Ue. Accordo vicino per la riforma delle telecomunicazioni

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Ue. Accordo vicino per la riforma delle telecomunicazioni

31 Marzo 2009

E’ arrivato il primo accordo Ue sul pacchetto di riforma delle Telecomunicazioni (Tlc) in Europa, che mira ad aumentare la concorrenza nel settore e ad abbassare i prezzi per i consumatori.

"Abbiamo una bozza di accordo concluso nella tarda notte di ieri" ha annunciato Martin Selmayer, portavoce del commissario Ue ai Media Viviane Reding, spiegando che il testo adesso sarà ratificato dalla Commissione europea e dal Consiglio dei ministri Ue competenti, mentre il voto dell’Europarlamento sul testo finale è atteso per maggio.

La riforma, che prevede la creazione di un Garante europeo di supervisione del settore, attribuisce maggiori poteri alle autorità nazionali, che potranno ricorrere alla separazione delle compagnie integrate, come ultima ratio in caso di problemi di concorrenza.

Resta chiaramante ancora qualche ostacolo da superare sulla marcia verso il varo del pacchetto di riforma del settore Tlc: la scorsa notte le tre istituzioni europee (Consiglio, Commissione e Parlamento) hanno raggiunto un accordo politico informale, ma diversi nodi devono ancora essere sciolti. Tra questi, le riserve di alcuni Paesi – tra cui pare ci siano anche Italia e Francia – nonchè le frizioni tra Parlamento e Stati membri su privacy e obbligatorietà delle nuove misure.

Domani la questione sarà nuovamente sul tavolo dei rappresentanti permanenti dei 27, alla ricerca di un’intesa completa e definitiva. Secondo la Commissione Ue, il compromesso raggiunto finora "ha consentito di superare i maggiori ostacoli della riforma", come l’aumento dei poteri di Bruxelles (a cui i 27 si opponevano) che con le nuove norme potrà prendere decisioni vincolanti.

Altra questione centrale è la costituzione di un organismo comunitario di controllo del settore, il Berec, che sostituirà l’attuale Organismo dei regolatori europei (Erg). La nuova Autorità, insieme alla Commissione Ue, potrà inviare delle raccomandazioni agli Stati membri che però non saranno legalmente vincolanti. La novità – spiegano fonti vicine al dossier – è che passati due anni dalla raccomandazione, nel caso in cui questa non sia stata rispettata, Bruxelles potrà prendere delle decisioni, stavolta dal valore vincolante.

In tal modo, spiegano fonti interne alla Commissione Ue, sarà praticamente impossibile per un’Autorità nazionale varare dei provvedimenti contrari alle regole e alle indicazioni dell’Ue. Ma sul via libero definitivo (sia dei 27 che dell’europarlamento) pesano ancora le riserve di diversi Paesi tra cui l’Italia.

Secondo alcune fonti, Roma sarebbe contraria  in particolare ad una decisione comune sull’assegnazione delle frequenze in eccesso dopo il passaggio dall’analogico al digitale. Vorrebbe invece che tale decisone fosse demandata unicamente agli Stati membri e non inserita nella riforma. La Francia premerebbe invece per inserire nel testo la possibilità di tagliare la connessione agli utenti che scaricano contenuti coperti da copyright, un emendamento a cui il Parlamento Ue si oppone con forza.

Per rispettare la tabella di marcia, e far entrare in vigore la riforma dal primo gennaio 2010, l’assemblea plenaria del Parlamento deve approvare il testo definitivo entro maggio. Le tre istituzioni Ue torneranno quindi a riunirsi, nei prossimi giorni, per trovare un accordo sui nodi ancora aperti come l’opting out: gli Stati membri vorrebbero la possibilità di chiamarsi fuori dalle disposizioni comuni, mentre il Parlamento preme per renderle vincolanti.

La strada appare ancora lunga, anche se notevoli progressi sono stati fatti. Di fronte ai dettagli si vedrà la vera unità d’intenti dell’assemblea.