Ue apre alla riforma: “Patto di stabilità troppo complicato”

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Ue apre alla riforma: “Patto di stabilità troppo complicato”

25 Aprile 2016

I Ventotto hanno iniziato a discutere di una semplificazione del Patto di Stabilità e di Crescita, per renderlo al tempo stesso più efficace e più trasparente. La decisione giunge mentre anche l’Italia ha suggerito nelle scorse settimane, raccogliendo consenso tra i partner, di rivedere alcuni dei parametri su cui si basa l’analisi delle finanze pubbliche. I ministri delle Finanze hanno discusso ad Amsterdam, dove si è svolta una riunione informale di due giorni dell’Ecofin, di una proposta olandese di semplificazione del Patto. Il ministro delle Finanze olandese Jeroen Dijsselbloem ha spiegato che vi è tra i ministri «una forte intesa» per migliorare «la prevedibilità e l’efficacia» di un trattato ritenuto ormai «complesso».

L’Italia comincia a vedere i primi risultati dell’azione condotta all’interno dell’Ecofin. Intanto, viene stoppata L’offensiva tedesca sul tetto ai titoli di Stato delle banche è stata fermata, per il momento. E sono passate, non solo l’idea di una revisione delle regole della sorveglianza dei conti pubblici, troppo complicate e anche  poco trasparenti, ma anche l’esplicita richiesta di Roma e di altri sette Paesi di rivedere le modalità di calcolo della crescita potenziale, o ‘output gap’, che potrebbe avere un beneficio immediato sui conti italiani. 

Il ministro Padoan, a proposito di flessibilità, ha voluto dichiarare: “Non ho nessuna ragione per ritenere che la flessibilità richiesta non sia concessa, il dialogo con la Commissione come al solito va molto bene”. Per spiegare, poi, che a metà maggio dovrebbe essere pronta la risposta sulla flessibilità e “fino ad adesso non abbiamo avuto sicuramente segnali contrari”.  Di certo, aiuta il fatto che la Commissione abbia da poco sdoganato la flessibilità per le spese antiterrorismo, e che l’Ecofin abbia rotto il tabù della revisione delle intricate regole della sorveglianza, legate a indicatori difficilmente controllabili dai ministri dell’economia e non sempre affidabili, come il deficit strutturale.

La Commissione, su mandato dei ministri, lavorerà a ridurre e semplificare gli indicatori su cui oggi si basa per decidere se un Paese rispetta o no il Patto di stabilità. Il vicepresidente della Commissione e responsabile dell’euro, Dombrovskis ha puntualizzato: “L’intenzione è di concentrarci più su ciò che è veramente nelle mani dei ministri dell’economia, cioè l’evoluzione della spesa primaria e le misure che creano ricavi.” 

Gli esperti di Bruxelles lavoreranno anche ad una nuova valutazione dell’output gap. Nell’immediato, verificheranno la fattibilità di quanto propongono i ministri di Italia ed altri sette Paesi, quindi portare da due a quattro anni l’orizzonte temporale per definire la crescita potenziale.

Padoan, in un secondo momento, ha sostenuto che “con il metodo attuale l’Italia è fortemente penalizzata, questo metodo crea disparità di trattamento e può innescare azioni da parte Ue non giustificate.Se venisse applicato un altro metodo di calcolo, l’Italia sarebbe in pieno equilibrio di bilancio”. E su questo punto, il presidente dell’Eurogruppo e dell’Ecofin, Jeroen Dijsselbloem, ha dato ragione all’Italia. Ma poi sta con la Germania quando si passa alla discussione sulla revisione del rischio dei titoli di Stato delle banche.  Per Padoan le priorità dell’Ue dovrebbero essere altre: schema di assicurazione sui depositi e ‘backstop’ pubblico per il fondo comune salva-banche.