‘Ultima Chance’: una riforma liberale della nostra democrazia economica
05 Giugno 2012
Ci sono parole che hanno carattere di universalità. Sono così perché condensano millenni di studi, di riflessioni, di pensieri filosofici, di analisi socio-economiche, di contrasti e di passioni. Non c’è Costituzione nel mondo della società civile, antica o moderna, che non vi faccia riferimento. Sono come i pilastri portanti di una qualsiasi esperienza di relazioni tra gli uomini, come se contenessero l’insieme indissolubile di quei concetti più specifici quali la dignità, l’autonomia, il diritto, il dovere, la giustizia, il bisogno. Queste parole sono in particolare due: “Libertà e “Democrazia”.
Due sostantivi indissolubili, perché non c’è libertà senza democrazia, e non ci dovrebbe essere democrazia senza libertà. Anche se quest’ultimo concetto è ripetutamente violato da chi si approccia a queste questioni con taglio ideologico.
E diventa, così, ancora più interessante leggere il libro dell’economista barese Canio Trione “Ultima Chance”, Edizioni Nuova Cultura. “Senza la crescita diffusa – ammonisce l’autore – e la relativa democrazia in economia, non avremo democrazia in politica. E senza democrazia tutto il sistema che chiamiamo Occidentale finisce per lasciare il posto a qualcosa d’altro, di oscuro e terribile, al cui confronto l’attuale Grande Crisi è solo la porta di entrata”.
Non esiste un modello di sviluppo democratico che prescinda dalle regole fondamentali della libertà in economia. Le politiche del ventesimo secolo, dalla Rivoluzione di Russia alla caduta del Muro di Berlino, con i più diversi tentativi di regimi dirigisti, corporativi, collettivisti, autoritari, autarchici, fondamentalisti, popolari, militari, nazionalisti, ovvero populisti, dovrebbero riportarci tutte a questa inequivocabile conclusione. Non esiste, del resto, un altro sistema, per lo sviluppo articolato e libero di una società moderna, che prescinda dalla facoltà dell’uomo di agire, di pensare, di intraprendere. E tutto questo ha un nome preciso: Libertà.
Se mancasse una sola di queste facoltà, la democrazia diventerebbe come una palestra in cui si fa uso di anabolizzanti, e non un luogo in cui l’uomo mantiene in forma il suo stato fisico e sociale e in cui rafforza la sua condizione di vita futura. Tutti i tentativi del passato di porre freno alla libera iniziativa si sono rivelati fallimentari: dal capitalismo di stato, all’assistenzialismo; dai sistemi con i troppi obblighi burocratici, a quelli con la insopportabile vessazione fiscale. Tutti hanno prodotto lutti, sacrifici, perdite, conflitti, fame, disagi, sofferenze.
Nella società libera tutto dovrebbe essere consentito, tranne ciò che è espressamente vietato. Non sempre, invece, è così. Spesso si ha come l’impressione che ci sia un principio inverso, per cui niente è veramente consentito se non ciò che è espressamente stabilito. Ma questo principio, di stampo proibizionista, non è altro che la negazione stessa della libertà. Tanto più che, su ciò che è espressamente consentito, c’è sempre un onere da sopportare: non è mai una libertà, ma un prezzo da pagare per poter agire, per poter competere e, come per una beffarda e perversa somma di autolesionismo, per poter creare ricchezza.
Occorre un cambio di direzione della politica economica, sostiene Canio Trione nel suo saggio. Occorre liberare risorse da destinare alla crescita. Occorre limitare la sottrazione dei redditi ai cittadini liberi, prelievo che lo Stato utilizza per finanziare la spesa pubblica, per coprire i costi della politica, spesso proprio quelli della falsa espressione di democrazia. Occorre limitare i prelievi destinati ai consumi delle famiglie e utilizzati, oltre che per ciò che si è già detto, per spesare il peso della burocrazia, quella fine a se stessa e collegata alla rete di apparati che sono preposti, più che altro, a limitare la libertà di tutti.