Ue: accordo su trattato dopo ok Italia su seggi

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Ue: accordo su trattato dopo ok Italia su seggi

19 Ottobre 2007

I leader dell’Unione europea hanno raggiunto nella notte al Consiglio di
Lisbona l’accordo sul nuovo trattato Ue, dopo aver superato lo scoglio italiano
sulla riforma dei seggi Ue e quello polacco sui diritti di voto.

L’Italia ottiene così, grazie alla mediazione della presidenza portoghese,
73 seggi a Strasburgo piuttosto che 72, recuperando la parità con la Gran
Bretagna. Alla Francia restano 74 seggi.

La soluzione è stata trovata lasciando il numero dei parlamentari europei a
750 escludendo dal computo il presidente, che non vota.

Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha detto che l’Italia
“saluta con soddisfazione” l’accordo sul Trattato e, riferendosi alla
questione dei seggi, ha commentato: “Abbiamo messo le cose a posto”.

Prodi ha spiegato che il “seggio in più all’Italia è il riconoscimento
del ruolo di collante in Europa svolto dall’Italia per lunghi anni”.

Dal 2014 inoltre, il principio della cittadinanza sarà adottato per le
assegnazioni dei seggi.

Il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, ha commentato: “Normalmente
non siamo pianta grane. Abbiamo posto un problema e un principio. L’Europa ne
ha preso atto e ha fatto uno sforzo”.

Il Parlamento di Strasburgo aveva votato la scorsa settimana la proposta di
una nuova ripartizione dei seggi che portava quelli italiani dagli attuali 78 a
72 e, soprattutto, rompeva la tradizionale equivalenza con quelli assegnati a
Francia e Gran Bretagna. Parigi perdeva 4 deputati, Londra 5 e Berlino 3.

L’obiettivo della riforma è di ridistribuire i seggi in vista della
riduzione del numero di parlamentari a 750 dagli attuali 785, a partire dalla
prossima legislatura nel 2009.

La nuova ripartizione è stata fatta in base al principio della residenza
nei vari Paesi e non della cittadinanza, principio contestato dall’Italia
perché non in linea con il trattato Ue.

“Voi tutti conoscete la posizione dell’Italia”, aveva detto
stamani il presidente del Consiglio, Romano Prodi, arrivando a Lisbona per
partecipare alla riunione del Pse convocata prima dell’inizio del vertice.

Ieri, alla vigilia del vertice, Prodi aveva ribadito il no dell’Italia alla
risoluzione votata in Parlamento, ma senza agitare l’ipotesi di porre il veto
sul Trattato stesso.

La redistribuzione, proposta dall’eurodeputato francese Alain Lamassoure e
dal collega rumeno Adrian Severin era stata approvata in seduta plenaria dal
parlamento di Strasburgo con 378 voti a favore, 154 contro e 109 astensioni.
Per il governo italiano il voto dimostra che manca nel Parlamento europeo una
visione condivisa sulla proposta.

NUOVO TRATTATO ACCONTENTA ANCHE POLONIA

Il via libera al Trattato, che sostituisce la defunta costituzione Ue e
supera le strutture istituzionali dei 27 paesi membri, è arrivato dopo aver
raggiunto anche un accordo con la Polonia che ha ottenuto di inserire un
riferimento alla dichiarazione sulla cosiddetta clausola di Ioannina, che
favorisce le minoranze di blocco nelle decisioni a maggioranza, consentendo in
sostanza un rinvio delle decisioni.

Il nuovo trattato dovrebbe essere sottoscritto a dicembre e pienamente
ratificato da tutti i Paesi entro il 2009. Contiene le riforme chiave della
costituzione rigettata dai referendum francese e olandese del 2005 scartando la
questione del nome, della bandiera e dell’inno.

In particolare il trattato prevede la istituzione di un capo per la
politica estera e un presidente Ue con un mandato, rinnovabile, di 2 anni-2
anni e mezzo.

Il nuovo testo consente di decidere su molti temi con voto a maggioranza,
come per la giustizia e gli affari interni. La politica estera, le questioni
fiscali, e le decisioni sul budget richiederanno ancora l’unanimità.

Su richiesta polacca, dal 2014 al 2017, ciascun Paese potrà chiedere di
tornare al vecchio sistema di voto all’unanimità.