Tv2000, c’è ancora qualcosa di buono nella televisione italiana
11 Ottobre 2012
Si rimane a dir poco colpiti entrando negli studi di Tv2000. Richiamati i giornalisti per la presentazione del nuovo palinsesto televisivo made in Boffo, la prima impressione è che qualcosa di buono c’è ancora (e si può dire in questo caso “grazie a Dio”) nel giornalismo italiano. L’ambiente è caldo e accogliente. E il nuovo contenitore, come lo chiama il direttore, dà l’impressione che da quegli studi televisivi appena rifatti si vuol fare sul serio.
Dino Boffo è lì, si muove tra i suoi giornalisti e si sente a casa. Sembrano lontani i giorni del fango mediatico ma si percepisce che ci sono stati, che non si cancellano con un reset e che anzi in qualche modo ispirano la direzione che Boffo vuole dare alla sua tivvù. Lui sa che tipo di televisione vuol fare ma soprattutto sa che tipo di televisione non vuole fare.
Il direttore parla a lungo. Di questa Tv che ha voluto ascoltare prima che raccontare. Che è partita dagli ultimi posti ma che oggi conta lo 0,66% di share (“un ottimo risultato per essere partiti dal basso, ma vogliamo arrivare all’1 per cento”). Ci tiene a definire Tv2000 una televisione di flusso e di compagnia, che ha istituito un rapporto diretto col suo pubblico perché conosce il suo pubblico. Un pubblico vivo ma non indistinto (“noi sappiamo a chi ci rivolgiamo”, ripete in più occasioni), che, come in ogni televisione che si rispetti, chiama (“in alcuni programmi arrivano persino 300 telefonate all’ora”), discute, chiede. E la tivvù di Boffo ascolta e risponde. Il tutto rispettando uno “stile”, linguaggio perduto nelle pieghe del giornalismo spazzatura imperante negli ultimi anni. Insomma, Tv2000 è una televisione che si rivolge a tutti coloro che vogliono una tivvù diversa da quella generalista.
“Noi non abbiamo segreti”, ci tiene a sottolineare Boffo, che sa esattamente il messaggio che vuol mandare ai suoi telespettatori (e anche ai giornalisti convocati per la conferenza stampa). Le idee sono chiare. Il nuovo palinsesto si apre alla contaminazione con gli altri (Gad Lerner ha già condotto l’Infedele dagli studi di via Aurelia), parla di famiglie, di giovani, di cultura e –ovviamente- di fede. E, come ogni televisione che si rispetti, ha il suo telegiornale, che come ascolti raggiunge quasi il 2 per cento (la7 prima di Mentana, per avere un paragone), un reality, che però rifugge la volgarità e parla della vita quotidiana, non per questo meno interessante o ricca di complessità, di cinque famiglie italiane (Romanzo familiare) e un programma di cucina (Quel che passa il convento, conduttore rigorosamente un don, don Domenico dell’Abbazia di Casamari). Ma c’è anche molto altro, tra le sette del mattino e le nove e mezza di sera: documentari di storia, geografia, reportage, talk show, concerti, approfondimenti su cinema e cultura. E c’è il rosario. Si, proprio il rosario. Rituale a dir poco desueto per i frequentatori della pop tv, ma molto amato dagli aficionados di Tv2000. Solo un dato per capirsi: lo share raggiunge almeno l’8 per cento. Come a dire: nell’epoca del manistream laicista esiste ancora l’eccezione italiana. L’Auditel prima o poi se ne dovrà fare una ragione, sottolinea con una punta polemica il direttore.
L’impressione finale che si ha è che questa Tv sia sempre meno "dei vescovi" e sempre più "dei credenti". Che non vuol dire, con intento riduttivo, che la secolarizzazione sia giunta anche qui. L’intento di Boffo, al contrario, è portare Cristo nelle case dei telespettatori attraverso la Tv ma forse anche una realtà, in cui le parrocchie arrivano sempre meno, a portata di Chiesa.
Insomma, la nuova evangelizzazione, filo conduttore di quell’Anno della fede che proprio oggi inaugura Papa Benedetto di fronte ai fedeli, passa anche attraverso la Tv.