Tzipi vince di un soffio le primarie e cerca alleati per un nuovo governo
18 Settembre 2008
Stando ai primi exit poll, la strada di Tzipi Livni sembrava tutta in discesa: così non è stato, e i conteggi sono proseguiti per tutta la notte. La vittoria, però, è giunta lo stesso: l’attuale ministro degli Esteri israeliano ha sconfitto alle primarie il ministro dei Trasporti Shaul Mofaz, con un vantaggio di soli 1.1 punti percentuali. La Livni prenderà ora il comando del partito centrista di Kadima: il primo compito sarà quello di cercare una coalizione di governo disposta a sostenerla. In caso contrario, (verosimilmente) a gennaio Israele si recherà alle urne per eleggere il successore del premier dimissionario Ehud Olmert.
Come si sia giunti ad elezioni primarie, per eleggere il successore dell’attuale premier israeliano, è storia nota. Staccatosi dal Likud per fondare il partito centrista Kadima, Ariel Sharon si ammala e passa il testimone a Olmert: a lui il compito di governare lo Stato ebraico. Per l’ex sindaco di Gerusalemme le prime difficoltà sorgono nell’estate del 2006, in occasione della guerra in Libano: messo sotto accusa da più parti per la condotta governativa nelle settimane del conflitto, la schiera dei critici vede proprio Tzipi Livni tra i principali attivisti. Parzialmente assolto dalla commissione Winograd – istituita per indagare sulla condotta dei vertici governativi e militari in occasione della guerra – Olmert non supera però un ulteriore scandalo di carattere finanziario. Investito dall’accusa di aver ricevuto tangenti da un uomo d’affari americano, al minimo della popolarità e attaccato dalla stessa coalizione governativa, il premier (che si dichiara innocente) preannuncia dimissioni e primarie per eleggere il suo successore. Le stesse primarie che hanno incoronato ieri l’attuale ministro degli Esteri – e capo della delegazione israeliana nelle trattative di pace con i palestinesi – al vertice di Kadima.
Grande favorita dai sondaggi, Tzipi Livni ha potuto annunciare la vittoria sul principale sfidante solo all’alba: i risultati ufficiali, annunciati dal portavoce del partito Shmuel Dahan, le danno la vittoria per 43.1%, contro il 42% del ministro dei Trasporti Mofaz. Una vittoria risicata, ma comunque sufficiente (in quanto superiore al 40%) per evitare il ballottaggio. "La responsabilità nazionale di cui sono stata investita mi porta ad affrontare questo lavoro con grande rispetto" ha dichiarato la vincitrice, chiamando poi all’unità gli oppositori delle primarie: "Sono stati rivali per un momento, ma abbiamo tutti la stessa missione. Insieme creeremo stabilità governativa". Le prime parole della Livni sono tutte volte all’unità: starà a lei, nelle prossime settimane, cercare una coalizione di governo stabile per evitare elezioni anticipate – che, secondo i sondaggi, vedrebbero favorito il partito di destra Likud. Per ora il ministro degli Esteri può contare sul riconoscimento della vittoria da parte dello sfidante Mofaz e del premier israeliano Olmert – che mercoledì ha definito le sue dimissioni "molto dolorose", senza tuttavia provare "amarezza".
Ma le vere difficoltà, per la Livni, arrivano ora. Secondo le leggi israeliane – con un procedimento non dissimile da quello italiano – dopo le dimissioni del premier Olmert (che saranno annunciate domenica al consiglio dei ministri e al presidente Peres), il presidente israeliano conferirà l’incarico di formare un nuovo governo al nuovo capo di Kadima. A questo punto Tzipi Livni avrà 42 giorni per costituire una nuova coalizione governativa che sia votata dalla maggioranza del parlamento: sarà una lunga mediazione, che dovrà mettere d’accordo tanto la sinistra di Barak quanto il partito ortodosso della Shas. Se la Livni dovesse fallire, Peres istituirà nuove elezioni da tenersi entro 90 giorni: si capisce così perché il processo di formazione del nuovo governo israeliano possa richiedere mesi, durante i quali Olmert rimarrà premier ad interim per il disbrigo degli affari istituzionali.
Quello che ora tutti si chiedono è se la Livni sia in grado di creare (e guidare) una nuova compagine governativa. Sulle capacità politiche del ministro, pochi sono i dubbi: Tzipi è stata un agente operativo del Mossad prima di entrare alla Knesset come parlamentare del Likud nel 1999. Insieme ad Ariel Sharon la Livni è stata una delle fondatrici di Kadima, il partito che l’ha portata a diventare il secondo ministro degli Esteri donna d’Israele dopo Golda Meir. La vittoria di Tzipi Livni alle primarie è dovuta anche al fatto che – in caso di elezioni anticipate – rappresenta per Kadima il miglior avversario possibile da opporre al Likud.
La sua missione, oggi, è però quella di evitare consultazioni anticipate mettendo insieme quelle diverse anime politiche che non pochi problemi hanno creato a Olmert negli anni passati. Da un lato c’è il partito ortodosso Shas, guidato da Eli Yishai per il quale "se la Livni vuole un nuovo governo, dovrà accondiscendere alle nostre richieste"; dall’altro c’è il Labour di Barak, le cui richieste sono molto distanti da quelle di Shas. Nessuna possibilità ad un governo di coalizione è venuta poi dal Likud, che reputa la Livni una delle responsabili del fallimento della guerra in Libano e vede nelle elezioni anticipate una concreta possibilità per tornare a guidare Israele.
Perplessità sul compito che attende la Livni è stata espressa anche dai maggiori quotidiani israeliani. Sul quotidiano progressista "Haaretz", Amir Oren ha sottolineato come la prima missione della Livni debba essere quella di "deolmertizzare il partito e purgare la corruzione", il tutto senza perdere tempo: Iran, Hezbollah e Hamas potrebbero trarre vantaggio dalla sua inesperienza alla guida del paese. Secondo il quotidiano conservatore "Jerusalem Post" poi, nelle parole dell’editorialista David Horovitz, dei 74.000 supporter di Kadima solo la metà si è recata a votare e di questi meno della metà a votato per lei: un po’ poco, secondo il giornale, per poter guidare un paese senza ricorrere ad elezioni generali.
Sul tavolo resta infine la questione delle trattative di pace con i palestinesi. Nelle prossime settimane sarà Olmert a tenere i contatti con la controparte, ma fino all’elezione di un nuovo premier verosimilmente tutto si fermerà: l’unica certezza è che non solo il capo del Likud, ma anche la stessa Livni sarà meno disponibile di Olmert a cedere di fronte alle richieste della controparte. Il capo dei negoziatori palestinesi si è ufficialmente felicitato per l’elezione della Livni, mentre per Hamas – impegnato in una tregua con il governo israeliano – il passaggio di consegne non cambierà nulla: secondo Ismail Haniya, infatti, chiunque diventi premier "rifiuterà di riconoscere i diritti dei palestinesi".