Uffici postali dei piccoli centri nel mirino dei tagli, il Molise si mobilita

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Uffici postali dei piccoli centri nel mirino dei tagli, il Molise si mobilita

13 Luglio 2012

di A.L.

Sette uffici chiusi e 37 razionalizzati. Sono questi i numeri dei tagli adottati da Poste Italiane e varati nel Piano d’Intervento approvato a giugno. Provvedimento che ha scatenato polemiche e in alcuni casi vere e proprie rivolte. A dire addio alle filiali i piccoli centri interni e montani, quelli dove vivono per lo più anziani soli, impossibilitati a muoversi autonomamente. E sono stati proprio i pensionati di Castelromano, borgata a nord di Isernia, a farsi sentire maggiormente. Scesi in piazza in due occasioni hanno dichiarato che saranno pronti a chiudere i loro conti correnti. Ritirare i loro soldi, insomma, contro una decisione definita “assurda” per chi non può arrivare al centro della città per ritirare la pensione o per pagare le bollette. A loro si sono aggiunte le associazioni. Prima tra tutte Cittadinanza Attiva, che chiede alla società postale di modificare il documento in quanto si rischierebbero gravi ripercussioni per quanto riguarda il fenomeno dello spopolamento. La chiusura degli uffici postali, infatti, rappresenta l’ennesimo servizio eliminato in paesi che quotidianamente devono fare i conti con difficoltà di ogni genere e dove vivere ormai è diventato quasi impossibile.

Intanto, è già iniziato da qualche giorno lo sciopero delle prestazioni straordinarie del personale che sta creando ulteriori disagi agli utenti. “Il processo di razionalizzazione partito con la privatizzazione di Poste Italiane – fanno sapere i membri di Cittadinanza Attiva- ha già determinato in Molise una consistente riduzione del personale passato da 1.635 a circa 950 unità”. Poi la manovra di giugno ha fatto il resto. Con la delibera dell’Autorità di Garanzia, come detto, è stato approvato il Piano di Interventi per il 2012 che prevede la chiusura di 7 Uffici in Molise (Campomarino lido, Santo Stefano di Campobasso, Castellone di Bojano, Monteverde di Bojano, Castelromano di Isernia e Guasto) e la razionalizzazione di altri 37 uffici. Questi ultimi saranno aperti a giorni alterni. “Gli effetti di tali decisioni comporteranno ulteriori disagi per l’utenza, carichi di lavoro insopportabili – continuano dall’associazione – per il personale, metteranno a rischio immediato di più di 20 posti di lavoro e il diritto dei cittadini più anziani a poter usufruire del servizi postali allo sportello nel proprio comune, senza escludere ulteriori penalizzazioni che già si prefigurano con altre soppressioni, tagli di servizi e riduzione di personale”.

Motivo per cui  si è già mosso il Consiglio regionale che, in tempi non sospetti, ha accolto la sollecitazione delle organizzazioni sindacali e ha impegnato la giunta a farsi carico dell’ apertura di un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali dei lavoratori postali per recepire le diverse rivendicazioni e stabilire di concerto le azioni da intraprendere nei confronti del Ministero dello Sviluppo Economico e dei vertici di Poste Italiane.

La Regione, inoltre, secondo gli accordi presi con i sindacati dovrà far presente la problematica legata ai tagli in Molise anche al governo centrale. L’Anci, da parte sua, ha comunicato la sua contrarietà alle chiusure previste ed ha richiamato l’attenzione di Poste Italiane ad agire in collaborazione con i Comuni interessati.

Una vera e propria mobilitazione, dunque, contro dei tagli che il Molise non vuole accettare. Anche perché le specificità del territorio e della popolazione (con un’alta percentuale di anziani), a detta di chi protesta, imporrebbe delle scelte differenti da parte dei vertici di Poste Italiane. Oltretutto, ci si chiede il motivo di una manovra così gravosa quando l’azienda statale lo scorso anno ha chiuso con un bilancio in attivo. In periodo di crisi occorre essere cauti, ma questa volta si rischia di far scomparire interi paesi dove gli uffici postali sono un vero e proprio punto di riferimento. Gli sportelli rappresentano la sicurezza che, nonostante le mille difficoltà, in questi centri è ancora possibile vivere. Una certezza che si sta sgretolando giorno dopo giorno.