l’Iraq nelle mani dell’Iran. Ha il sapore di una sconfitta elettorale.

Di contro, come registrano sempre più osservatori, il complicarsi della situazione interna negli Usa (crisi economica, eccetera) avvicina l’ipotesi che Obama decida di tirare il grilletto contro le installazioni nucleari iraniane, una mossa che potremmo aspettarci già nella prima metà del 2012. Sarebbe il bis dopo il colpo gobbo a Osama e un buon abbrivio per la rielezione. Tante prospettive nessuna delle quali particolarmente ottimistica.