Ucciso il fratellastro di Kim Jong-un. Morte anche le due sospette assassine
15 Febbraio 2017
Kim Jong-nam, il fratellastro più grande del leader nordcoreano Kim Jong-un, è stato ucciso lunedì mattina all’aeroporto di Kuala Lumpur, in Malaysia. Con ogni probabilità, in base alle ricostruzioni della polizia malese, la morte è stata causata da uno spray chimico velenoso. A riferirlo sarebbe stata la stessa vittima che si è rivolta a un desk di informazioni cercando assistenza medica perché diceva di provare forti dolori. Kim Jong-un è morto poco dopo durante il trasporto verso l’ospedale.
Kim Jong-nam, 45 anni, era il figlio primogenito del defunto dittatore nordcoreano, Kim Jong-il. Frutto dell’unione tra il dittatore e la sua prima concubina, l’attrice Song Hye-rim, era emigrato in Cina nel 1995 e da allora viveva tra Pechino e Macao. Dopo la rottura dei rapporti con l’attuale leader nordcoreano Kim Jong-un, è stato bersaglio di diversi tentativi di omicidio, di cui uno nel 2011 sfumato grazie al conflitto a fuoco tra la sua security e gli agenti del Nord precipitatisi a Macao, davanti a casa sua.
Questa volta, però, l’obiettivo è stato centrato. A poche ore dal lancio missilistico della Corea del Nord nel mare del Giappone, si sospetta che l’uccisione del fratellastro di Kim Jong-un sia parte di un piano accuratamente preparato e messo in atto dall’Ufficio generale di ricognizione, la famigerata intelligence di Pyongyang.
Intanto, i media giapponesi, citando fonti del governo di Tokyo, hanno diffuso la notizia della morte delle due sospette assassine, mentre il quotidiano cinese Oriental Daily afferma che una terza donna coninvolta nel caso, è stata arrestata. Avrebbe tra i 20 e i 30 anni e sarebbe stata individuata grazie alle telecamere di sicurezza dell’aeroporto di Kuala Lumpur. Le forze dell’ordine malesi avevano diffuso le registrazioni delle telecamere di sicurezza del Terminal 2 che mostravano una donna dai tratti asiatici e dalla carnagione bianca, capelli di lunghezza media, camicia bianca e gonna blu, immortalata prima di salire a bordo di un taxi. Secondo gli investigatori potrebbe essere una delle due omicide, forse agenti segreti.
Insomma, una vera e propria “spy story” che con il passare delle ore si infittisce sempre più. Ma ciò che sembra certo, secondo il governo sudcoreano, è il fatto che l’uccisione di Kim Jong-nam sarebbe l’ulteriore prova della natura “disumana e brutale” del regime di Pyongyang.