Ultimi sviluppi al Senato

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Ultimi sviluppi al Senato

27 Marzo 2007

Era l’unica
condizione posta. E non è stata assolta. Da giorni l’Udc aveva deciso di
sommare i propri voti a quelli della maggioranza per far passare, senza patemi,
il decreto di rifinanziamento delle missioni internazionali. In cambio, i
centristi chiedevano poco: l’approvazione di un ordine del giorno. Un atto non
cogente, cioè privo di effetti giuridici, ma che avrebbe genericamente
impegnato il governo a garantire più sicurezza ai soldati italiani d’istanza in
Afghanistan. Peccato che i senatori Udc non abbiano fatto i conti con i crismi
del regolamento di Palazzo Madama. Regole ferree, che impongono precisi termini
alla presentazione di ordini del giorno ed emendamenti.

Risultato: stamani
il capogruppo dei democratici cristiani ha scoperto dal presidente del Senato
Franco Marini che gli uffici del palazzo non potevano accettare in deposito il
prezioso documento centrista, passepartout per sì dei senatori di Casini al
decreto del governo.

Niente odg,
niente voto favorevole? L’equazione in Via dei due Macelli non è così diretta.
Fonti Udc fanno sapere che “il rigetto del documento è uno spiacevole
inconveniente, ma che il senso di responsabilità verso i soldati italiani
rimante intatto”. Tradotto: i senatori centristi soccorreranno ugualmente la
maggioranza.

A metà
giornata, però, il caso si tinge di giallo. A Palazzo Madama è in programma la
conferenza dei capigruppo per decidere il programma dei lavori della settimana.
Marini ripropone il tema dell’ordine del giorno centrista. Può fare uno strappo
alla regola, accogliendolo oltre la scadenza dei termini, ma vuole la
condivisione unanime di tutti i capigruppo. Forza Italia, An e Lega si
oppongono, invitando l’Udc a votare un documento comune di tutta l’opposizione.
“Esiste un regolamento. E non vedo perché dobbiamo legittimare degli strappi”,
spiega il presidente dei senatori leghisti Roberto Castelli  al termine della capigruppo. Esce poi Renato
Schifani, capogruppo azzurro. E rivela: “avevo parlato con D’Onofrio alcuni
giorni fa. Mi aveva detto che non c’era alcun ordine del giorno. Avrebbero
votato il decreto comunque, perché la loro era una posizione politica”. Il
mistero si infittisce. Esiste o no questo documento? Altero Matteoli,
presidente dei senatori di An, si preoccupa di altro. Cioè di non lasciare
l’Udc nelle braccia della maggioranza: “anche se i centristi votano con il
governo non è che sono diventati alleati di Prodi”. Sarà. D’Onofrio però
interpreta il parere negativo degli (ex) alleati come un gesto ostile. E si
intigna. Esce dalla conferenza dei capigruppo scuro in volto. Spiega che non
gli interessa un documento comune con il centrodestra. Accusa gli alleati di
“poca intelligenza politica” e annuncia che il governo darà lo stesso il
proprio parere sull’ordine del giorno centrista. Anche se non l’hanno
presentato.