Udc. Casini rilancia il “Grande Centro”: “Sarà equidistante da Pd e Pdl”

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Udc. Casini rilancia il “Grande Centro”: “Sarà equidistante da Pd e Pdl”

13 Settembre 2009

"Accettare un’alleanza nazionale oggi significa renderci subalterni agli uni o agli altri. La nostra equidistanza è una condizione di forza non un tatticismo nè una furbizia. L’Udc non tentenna, adotta un’equidistanza strategica. Non siamo più la Dc, dobbiamo essere un partito nuovo". Pier Ferdinando Casini chiude con questo discorso gli stati generali del suo partito a Chianciano e rilancia il Grande Centro ribadendo la strategia annunciata più volte in vista delle regionali: "No ad alleanze nazionali con il Pd e il Pdl, sì ad intese a livello locale".

Il leader centrista non ha dubbi: "Il bipartitismo è morto e sepolto. C’è bisogno di un partito nuovo, una forza di centro è l’unica in grado di cambiare il futuro del paese. C’è bisogno di una grande rassemblement anche con associazioni e movimenti. Oggi ci si divide tra berlusconiani e anti berlusconiani, noi siamo per un partito completamente nuovo. Secondo voi – dice rivolto alla platea – perché Rutelli e Fini vengono qui e non da un l’altra parte? Perché qui c’è il terreno per far germogliare un nuovo grande partito e l’Udc sarà la forza trainante" di questo soggetto politico.

Casini ribadisce quindi l’importanza di alleanze locali ma avverte "siamo ad un bivio drammatico o stiamo con il partito degli assessori oppure guardiamo alla nostra prospettiva politica. Io dico basta al partito degli assessori perché non possiamo svendere l’anima per qualche posticino. I due milioni e mezzo di elettori che ci hanno votato non vogliono questo. No alle scorciatoie e alle convenienze di pochi".

"Noi rispettiamo il Pd – spiega Casini – perché è una forza di popolo ma mi cadono le braccia quando ancora oggi Franceschini si preoccupa del Grande Centro e dice che una coalizione deve essere basata sull’antiberlusconismo. Se questa è l’ipotesi di costruzione di un’alternativa, Berlusconi può dormire sonni tranquilli perchè l’alternativa non ci sarà mai". Il leader dell’Udc critica la linea del Pd e del suo segretario Dario Franceschini di fronte alla creazione di un grande rassemblemant di centro che superi i poli e non guardi più alla divisione tra "berlusconiani e anti berlusconiani". L’ex presidente della Camera è contrario a qualsiasi tipo di "santa alleanza" in vista delle regionali e sottolinea: "Il Pd a vocazione maggioritaria è finito. È stato un grande avversario di comodo di Berlusconi, ma ora Berlusconi di tutto ha paura tranne che dell’esito del congresso del Pd, perché non inciderà mai sull’egemonia politica dell’attuale premier".

Poco prima Casini aveva parlato del Pdl, bacchettando soprattutto la Lega e affermando che "ci deve essere qualcuno che dica alla Lega basta. Se non glielo dice Berlusconi, si può trovare in dieci minuti una maggioranza in Parlamento per porre fine ai diktat della Lega". Poi, Casini si è soffermato sulla questione del Pd con una battuta: "Ho scritto gli appunti del mio discorso e mi sono accorto che non c’era alcuna pagina sul Pd. Il mio portavoce Rao mi ha detto che devo dire qualcosa sul Partito democratico e io gli ho risposto: ‘Sì è vero me ne ero dimenticato’". Casini poi si sofferma sulle polemiche suscitate dalle dichiarazioni di Berlusconi sulla libertà di stampa: "La volgarità mediatica è figlia della crisi della politica. Parliamoci chiaro: De Mita lo sa ‘Repubblica’ è sempre stato un giornale che ha preso di mira il potere, soprattutto i grandi uomini della cosiddetta Prima Repubblica, ma sono andati avanti lo stesso e non è mai morto nessuno e hanno cercato in qualche modo di governare lo stesso. Eugenio Scalfari ha ancora paura del Grande Centro, ma una forza di questo tipo è forse l’unico elemento in condizioni di cambiare la politica italiana".